18 febbraio 2019
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Biografia di Mauro Icardi
Mauro Icardi (Mauro Emanuel I.), nato a Rosario (Santa Fe, Argentina) il 19 febbraio 1993. Calciatore, di ruolo attaccante. Giocatore dell’Inter (dal 2013), già della Sampdoria (2011-2013); militante anche nella Nazionale argentina (dal 2013). «Io sono un attaccante puro. Più che lo scontro fisico con il difensore, cerco di rubargli il tempo alle spalle. Il furto dell’attimo è la mia dote migliore» • Ascendenze italiane (piemontesi) per parte paterna • Infanzia povera, in uno dei quartieri più degradati di Rosario, «dove la droga, insieme alla criminalità, faceva decine di morti ogni giorno». «Prima di stare con mia mamma, papà Juan aveva avuto due mogli, con un figlio dalla prima e due dalla seconda. Poi con mamma Analia siamo arrivati io, Ivana e Guido. […] A parte il calciatore, Juan ha fatto di tutto: imbianchino, meccanico, macellaio, prima di aprire un negozio di alimentari con la mamma. Si prendeva in giro da solo, “Soy aprendiz de todo y oficial de nada”: non siamo mai stati ricchi, ma siamo sempre stati felici, nella nostra famiglia aperta. […] Fin da piccolo ho tirato agli uccelli con le fionde: a casa mia il cibo non è mai mancato – a volte un po’ di più, altre un po’ di meno –, ma alcuni miei amici lo facevano per fame, e quindi ce li mangiavamo sì» (ad Andrea Elefante). «I genitori gli comprano un solo paio di scarpe buone l’anno, per andare a scuola. Per tutte le altre necessità, Icardi ha solo un paio di espadrillas, alle quali, però, si buca subito la punta giocando a calcio nel campo fatto di sola terra. Viene vestito dalla famiglia grazie al treque, il baratto. Inizia molto presto a guadagnare qualche spicciolo facendo il parcheggiatore nei pub, nei ristoranti e nelle discoteche e rubando monetine dalle fontane dove la gente le getta in cerca di buona sorte. […] Appena possibile, Mauro corre ad allenarsi al campo di calcio accanto a casa sua. A cinque anni indossa la sua prima divisa da calciatore, quella del Club Infantil Sarratea. È il padre ad iscriverlo alla scuola calcio del quartiere: era stato una promessa del calcio e voleva che il figlio ripercorresse la sua strada, quella che aveva dovuto abbandonare quando era morto suo padre e, per sostenere la famiglia, era dovuto andare a lavorare come garzone in una macelleria» (Ilaria Puglia). «Il mio esordio è stato davvero buffo, per non dire penoso. Mentre tutti gli altri bambini correvano all’impazzata dietro al pallone per prenderlo e fare gol, io rimanevo a metà campo, fermo come un manichino. Più che giocatori, quei bambini sembravano lepri impazzite, ma almeno s’impegnavano. Io proprio non ne volevo sapere, di giocare! A un certo punto, mio padre ha iniziato a urlarmi: “Dai, Mauro, gioca. Corri, forza! Ché se fai gol ti compro un pancho con la cola!”. Ovvero un hot-dog con la Coca-Cola. Con quella promessa ho iniziato a giocare, e non mi sono più fermato. Forse è stata la fame, che era sempre tanta, a spingermi a fare il primo gol…». «Il padre annotava in un quaderno tutti i gol del figlio, i nomi delle squadre e i luoghi delle partite. Mauro attribuisce parte del suo successo da baby calciatore alle scarpette in pelle con i tacchetti che il padre gli aveva comprato con tanto sacrificio, un paio di Puma King gialle e blu che indossava anche Martin Palermo, “il miglior marcatore di tutti i tempi della storia del Boca Juniors, con 236 gol complessivi”, e che aveva usato anche Pelé. Era il padre stesso a pulirle, alla fine di ogni allenamento, “con una dedizione commovente”. Icardi ricorda che gliele aveva comprate di una misura più grande