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 2019  febbraio 19 Martedì calendario

Biografia di Ivana Trump

Ivana Trump (Ivana Marie Zelníčková), nata a Zlín (all’epoca in Cecoslovacchia, oggi in Repubblica Ceca) il 20 febbraio 1949 (70 anni). Prima moglie di Donald Trump (1977-1992). Imprenditrice. Ex modella. «Quello che non luccica non fa per me» • «Come quasi tutte le ragazze dell’Est, Ivana è cresciuta nel sogno di poter attraversare la “cortina di ferro”, fuggire in Occidente e costruire lì la sua vita. Ci riescono in poche fortunate. Lei è tra queste, grazie alla bellezza e allo sport, incoraggiata dai genitori, l’architetto ceco Miloš Zelnícek e la slovacca Marie Francová, che preferiscono averla lontana, piuttosto che nella miseria del comunismo. Frequenta l’Università Carolina di Praga, dove consegue una laurea breve in Educazione fisica e nel 1972 entra come riserva nella squadra nazionale di sci: le sue discipline sono la discesa libera e lo slalom gigante. È una discreta atleta, ma non di primo piano: il suo allenatore la ricorda come persona “molto determinata, ma che vedeva nello sport il modo per poter andare via”. Per poter vivere stabilmente in Occidente deve ricorrere all’altra sua facoltà, la bellezza. Nel 1971 riesce a farsi sposare da uno sciatore austriaco, Alfred Winklmayr; in questo modo ottiene il doppio passaporto e il permesso di espatriare. Questi matrimoni di comodo, all’epoca, sono piuttosto frequenti. Nel 1973 Ivana si separa e raggiunge in Canada un amico d’infanzia, forse il ragazzo che amava da tempo, George Syrovatka, anche lui ex sciatore, che era riuscito ad aprire un negozio di articoli per la montagna a Montréal. L’arrivo nella città canadese è la tanto agognata svolta: Ivana comincia a lavorare come modella per una ditta locale di pellicce e nello stesso tempo frequenta corsi serali per imparare l’inglese. Non ha un lavoro stabile, ma riesce a mantenersi attraverso contratti da indossatrice. A New York, la città dei suoi sogni, arriva per caso, perché viene inclusa in un gruppo di ragazze ingaggiate per promuovere nella Grande Mela le Olimpiadi canadesi del 1976. L’incontro con Donald avviene in occasione di una festa che il banchiere Jerry Goldsmith, amico del giovane Trump, organizza al Le Club. […] “C’erano tantissime belle ragazze quella sera”, racconterà il banchiere, ma “Trump si soffermò subito su quella cecoslovacca”. All’epoca Ivana è davvero bella: ha fisico atletico, gambe lunghe, pelle bianca; è sempre sorridente, anche se impacciata. Forse non troppo raffinata nei tratti e nel vestire. Un po’ come accade a tutte le donne fuoriuscite dall’Est comunista, anche lei, dopo tanta miseria, eccede nell’abbigliamento e nei monili. Viene invitata a un tavolo riservato, dove siedono i ricchi rampolli frequentatori del locale, e la mattina dopo Donald le recapita dodici rose all’Hotel Americana, un piccolo albergo di classe media dove la ragazza soggiorna insieme alle colleghe. Dopo una settimana, il giovane Trump è a Montréal, dove è in programma una sfilata di moda a cui partecipa Ivana; lui, sempre restio a viaggiare e pieno di impegni a New York, si trattiene tre giorni. La loro storia decolla: è un colpo di fulmine, perché dopo qualche settimana la ragazza si trasferisce nella Grande Mela, e non farà più ritorno in Canada. In teoria, quando comincia a frequentare il facoltoso imprenditore americano, Ivana è ancora legata a George Syrovatka, ma ci mette un attimo, a capire che le è capitata l’occasione della vita. Da qualche tempo Donald si è trasferito in un lussuoso appartamento sulla Fifth Avenue, e la porta a vivere con sé. La decisione di sposarsi matura in pochi mesi. Lui è entusiasta di Ivana, la introduce come se fosse una star nei suoi ambienti newyorkesi. Lei lo ripaga, lo compiace, lo esalta, giunge a sostenere una grande bugia, ossia che Donald, oltre a essere un eccellente uomo di affari, è anche un grande sportivo» (Gennaro Sangiuliano). Le nozze tra i due si celebrarono il 7 aprile 1977, a Manhattan. «A quel matrimonio sono presenti alcune autorità dello Stato, il governatore Hugh Leo Carey, esponenti del Partito democratico, soprattutto dell’area di Brooklyn, consiglieri comunali e un buon numero di professionisti, avvocati e medici. […] Nei primi anni di matrimonio, la coppia è molto salda. Il 21 dicembre del 1977 nasce Donald