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 2019  febbraio 18 Lunedì calendario

Arabia Saudita, l’app che permette ai mariti di spiare le mogli

Una app sul telefonino permette ai sauditi di controllare le mogli quando viaggiano e impedire «fughe» indesiderate. È una delle conseguenze paradossali delle riforme avviate dal principe ereditario Mohammed bin Salman. Le rigide regole sulla «guardianship» – il controllo dei movimenti e delle decisioni più importanti delle donne da parte di un famigliare – sono state allentate. Ma la tecnologia in questo caso è venuta in soccorso di chi si oppone al cambiamento.
La app si chiama Absher ed è una forma di controllo a distanza. Una donna può viaggiare soltanto dopo che il «guardiano» – padre, marito, fratello che sia – ha compilato una serie di mascherine. Il guardiano può decidere quali voli può prendere la donna, da quali aeroporti e controlla tutti gli spostamenti. In questo modo la supposta libertà di movimento, una delle richieste delle attivisti per i diritti umani, viene meno. L’uso della app è stato denunciato da alcune saudite che sono riuscite a fuggire all’estero, specie in Canada. È un fenomeno in rapido aumento, con centinaia di casi fra la fine dell’anno scorso e l’inizio di questo.

Human Rights Watch e Amnesty International hanno condannato l’uso della app, che è già stata «installata su oltre un milione di telefonini». Le ong hanno fatto pressione sui grandi produttori di software, come Apple e Android, e anche su social media, a partire da Google, da dove viene scaricata l’applicazione. L’uso di Absher, denunciano, serve ai «guardiani» anche per negare l’autorizzazione al viaggio. Rothna Begum, di Human Rights Watch, ha spiegato che il sistema «interferisce con ogni spostamento delle saudite: non possono partire da un aeroporto se non hanno il permesso, perché le autorità attraverso la app sanno se l’hanno ottenuto o no, nel caso il guardiano chieda una notifica, e la donna ha lasciato l’aeroporto senza autorizzazione, viene avvertito via sms».
Alcune donne sono però riuscite a forzare il sistema. Salwa, una giovane fuggita l’anno scorso, ha raccontato di aver ottenuto l’autorizzazione dopo aver rubato il telefonino al padre mentre dormiva. Ha cliccato sul link per «password dimenticata» ed è entrata nella app: «Poi io stessa ho dato l’autorizzazione a viaggiare all’estero a me e a mia sorella. Così siamo riuscite a fuggire». 
Ora sia Google che Apple stanno «valutando il caso» e potrebbero impedire l’uso dei loro software per scaricare e far funzionare la app. La battaglia è ancora aperta.