perché gli durassero un anno in più e che “per non farmele sfilare mettevo due paia di calzini e un sottopiede di sughero alto quanto una bistecca. Per evitare invece che il piede mi slittasse in avanti, inserivo uno strato di cotone in punta”. Giocava con i bimbi della sua età, ma anche con quelli più grandi di un anno, con i quali aveva il ruolo di portiere» (Puglia). «Il viaggio della vita, nel senso che me l’ha cambiata, l’ho fatto a 9 anni: da Rosario a Gran Canaria: troppo grave la crisi in Argentina per vivere lì. Era giugno, ma papà era là da marzo a preparare il trasloco, e avevamo già lasciato la nostra casa, che era separata solo da un muro dal campo del Sarratea, il mio club: per tre mesi abbiamo vissuto lì, in una stanza accanto agli spogliatoi, che mamma chiudeva a chiave quando c’erano gli allenamenti. […] Era il primo viaggio fuori dal mio quartiere, e a mamma chiedevo: “Che lingua si parla là? Cosa mangeremo? Avrò degli amici?”. Ma appena arrivato ho conosciuto Sebastian: lui mi avrebbe fatto giocare nel Vecindario e sarebbe diventato il mio fratello delle Canarie». «Sebastian […] lo inizierà ai giochi elettronici e alla PlayStation (Mauro dice che le sue squadre preferite erano già all’epoca l’Inter e il Liverpool), al wrestling (che ancora segue con i figli) e alle prime vacanze serie della sua vita, grazie all’ospitalità della famiglia agiata dell’amico. In sei anni con il Vecindario segna 384 gol e porta la squadra a vincere più volte il campionato, tanto che, a tredici anni, il suo nome inizia a rimbalzare da un club all’altro in Europa. Nel 2008, in occasione della vittoria dell’importante torneo di Vilaflor, a Tenerife, un osservatore spagnolo segnala il suo nome ai responsabili tecnici della cantera, settore giovanile del Barcellona. Il contratto con il Barça viene firmato il giorno del suo compleanno. […] È a Barcellona che inizia la terza fase della sua vita. Un avvio difficile, con un grande senso di solitudine lontano dalla famiglia, di abbandono. […] Dopo un mese, però, Icardi si abitua e prende confidenza con i compagni. Definisce ottimo il rapporto di grande empatia con Sergi Barjuàn, succeduto a Francisco Javier García Pimienta alla guida della cantera (“L’importante è che fai gol, diceva, poi se vuoi fare una serata falla, basta che tu non perda di vista il tuo obiettivo”), ma non nomina mai Guardiola, con il quale non sono mancati gli attriti. […] È a Barcellona che comincia a guadagnare i primi soldi, mille euro al mese tutti per lui. […] È sempre a Barcellona che, racconta, “ho imparato a conoscere il mondo e bruciato le tappe dell’adolescenza… Le esperienze che avrei dovuto fare a vent’anni, le ho fatte a sedici”. […] Nel febbraio 2010, in occasione del suo diciassettesimo compleanno, Icardi commette quella che definisce “la follia che passerà alla storia”. Vuole festeggiare con i compagni di squadra, e così sceglie di farlo a La Masia, residenza dei giovani del Barcellona. Acquista vodka, whisky e limoncello in quantità e a mezzanotte dà inizio alla festa, solo che, ad un certo punto, perde il controllo: prende l’estintore appeso al muro delle scale e inizia a spruzzare la schiuma dappertutto. “Non ero ubriaco – dice –, solo euforico, e volevo lasciare il segno”. Quando arriva il momento di pulire, lascia che a farlo siano il custode ed alcuni compagni, e va in discoteca fino alle 5 del mattino. […] Risultato: espulsione per 15 giorni e, al rientro, l’esclusione da La Masia, che lo costringe a trovare posto in un appartamento con altri giocatori più adulti. È il mese di novembre, e Nunzio, un ragazzo italiano che vive a Barcellona, segnala il nome di Icardi ad