John Jr., oggi vicepresidente della Trump Organization. La sua data di nascita rivela che la futura signora Trump era già incinta al momento delle nozze. Ivana, carattere ambizioso che a tratti sconfina nell’arroganza, non si accontenta del ruolo di moglie e madre: chiede al marito di poter collaborare con lui nelle sue molteplici attività economiche. Donald parzialmente l’accontenta. Ivana si presenta spesso in tacchi e pelliccia sui cantieri, fa continue domande, pretende di dare ordini a esperti capomastri, creando non pochi problemi. Molte delle sue osservazioni sono improprie, ma nessuno ha il coraggio di replicare. Tuttavia, sa anche intuire ciò che non va in determinate situazioni e riferire al marito: le sue “ispezioni”, tutto sommato, possono tornare utili. Donald la utilizza machiavellicamente, perché interviene a mettere pace tra lei e i suoi collaboratori, assumendo un ruolo super partes, ed evitando che alcuni suoi manager assumano troppo potere. Nell’aprile 1978, a un anno di distanza dal matrimonio, la famigerata polizia segreta comunista del regime cecoslovacco, la Státní Bezpečnost, apre un primo fascicolo su Ivana, moglie di “D. Trump, facoltoso imprenditore americano”, che viene consegnato alla divisione Esteri dello spionaggio. Ivana diventerà cittadina americana solo nel 1988» (Sangiuliano). La crisi matrimoniale deflagrò clamorosamente all’inizio degli anni Novanta. «“Tu, cagna! Devi lasciare stare mio marito”, urla Ivana. La signora Trump si alza dal tavolo dove è a pranzo con il marito Donald e si avvicina, con aria minacciosa, a un tavolo vicino, al quale è seduto un gruppo di giovani, tra cui la donna a cui è rivolta la frase. Bonnie è uno dei ristoranti più in vista di Aspen, la località turistica del Colorado, luogo di punta per le vacanze invernali di vip e miliardari. È il 29 dicembre 1990, e tutta la New York che conta si è trasferita lì per festeggiare il capodanno. Le piste da sci sono affollate, così come i ristoranti. La prima reazione della giovane donna seduta al tavolo è di stupore. Ma, quando Ivana le urla di nuovo quella frase, “cagna, devi finirla”, scatta in piedi e inizia una colluttazione. Le due si strattonano, forse partono anche dei calci, i camerieri intervengono a separarle. Ivana tira a sé anche la tovaglia di uno dei tavoli, facendo volare piatti e bicchieri. Sono entrambe alte, bionde, si somigliano vagamente, anche se i lineamenti della donna aggredita sono più gentili. Soprattutto, è molto più giovane. La ragazza si chiama Marla Ann Maples, ha ventisette anni, è nata nel 1963 a Dalton, in Georgia, Stato del Sud. Asciutta, slanciata, è già stata reginetta di bellezza in vari concorsi locali. Figlia di una casalinga e di un imprenditore, Stanley Edward Maples, dopo la scuola si è trasferita a New York per tentare la carriera di modella e attrice. La “pesca della Georgia”, come la cominciano a chiamare i giornali, mutuando il soprannome che si è guadagnata nei beauty contests, ha conosciuto Donald Trump un anno prima, nel 1989, e poco dopo è iniziata una relazione, all’inizio segreta, poi diventata di dominio pubblico, o quasi, da quando lui ha cominciato a farsi accompagnare ad Atlantic City agli eventi nei suoi casinò. Quel giorno, nel ristorante Bonnie, Marla e Ivana indossano la stessa elegante e costosa tuta da sci. È un caso oppure Donald, con un gaffe clamorosa, ha fatto il medesimo regalo a entrambe? Nel locale, a quell’ora, ci sono tante persone in vista dell’alta società newyorkese: quel litigio così plateale desta attenzione, in alcuni casi diverte. Lo scontro rischia di riaccendersi all’esterno, quando Ivana tenta una nuova carica. Alcuni dei turisti presenti ad Aspen riferiranno che in seguito Ivana – ex campionessa di sci – avesse anche cercato di raggiungere la rivale sulle piste. Ma questo episodio fa parte della mitologia fiorita nelle ore successive. Per i giornali, inutile sottolinearlo, questa storia è davvero succosa. […] Il primo a parlarne è un foglio locale, l’Aspen Sojourner, ma la notizia corre e via telefono qualcuno avverte il New York Post, che il giorno dopo sbatte tutto in prima pagina. Negli articoli interni si riporta una frase che Donald avrebbe riferito ad alcuni amici: “Marla, a letto, fa faville!”