La Stampa, 19 febbraio 2019
L’albergo vintage che fa rivivere il Jfk
Non a caso è stata scelta la data del 14 febbraio, San Valentino, per dare il via alle prenotazioni alla «new entry» dell’aeroporto John F. Kennedy di New York. Non potrà infatti che essere amore a prima vista quello tra gli appassionati della Grande Mela, magari col debole per il vintage, e il nuovo albergo Twa, il boutique hotel destinato a riportare in vita Trans World Airlines. E lo farà proprio laddove la storica compagnia di bandiera cessò di operare nel 2001, ovvero in quel terminal 5 dello scalo internazionale che oggi ospita la flotta Jet Blue, la «low cost» a stelle e strisce che ha visto la luce proprio mentre si spegnevano le insegne di Twa. Dal 14 febbraio, quindi, è possibile prenotare per trascorrervi una o due notti a partire dal 15 maggio prossimo e a tariffe che partono da 249 dollari.
Non si tratta solo di garantirsi una sistemazione comoda in vista di arrivi o partenze da New York, quanto piuttosto l’opportunità di vivere un’esperienza, un viaggio nel tempo, visto che Twa, come in precedenza PanAm, è un’icona del volo di linea degli Stati Uniti. L’albergo rende omaggio allo stile architettonico di quello che era il terminal originale pensato nel 1962 dall’architetto Eero Saarinen. A realizzarlo è stato un consorzio costituito da Lubrano Ciavarra, Beyer Blinder Belle e Stonehill Taylor, ispirandosi alla concezione romantica di quegli anni in cui il trasporto aereo era vissuto come una novità quasi pionieristica. Alcuni elementi sono stati mantenuti, come le poltrone della sala d’attesa collocati nella lobby e nella zona eventi. Il sottofondo musicale è appannaggio di Frank Sinatra, Beatles, The 5th Dimension, Dusty Springfield, Rosemary Clooney, e Dean Marin, mentre per accedere alle camere occorre attraversare condotte aeree che ricordano l’epopea della conquista dello spazio.
Champagne e Martini
Nel frigo bar svettano bottiglie di Moët & Chandon Imperial Brut Champagne, Hennessy Privilège Cognac, e si trovano tutti gli ingredienti per il Martini 007 Belvedere (per capirci quello di James Bond). È possibile fare chiamate illimitate ma esclusivamente da telefono fisso, con filo e disco numerica. Vintage quindi, ma combinato a confort e modernità per i 1.600 ospiti (capienza massima) che possono usufruire di palestra, lezioni di yoga e di spinning, oltre ad avere a disposizione otto bar e sei ristoranti tra cui il Paris Café del chef Jean-Georges Vongerichten. Non poteva mancare un piccolo ed esclusivo centro commerciale, un caffè letterario e la futuristica sala aperitivi realizzata in un quadrimotore L-1649A di Lockheed Constellation.
C’è infine il museo Twa che racconta i tratti salienti della compagnia, dalle uniformi ai set da viaggio della metà del Novecento. «Riportare in vita l’hotel Twa è stato un lavoro fatto soprattutto con amore», chiosa Tyler Morse, amministratore delegato di Mcr and Morse Development, società che ha sviluppato il progetto. «Non vediamo l’ora che si riaccendano le luci in questo posto rimasto al buio dal 2001». Così come i riflettori si sono accesi in tanti angoli di New York riportati alla luce negli ultimi anni, tanto da mutare il genoma della città a partire proprio da quel drammatico settembre.