un’agenzia di procuratori di Milano, la Top Eleven. L’interesse da parte della Samp è immediato: anche se il Barcellona tenta di ostacolare la trattativa di gennaio, il contratto si conclude comunque velocemente per la volontà di Icardi di andar via da Barcellona. Scrive: “Avevano la filosofia di preferire i giocatori di bassa statura, i nanetti come li chiamo io, con caratteristiche totalmente differenti dalle mie. Proprio per questo il grande Ibra non si era trovato a proprio agio. Sapevo di giocatori che al Barça avevano finito male la loro carriera perché lasciati fuori dalla prima squadra e poi persi nel nulla”. Arriva così il trasferimento a Genova, il 27 gennaio 2011» (Puglia). «Subito capocannoniere del campionato Primavera, con la ciliegina del gol-vittoria al debutto in B (a Castellammare di Stabia) che contribuisce alla promozione dei doriani nella massima serie; quindi l’esordio in A all’Olimpico contro la Roma […] e il marchio del 3-1 nel derby della Lanterna. Fino al giorno della svolta: il 6 gennaio del 2013. Complice l’infortunio di López – e il consiglio da semplice amica di Wanda, allora moglie di Maxi –, Maurito "diserta" la convocazione con l’Under-20 argentina e sfrutta al massimo la chance che gli viene concessa da Delio Rossi: stende la Juve a Torino con una doppietta che non lascia indifferenti Massimo Moratti e lo stesso Javier Zanetti, suo grande ammiratore. Destinato ormai all’Inter, si congeda da Genova con un poker al Pescara e si ripete con i bianconeri al Ferraris chiudendo con un bel 10 nella "pagella" dei marcatori. Acquistato […] per 13 milioni di euro, Icardi viene presentato al Paladolomiti di Pinzolo il 16 luglio del 2013 insieme all’altro enfant prodige che – nelle intenzioni – avrebbe sistemato l’attacco della nuova Inter di Walter Mazzarri per un pezzo: l’algerino Ishak Belfodil, arrivato dal Parma nell’operazione-Cassano. Se Maurito dichiara con un certo imbarazzo di ispirarsi a Batistuta, il colosso di Mostaganem ammette senza problemi di rivedersi in Ronaldo (il Fenomeno). Rotto il ghiaccio, il timido Mauro si prende la "9", senza paura: "Il numero non fa il giocatore. E i fatti si vedono sul campo". […] Il 25 agosto l’Inter debutta al Meazza contro il Genoa e, con Milito ancora ai box e il risultato fermo sullo 0-0, Mazzarri, a inizio ripresa, per sfondare il muro rossoblù getta nella mischia l’attaccante. E Mauro – che a molti ricorda già Bobo Vieri – per poco non sfonda la traversa, aiutando i compagni a far saltare il fortino genoano, scardinato nel finale dalle incursioni di Nagatomo e della punta titolare Rodrigo Palacio. Ma […] aspetta di affrontare la Juve per il primissimo sigillo con la nuova squadra, il 14 settembre del 2013: mandato in campo al posto di Taïder, impiega 5 minuti esatti per entrare nel cuore degli interisti, scagliando nella porta di Buffon la rete del vantaggio, proprio sotto la Curva Nord. Il pareggio immediato di Vidal non macchia quella che per lui resterà una serata storica, a dispetto della pubalgia che da lì a poco lo tormenterà per mesi. A ottobre arriverà anche la prima convocazione in Nazionale, e al ritorno dall’Argentina l’amicizia con la showgirl Wanda Nara si trasforma in qualcosa di più: un amore esagerato. Maurito reagisce alle critiche per la relazione con la consorte dell’ex compagno e amico Maxi – ma pare che la coppia fosse in crisi da tempo – battagliando sui social, non astenendosi dalle provocazioni: tweet al veleno e un’escalation di eccessi sbandierati urbi et orbi. Operato a novembre per un’ernia inguinale, rientra il 15 febbraio a Firenze e lo fa a modo suo: come in una ideale staffetta tra il passato e il