. Nei primi anni Novanta, […] la crisi con Ivana, che presto sfocerà in una combattuta separazione, la relazione con Marla Ann Maples, la rivalità a colpi di velenose dichiarazioni tra le due donne, diventano uno degli appuntamenti fissi del gossip americano, e i giornali – non solo quelli scandalistici – ci imbastiscono pagine e pagine. […] Il New York Post apre addirittura una Trump-Hotline: “I newyorkesi dicano con chi stanno: se con Donald o Ivana”, scrive il giornale. Nei quotidiani spuntano i “trumpologi”, i cronisti che si dedicano esclusivamente a raccontare la “guerra dei Trump”. La crisi matrimoniale appassiona i lettori non solo per i pruriginosi risvolti sentimentali, ma anche per le vaste implicazioni economiche. Gli avvocati di Donald tirano in ballo l’accordo prematrimoniale, in base al quale devono essere concessi a Ivana una villa regale in Connecticut, venticinque milioni di dollari e la custodia dei figli. Ma la donna si arma di una squadra di avvocati d’assalto e definisce “briciole” superate i termini di quel patto. I suoi legali formulano una controproposta con la quale chiedono centocinquanta milioni di dollari e, nientedimeno, la proprietà dell’Hotel Plaza. Del resto, un amico della coppia, intervistato dai giornali, dichiara: “A Ivana i venticinque milioni dell’accordo prematrimoniale non bastano neanche per il parrucchiere”. Dal matrimonio sono nati tre figli, Donald Jr., Ivanka Marie (nel 1981) ed Eric Frederick (nel 1984). Quando scoppia la guerra tra i genitori, i figli, ancora molto piccoli, restano con Ivana, ma la stravagante madre non sembra appassionarli: soprattutto la piccola Ivanka è attratta dal padre, col quale ama trascorrere molto tempo. […] Alla fine, la lunga battaglia per definire i termini economici del divorzio con Ivana, fatta più di minacce verbali che di atti ufficiali in tribunale, si chiude con un accordo extragiudiziale. Trump accetta di pagare quattordici milioni di dollari in contanti (all’incirca quattordici milioni di euro), che negli anni Ottanta sono una bella cifra, più due residenze, la villa di quarantacinque stanze in Connecticut e un appartamento nella Trump Tower di cinquanta stanze su tre livelli. I due immobili hanno un valore di almeno altri quindici milioni di dollari. Inoltre, Donald le versa 650.000 dollari l’anno per il mantenimento dei figli, che però negli anni successivi, già in età adolescenziale, sceglieranno di vivere prevalentemente con il padre» (Sangiuliano). Dopo il divorzio da Trump, mantenendo ostinatamente – nonostante lunghe dispute legali – il cognome dell’ex marito, la donna si cimentò in una serie di iniziative più o meno redditizie: il lancio di una linea di abbigliamento, bigiotteria e prodotti di bellezza venduta tramite canali televisivi, la pubblicazione di qualche libro (due romanzi, un testo di “auto-aiuto” e, nel 2017, la sua autobiografia di madre, Raising Trump), un cameo nel film del 1996 Il club delle prime mogli (di cui si ricorda la battuta che è considerata il suo motto: «Donne, dovete essere forti e indipendenti. E ricordate: non prendetevela, prendetegli tutto»), la partecipazione a vari programmi televisivi (tra i quali il reality show britannico Celebrity Big Brother, di cui è stata concorrente, attestandosi settima) e, da ultimo, la promozione negli Stati Uniti della «Italiano Diet» di Gianluca Mech, regime dietetico chetogenico a base di decotti di erbe propagandato come rimedio all’obesità. Ma a occuparsi di lei furono principalmente le cronache rosa: già nel 1995 si sposò infatti in terze nozze con l’imprenditore italiano Riccardo Mazzucchelli, dal quale divorziò però polemicamente due anni dopo, iniziando una relazione con il conte Roffredo Gaetani Locatelli, troncata dalla morte di lui in un incidente automobilistico nel dicembre 2005; nel 2008 giunsero le quarte nozze, con l’accompagnatore ed ex modello Rossano Rubicondi (classe 1972), concluse però già nel 2009; negli ultimi anni è risultata a lungo sentimentalmente legata all’immobiliarista Marcantonio Rota, anch’egli notevolmente più giovane di lei. In quanto alla sua vita sociale, ancor oggi «Ivana Trump non ha cambiato le sue abitudini: “Quattro mesi a Saint-Tropez, come faccio da anni. Mi sveglio presto al mattino, nuoto, poi parrucchiere e gli amici di sempre. Cerco sempre di andare a letto prima dell’una. Dopo quell’ora, la gente comincia a bere: preferisco evitare”, dice. […] Trascorre il resto del tempo fra Palm Beach, Gstaad e New York» (Carla