La Stampa, 19 febbraio 2019
È un pipistrello della Liberia il grande untore delle epidemie di Ebola
Il grande pipistrello «dalle lunghe dita» potrebbe essere la fonte dell’epidemia di Ebola dell’Africa occidentale, la più estesa e letale della storia.
È infatti in un pipistrello, catturato nella bocca di una miniera della Liberia, che è stato ritrovato un quinto del genoma dell’Ebola. Secondo gli scienziati, questo ritrovamento potrebbe spiegare l’origine della devastante epidemia che tra il 2013 e il 2016 ha causato la morte di oltre 11mila persone in Africa Occidentale.
L’epidemia di «Ebola Zaire» è stata anomala e misteriosa per diverse ragioni. La prima è geografica: le epidemie di Ebola nel passato avevano colpito soltanto Paesi dell’Africa Centrale o del Sudan, mentre le nazioni dell’Africa Occidentale non erano state coinvolte. La seconda ragione è che il virus non era mai stato trovato nella regione, lasciando l’origine del contagio in un’ombra di mistero. Il ritrovamento del genoma di Ebola nel pipistrello rappresenta per questo motivo un passo avanti nella ricostruzione dell’origine dell’epidemia.
L’ipotesi è che il pipistrello della miniera liberiana contenesse tracce del virus perché fosse stato precedentemente infettato dall’Ebola stesso. Sebbene sia prematuro giungere alla conclusione che il virus trasportato dall’animale sia dello stesso ceppo di quello dell’epidemia di «Ebola Zaire», gli epidemiologi veterinari del Robert Koch Institute di Berlino la considerano «una nuova pista, che dovrebbe essere seguita in modo approfondito». La scoperta realizzata grazie al progetto internazionale «Predict» getta così una nuova luce sulla storia naturale del virus che ha confuso gli scienziati per decenni e potrebbe aiutare a capire meglio l’origine della malattia letale.
Secondo John Epstein, epidemiologo veterinario membro del «Predict Consortium», che ha realizzato la scoperta, «questa è davvero la prima evidenza di un pipistrello che trasporta il virus “Ebola Zaire” nella regione e questo ci permette di osservare più da vicino e di cercare di capire da dove venga questo virus». La scoperta del gruppo è allineata con quello che secondo il «Cdc», il «Center for Disease Control» degli Stati Uniti, è la più probabile causa delle epidemie di Ebola nell’uomo: proprio i pipistrelli.
Secondo gli specialisti del «Cdc», sebbene tuttora l’origine del virus Ebola non sia chiarita, sulla base della natura di virus simili si crede che questo sia di origine animale e che i pipistrelli rappresentino la fonte di diffusione più probabile. Questi mammiferi, infatti, possono i trasmettere il microrganismo ad altri animali, come scimmie e cavalli, e poi agli esseri umani attraverso un fenomeno che gli esperti definiscono «spillover». Lo «spillover» è il passaggio di un virus tra le diverse specie ed è un evento più comune di quanto si pensi.
È accertato che più di due terzi dei virus umani siano zoonotici, vale a dire che provengano da animali, tra i quali anche la rabbia, l’antrace, la toxoplasmosi e la temuta Sars. Il contagio da pipistrelli, in particolare, potrebbe essere mediato attraverso il consumo delle carni degli animali infetti, ma l’ipotesi rimane ancora un punto interrogativo nella storia di questo virus letale che ha terrorizzato il mondo nel 2014 e che potrebbe ritornare, d’improvviso, sulla scena globale.