futuro, sostituisce “El Principe” [Diego Milito – ndr] e segna il gol del 2-1, che vale la vittoria. Si ripete contro l’Atalanta, con tanto di dedica ("Wan te amo"), prontissimo per il duello rusticano con il biondo "rivale", che sceglie subito di ignorarlo negandogli il "cinque" al momento dei saluti di rito tra le squadre. Al contrario, la tifoseria doriana lo insulta pesantemente già dal riscaldamento: Maurito risponde con il gol, e sfida il suo vecchio pubblico portandosi la mano all’orecchio, scatenando l’inferno. E, se Maxi sbaglierà anche un rigore, Icardi concederà il bis, stravincendo la contesa. Chiuderà la stagione con 9 reti, contribuendo alla qualificazione in Europa League. E alla fine di maggio sposa Wanda. […] 2014/15: […] a novembre Roberto Mancini subentra a Mazzarri, e il centravanti di Rosario […] si lancia alla scalata della classifica dei marcatori: alla fine saranno 22 centri in campionato (come Luca Toni), che non valgono comunque a salvare un’annata fallimentare, lontanissima dalle coppe. Il titolo di capocannoniere – e la "benedizione" di Zanetti, ora vice-presidente – convincono Mancini e la società ad affidargli ufficialmente la leadership del gruppo: il 23 agosto è lo stesso Icardi ad annunciare di essere il nuovo capitano dell’Inter, a soli 22 anni. Le stagioni successive saranno ancora avare di soddisfazioni per l’Inter, ma non per Maurito: il 9 aprile del 2016, a Frosinone, realizza la sua 50esima rete in maglia nerazzurra su 100 presenze tra campionato, Europa League e Coppa Italia, meglio di Sandro Mazzola e Milito. I 16 gol complessivi pesano per il 4° posto finale, ma non sono sufficienti a riportare il club di corso Vittorio Emanuele in Champions, alimentando le voci di un possibile addio del giocatore, corteggiato dal Napoli per il dopo-Higuaín. In estate la società passa sotto il controllo di Suning Group, che non trattiene Mancini ma fa di tutto per convincere Icardi – e la sua nuova agente Wanda – a credere nel progetto. Nel giro di pochi giorni Maurito rinnova il contratto fino al 2021, "buca" ancora la Juve e presenta la sua autobiografia Sempre avanti, che segnerà – di fatto – la rottura con la Curva Nord, […] per alcune dichiarazioni contenute nel libro in riferimento a un brutto episodio nel dopo-gara di Sassuolo-Inter del febbraio 2015. […] Icardi […] continua imperterrito nella sua missione: a maggio saranno 24 i gol realizzati dal "Cañito" (compresa la prima gioia nel derby, strozzata dal 2-2 del rossonero Zapata nel recupero), ma con l’Inter nuovamente ai margini delle posizioni di vertice» (Alfredo Corallo). Il 2017/2018 fu il suo anno migliore, grazie al traguardo delle 100 reti segnate in Serie A raggiunto il 18 marzo 2018 a soli 25 anni, al titolo di capocannoniere conquistato grazie ai suoi 29 gol a pari merito con Ciro Immobile e alla partecipazione alla Champions League ottenuta dall’Inter dopo sei anni con la quarta posizione in classifica. Assai più controverso si è invece rivelato il 2018/2019: dopo un discreto inizio, con nove reti segnate in campionato tra la fine di agosto e la metà di dicembre e altre quattro segnate in Champions League (l’ultima a San Siro l’11 dicembre 2018, insufficiente però a far superare ai nerazzurri la fase a gironi), il rendimento dell’attaccante è nettamente peggiorato, e, fuorché per un paio di gol segnati in Coppa Italia a gennaio 2019 (anch’essi comunque insufficienti a superare i quarti di finale), l’attaccante non è più riuscito a centrare la rete. Ad aggravare grandemente la situazione, le continue tensioni con la squadra, quasi sempre innescate o esasperate in modo provocatorio dalla moglie e agente Wanda