Bardelli) • Da tempo riconciliatasi con Donald Trump, l’ha sostenuto durante la campagna presidenziale, e ne difende tuttora l’operato. «Trump prenderà le decisioni che nessun presidente è mai stato capace di prendere, e cambierà la situazione dell’immigrazione. Non vogliamo fare come la Merkel, che sta rovinando l’Europa, con 10 milioni di immigrati che violentano le donne, si uccidono fra di loro e non hanno niente da mangiare. […] Il mio ex marito ha ragione quando dice che chi arriva da noi deve pagare le tasse e parlare inglese, per poter tagliare l’erba del mio giardino, pulire la piscina e passare l’aspirapolvere sul tappeto: tutte cose che gli americani non vogliono più fare. […] Donald ama le donne e ha sempre dato loro le stesse opportunità. Dopo il nostro matrimonio, mi ha immediatamente fatto spazio all’interno del suo impero. […] Ogni giorno, perfino incinta, prendevo aerei privati per andare a dirigere hotel e casinò, ad Atlantic City e in varie altre città americane. Donald semplicemente non è femminista, come del resto quasi tutti gli uomini: questa è la verità». «Con Donald ci sentiamo una volta al mese: si immagina quanto è impegnato. Sta facendo un gran lavoro. […] Sta gestendo il Paese come una delle sue imprese. Era quello di cui l’America aveva bisogno. […] Era assolutamente un buon marito. Molto impegnato, ma anche io lo ero. E nel mentre abbiamo cresciuto tre figli meravigliosi. Donald è stato leale e un grande lavoratore: non fumava, non beveva e non si drogava di certo» (a Chiara Maffioletti). Nel 2018 la Trump ha inoltre dichiarato di aver rifiutato un incarico che lei stessa aveva però pubblicamente sollecitato all’ex marito: «Mi è stato offerto di diventare ambasciatrice americana in Repubblica Ceca: ho rifiutato perché è un lavoro a tempo pieno, e avrei dovuto dire arrivederci a New York, alla Florida e a Saint-Tropez» • Nell’ottobre 2017, durante un’intervista televisiva ad Abc News, ha sostenuto con un gioco di parole di essere «la prima signora Trump, quindi la first lady», suscitando la piccata reazione dell’attuale consorte del presidente statunitense, Melania Trump, che con un comunicato ufficiale ha precisato di essere l’unica vera first lady • «È tutto merito mio se i miei ragazzi sono diventati pedine indispensabili alla gestione dell’impero Trump e della campagna presidenziale”, dice con orgoglio. “Li ho allevati con pugno di ferro e guanto di velluto, obbligandoli ad avere ottimi risultati negli studi. Ma nelle vacanze estive hanno sempre avuto diritto a due mesi in barca, nei mari più belli del mondo. Seguiti da un mese di duro lavoro, a tagliare l’erba nei campi da golf, dalle 9 di mattina alle 7 di sera. Non li ho mai viziati e ho insegnato loro il valore del denaro, perché capissero che i soldi non crescono sugli alberi. E per loro c’è sempre stato un solo chef in cucina: la mamma». «Ormai ho tanti nipoti, però […] nessuno mi può chiamare nonna» • «Amo l’Italia e gli italiani, specie gli uomini. Ne ho sposati due e sono stata fidanzata con uno per anni. L’iniziale del loro nome era sempre la erre: Riccardo, Roffredo e Rossano. Se avrò un prossimo uomo, dovrà avere un nome che ha a che fare con l’arte: Raffaello o qualcosa del genere» • «Ivana Trump ha una colpa enorme: […] era lei la responsabile dell’interior design della Trump Tower, il mostro ultra-trash della Quinta Strada. […] Un’accozzaglia di kitsch senza precedenti decora gli interni del grattacielo newyorkese, sede principale delle attività di Donald Trump. […] Ivana incarnava alla perfezione (e incarna ancora) l’essenza del trumpismo, di quel modo di affrontare la vita e di ostentare la ricchezza tipico dell’imprenditore americano» (Domenico Naso). «Ivana ha preservato quel gusto kitsch anni ’80 traghettandolo attraverso un trentennio: capelli biondi cotonati, trench leopardato, vestitini seconda pelle, […] labbra rosso fuoco e quell’allure da soap opera che non l’abbandona mai» (Barbara Massaro) • «Sono in rapporti cordiali con tutti i miei ex. C’è una chimica tra due persone, o non ci faresti figli, non li sposeresti». «Non penso mi sposerò ancora, e sono sicura che non avrò altri figli: ho chiuso bottega in quel senso». «Non ho rimpianti: ho avuto una vita fantastica, dei bellissimi figli, una gran carriera. Ora apprezzo la libertà, la possibilità di fare quello che voglio quando voglio».