Il Sole 24 Ore, 19 febbraio 2019
In India è boom di consumi
«Ma lo sa che in India ogni giorno ci sono 60 milioni di bambini che utilizzano i pannolini contemporaneamente? Fino a quattro o cinque anni fa, qui c’erano solo le fasce lavabili». Se c’è un’immagine di quanto stiano rapidamente crescendo i consumi nel Subcontinente, per Eraldo Peccetti è questa. Lui è l’amministratore delegato di Colines, azienda di Novara che produce macchinari per l’estrusione di materie plastiche e per il packaging. Per la sua impresa, anche il boom dei pannolini usa e getta in India è un’opportunità di business: «Con numeri importanti come questi – racconta – i grandi produttori di pannolini come Johnson & Johnson o Pampers hanno sempre più bisogno di andare a produrli direttamente in India. E per farlo serviranno le nostre macchine, che stampano la pellicola in plastica esterna».
Export in crescita del 6,7%
I pannolini sono solo una delle tante possibilità di affari, per la Colines: «Puntiamo molto sul packaging alimentare, in India il food è un comparto in esplosione – prosegue Peccetti – noi ci siamo arrivati alla fine degli anni 80, praticamente dei pionieri. Ma è dal 2000 in poi che il mercato indiano ha cominciato a crescere davvero. Negli ultimi due anni abbiamo registrato un vero e proprio boom, tanto che oggi l’India rappresenta il 30% del nostro fatturato». Nel campo dei macchinari per la produzione di materiali plastici, dalle pellicole per gli alimenti ai film medicali, fino alle lastre da packaging per i container, la Colines è tra le cinque aziende più importanti al mondo. Per ampliare i suoi affari in India, ha appena incassato il sostegno di Sace che ne ha assicurato i crediti per 2,2 milioni di euro. Secondo le previsioni dell’Ufficio Studi di Sace, l’export italiano in India ha il vento in poppa e per i prossimi tre anni, nonostante il rallentamento del ritmo di crescita dell’export mondiale, metterà a segno un aumento medio annuo del 6,7 per cento. Nel 2018 poi è stato un vero record: le esportazioni italiane verso New Delhi hanno toccato il picco del +8,5 per cento.
Molto del merito di questo successo è dovuto proprio a quel boom dei consumi cui allude Peccetti. E che l’ultimo, approfondito report del World Economic Forum certifica con dovizia di numeri. New Delhi, oggi, è la sesta più grande economia del mondo e il suo Pil cresce al ritmo del 7,5% all’anno. I consumi, che già oggi rappresentano il 60% del Pil e valgono 1.500 miliardi di dollari, tra soli dieci anni raggiungeranno quota 6mila miliardi di dollari in valore. Un mercato immenso.
I gusti dei Millennials
In termini di parità di potere d’acquisto, i redditi degli indiani oggi sono già al terzo posto nel mondo, dietro agli Stati Uniti e alla Cina. Ma a differenza dei cinesi, gli indiani sono una popolazione giovane, con un’età media di 28 anni. E saranno proprio loro, i Millennials e i giovani della cosiddetta Generazione Z (tra i 10 e 25), a costituire il 77% della popolazione e a far raggiungere ai consumi indiani la vetta dei 6mila miliardi entro il 2030.
Che consumatori sono? Per il 40%, saranno consumatori urbani: il che rende più facile raggiungerli. Saranno acquirenti tecnologici, con una elevata propensione all’e-commerce via telefonino. E soprattutto, avranno a disposizione budget che li rendono interessanti per le fasce di prodotto in cui si colloca il made in Italy: di quei 6mila miliardi di dollari che verranno spesi nel 2030, sostengono gli esperti del World Economic Forum, ben 4mila miliardi usciranno dai portafogli della classe medio-alta.
Per le imprese occidentali, si aprono dunque prospettive interessanti. Che il governo di Narendra Modi, in questi ultimi anni, non ha fatto altro che favorire: la legge indiana oggi consente a uno straniero, per esempio, di possedere il 100% di un negozio o di una catena monomarca, ma anche il 100% di un’impresa del food o della trasformazione alimentare.
I tassi di interesse negli ultimi anni sono scesi, mentre gli investimenti diretti esteri hanno fatto segnare il record di 60 miliardi di dollari nell’anno fiscale 2016-2017.
Rotta sulle città emergenti
Quali sono dunque i modi migliori per raggiungere questi nuovi consumatori emergenti? Secondo gli esperi di Oxford Economics, una via è quella di far rotta sulle città emergenti. Non tanto le megalopoli di Mumbai, Kolkata e Nuova Delhi, quanto per esempio Surat, nel rampante Stato del Gujarat: pare che per i prossimi quindici anni sarà addirittura la città con la crescita più veloce al mondo. Anche Agra, che ospita il Taj Mahal, è un centro la cui economia cresce dell’8,7% all’anno. Senza dimenticare due dei più interessanti hub tecnologici del Subcontinente: uno è Bengaluru, che gli indiani considerano la loro Silicon Valley, l’altro è Hyderabad.
Se fra dieci anni le prime 40 città indiane genereranno da sole un quarto dei consumi di tutto il Paese, le aree rurali rimarranno ancora la vera frontiera. Ma grazie alle nuove tecnologie, i produttori occidentali hanno qualche arma in più. Una è l’e-commerce: Amazon, per esempio, in soli sei anni ha investito in questo Paese oltre 5 miliardi di dollari. Un’altra invece potrebbe essere StoreKing, che si sta facendo strada come la rete in grado di coprire l’ultimo miglio, quello che separa i centri di distribuzione dai negozietti a gestione familiare.Già oggi raggiunge 40mila punti vendita in 10 Stati, ai quali fornisce un catalogo da oltre 100mila prodotti.