Nara, tanto da indurre i vertici nerazzurri, il 13 febbraio 2019, a revocare «per il bene della squadra» la qualifica di capitano a Icardi, per assegnarla a Samir Handanovič. «Prima l’equivoco post di Wanda su un rinnovo che poi si scoprirà riguardare “solo” lo sponsor tecnico, poi nei giorni successivi – dopo le parole della stessa Wanda relative a una voglia dell’Inter di lasciarlo andare alla Juve l’estate precedente – la replica dei dirigenti, datata 18 dicembre: “‘No’ ai cinepanettoni: Wanda sa dove trovarmi se deve dirmi qualcosa, il rinnovo l’abbiamo già proposto a Mauro due mesi fa senza ottenere risposta”, dichiarò il ds Ausilio. Si va avanti fino al caso del rientro in ritardo dalle vacanze. Icardi torna a Milano il 9 gennaio, un giorno dopo rispetto ai compagni, e il club lo punisce con una maxi multa da 100 mila euro. Multa di cui Wanda continua a negare pubblicamente l’esistenza, nonostante le conferme del club. Il campo non aiuta: Icardi infila sette partite di campionato consecutive senza segnare; nell’Inter non gli era mai accaduto. I toni sembrano abbassarsi, perché subito dopo il match con il Sassuolo del 19 gennaio va in scena il primo incontro per il rinnovo del contratto tra Wanda e Marotta. “Incontro conoscitivo”, viene definito. Ma passano pochi giorni e Wanda continua pubblicamente a far polemica. Prima parlando a proposito della possibile cessione di Perisic – “forse il croato vuole andar via per problemi personali” –, infine […] quando dichiara: “Mauro è poco tutelato: su di lui escono cattiverie, non capisco se arrivino dalla squadra o meno. Il rinnovo? Preferirei l’acquisto di uno che gli metta cinque palle buone in più in campo”. È la goccia che fa traboccare il vaso» (Davide Stoppini). Da allora Icardi non ha più giocato: la sua cessione da parte dell’Inter viene considerata sempre più probabile • Scarsissime le convocazioni nella Nazionale maggiore argentina: solo una per le qualificazioni ai mondiali del 2014 e tre per le qualificazioni ai mondiali del 2018 (competizioni dalle quali rimase escluso), oltre a quelle per quattro amichevoli, l’ultima delle quali, il 21 novembre 2018, l’ha visto segnare contro il Messico la sua prima rete con la maglia dell’Albiceleste (incontro poi concluso con la vittoria dell’Argentina per 2 a 0). Ciononostante, ha sempre rifiutato di militare nella Nazionale italiana: «Se sono diventato questa persona e questo calciatore, lo devo all’Italia. Ma il mio sogno è quello di vestire la maglia dell’Argentina; per questo non sono pentito di aver rifiutato l’Italia. Il mio obiettivo è continuare a giocare bene e segnare per far cambiare idea al ct argentino» (a Matteo Brega) • Due figlie, Francesca (nata nel 2015 e chiamata così in onore di papa Francesco, che la benedisse quando era ancora nel ventre materno) e Isabella (2016), da Wanda Nara, di cui sin dal gennaio 2014 ha preso con sé i tre figli nati dal precedente matrimonio con Maxi López («Da quel giorno sono diventati anche i miei figli»). ««Wanda mi ha cambiato la vita. È una delle donne più note d’Argentina, ma mi aiuta a fare il padre e il calciatore, a stare più concentrato sulla mia carriera. Da ragazzo ho fatto tutto quel che volevo, mi sono divertito e tolto tutti gli sfizi quando stavo a Barcellona. Poi ho deciso di cambiare modo di vivere, ho conosciuto lei e tutto è stato diverso. Mi piace la vita in famiglia: sono più sereno, mi rende più forte in campo»» (a Guido De Carolis) • «Per me Icardi è un traditore. Va a casa di Maxi López, gioca a fare l’amico e gli soffia la donna. Questo è un tradimento. Ai miei tempi, se solo avesse guardato la moglie di un compagno, nello spogliatoio