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 2019  febbraio 19 Martedì calendario

Berlino, trent’anni dal Muro. È difficile ricordare. Quasi tutto è stato demolito

Per un’intera settimana, la Jubiläumwoche, dal 4 al 10 novembre, Berlino festeggerà i trent’anni della caduta del Muro, che divise la metropoli per 28 anni. Per ricordare il suo percorso irregolare, spesso assurdo, è stata posta una striscia in sampietrini rossastri, l’unico colore possibile secondo il codice della strada, ma non ci si ricordava più esattamente dove porli, e si dovè ricorrere alle precise foto dei satelliti. La memoria sembra svanire ma la cicatrice resta, seppure invisibile. Cinque anni fa, per celebrare il quarto di secolo, lungo il muro scomparso furono lanciati 8 mila palloncini luminosi, una barriera di luce. Un bell’effetto simbolico, ma il prossimo novembre l’intera città si trasformerà in una sorta di museo e nei punti storici i berlinesi e i turisti potranno rivivere quel periodo.«Si guarda ancora con occhi diversi, da Est e da Ovest, a quell’anno che portò alla fine della Ddr», ha spiegato Tom Sello, il responsabile per lo studio della dittatura rossa. «Nei luoghi dove si svolsero fatti decisivi si racconterà e si spiegherà quanto avvenne». Alla Alexanderplatz, alla Porta di Brandeburgo, alla Potsdamerplaz, sotto le mura del Reichstag sfiorato dalla barriera di cemento. Per le celebrazioni, il municipio ha stanziato 10 milioni di euro. Come era prevedibile non è stato possibile riunire urbanisticamente le due parti della città che per mezzo secolo erano cresciute separate, ancor prima che nell’agosto del 1961 si cominciasse a erigere il muro di cemento. Un monumento del ventesimo secolo, non solo tedesco, ma che sparì con fretta eccessiva, distrutto dai bulldozer, e dai cacciatori di souvenir. Era cemento di cattiva qualità, e il tempo ha fatto il resto. Oggi sopravvive per pochi metri intorno al Martin Gropius Bau, il museo, e per un chilometro e mezzo, all’Est, grazie ai murales dipinti da artisti di tutto il mondo, la Ostside Gallery, che non si è avuto il coraggio di abbattere. In realtà non era il vero muro tra le due Berlino, ma una prima barriera, nel settore orientale, prima di un terreno seminato di mine, sorvegliato da cani lupo, e diviso da filo spinato, fino alla Sprea, che si sarebbe dovuta superare a nuoto.
Nulla è come allora. La Potsdamerplatz era una distesa di sabbia, e di fango in inverno. Oggi vi sorgono i mini grattacieli di Renzo Piano, e vi si svolge la Berlinale, il Festival del cinema. Doveva diventare il cuore della nuova Berlino, ma attira solo i turisti, stranieri e tedeschi della provincia. Berlino continua a avere due cuori. «La riunificazione ha avuto anche dei perdenti», ha dichiarato Sabine Bangen, responsabile culturale dei Verdi, «e il passato va ancora elaborato». «Quando i miei nipoti mi chiederanno che cos’era la Ddr, risponderò: una nota a pie’ di pagina in un libro di storia», mi disse Lothar de Maiziére, l’ultimo premier nei pochi mesi tra la caduta del Muro, la sera del 9 novembre del 1989 e la riunificazione nell’ottobre del 1990. De Maiziére non era comunista, apparteneva al Partito cristianodemocratico orientale, tollerato per dare un alibi alla dittatura. Non si poteva cancellare mezzo secolo di storia, la società in cui vissero 17 milioni di «altri» tedeschi. A lungo, chi ha cercato di ricordare è stato accusato di essere un nostalgico rosso, compromesso con il regime. Ma la storia non si cancella con le ruspe.
Il Palast der Republik, simbolo della dittatura, ma amato dai tedeschi orientali, è stato raso al suolo con la scusa che fosse inquinato dall’amianto, e al suo posto hanno ricostruito il castello dell’ultimo Kaiser, ma è un falso. Come falso è il Checkpoint Charlie, unico passaggio del muro riservato agli stranieri, rifatto alla meglio per i turisti. Ora si vuole ricostruire il Palast, almeno simbolicamente per pochi giorni, come ha progettato Thomas Oberender, l’intendente dei Berliner Festspiele, il festival annuale di musica, danza, teatro che ha la sua sede principale in un teatro, all’Ovest. Fu costruito nel 1963 e effettivamente ricorda sia pure alla lontana il Palast, inaugurato nel 1976. Dall’8 al 10 marzo verrà ricoperto con un velo dorato, per ricordare il Palast, una specie di maquillage ci si potrà illudere di far rivivere il passato.