avremmo fatto i turni per riempirlo di pugni» (Diego Armando Maradona) • «Gli Icardi ostentano. Le auto in primis: l’Hummer giallo e le Lamborghini di Mauro, la Rolls Royce che Mauro regala a Wanda. Multe a catinelle per divieti di sosta a Milano: sanzioni accettate con noncuranza. Fa rumore lo smartphone da 20mila euro, in titanio e ceramica e con rifiniture in pelle. Icardi ne posta la foto sui social, e seguono polemiche, al punto che il Corriere della Sera dedica un corsivo alla questione. Sempre sul Corriere, in cronaca, la notizia della rapina: Mauro derubato da banditi scooteristi, un orologio da 40mila euro il bottino. Wanda pubblica sui suoi profili selfie in tanga, sui bordi della piscina dell’attico con vista San Siro» (Sebastiano Vernazza). «È inutile fare i finti puristi: è anche una questione di lavoro. Quando devi firmare un contratto pubblicitario, ormai la prima domanda che ti fanno è sempre quella: “Hai un profilo?”» • Corpo ricoperto di tatuaggi. «Non so quanti ne ho, ma so che non ce n’è uno, neanche uno, che non mi piaccia moltissimo […] e che non abbia un significato ben preciso. È la mia vita sul mio corpo, e ce l’ho disegnata io: i miei tatuaggi, non solo li decido, ma li penso, li studio, li schizzo – per far capire come li voglio –, li correggo. Poi l’ago ce lo mette il mio amico Artur. […] Quando smetterò? Ogni tanto ci penso, anche perché adesso sento più dolore di una volta, ma poi c’è sempre un momento o un pensiero che mi colpisce, e allora vado avanti» • «È, senza molti dubbi, il miglior attaccante dell’Inter del dopo Ronaldo» (Beppe Di Corrado). «Mauro vale tanto ma non per quanto chiede. Lo dicono i fatti, prima delle chiacchiere spesso fuori posto di Wanda Nara. L’Inter ha continuato a combinar guai, nonostante i suoi gol. Non è colpa di Maurito, ma è anche colpa sua. Icardi è un grande giocatore: non abbastanza per trascinare la squadra. Icardi è un grande giocatore: non abbastanza per cambiare volto e abitudini dello spogliatoio. Icardi è un grande giocatore: solo quando segna. […] O segna lui o non segna l’Inter: questo è un problema. Meglio vendere il mattatore e con il ricavato rinsaldare la squadra. C’è altro: la presenza della moglie-procuratore ormai ha usurato la sopportazione di tifosi, dirigenza e spogliatoio. Era prevedibile: Maurito ha lasciato parlare il cuore e non il freddo raziocinio. Meglio venderlo, finché qualcuno non scopre il trucco. Ormai la sua storia non ha più storia, ed anche i tifosi cominciano ad esserne stufi» (Riccardo Signori) • «Quello che da bambino vedi come idolo, se non è un’infatuazione e basta, poi diventa modello: per me, si sa, Gabriel Batistuta. […] Ho sempre sperato di riuscire a rubargli il segreto di quella forza che metteva quando giocava: ti sembrava che mangiasse il campo» • «Icardi, il calcio le piace? “Beh, è uno sport che mi fa divertire. Però ci gioco e basta: le partite non le guardo mai, e di quel che succede nell’ambiente non so nulla. […] Son sempre stato così, sin da ragazzino. Alle giovanili del Barcellona vivevo dentro il Camp Nou, dietro la porta praticamente, e i giorni di gara me ne stavo in camera a guardare film. E non creda che sia l’unico: ce ne sono parecchi, di giocatori a cui non frega niente del calcio”. […] Lei si considera un tamarro? “Un po’ sì, dai”» (Raffaele Panizza). «È da quando ho dieci anni che so di essere più maturo della mia età, e pure le madri dei miei amici me lo dicevano sempre. Merito di mia mamma, che m’ha lasciato libero di prendere le mie belle musate, facendomi capire che la vita non è Disneyland». «Ho un’ambizione: fare bene nel calcio, avere una vita tranquilla ed essere felice».