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 2019  febbraio 18 Lunedì calendario

I bavaresi vogliono un referendum sulle api

Un referendum per salvare le api. Possibile? In Baviera, non solo è possibile: è probabile. Un milione e 745 mila persone – il 18% della popolazione – si sono precipitate in sole due settimane nei municipi a firmare per un referendum che, se passasse, imporrebbe una rivoluzione agricola nel Land più ricco della Germania. E per il governatore della Baviera, il cristianosociale Markus Söder, che a Carnevale ama travestirsi da Shrek ma con gli ambientalisti è sempre molto orco e poco verde, è cominciata una disperata corsa contro il tempo. I contadini, che nella verdissima regione affacciata sulle Alpi contano molto, sono furibondi. Lo scopo dell’iniziativa promossa da varie associazioni ambientaliste e dai Verdi – che hanno appena incassato un risultato storico alle elezioni regionali dello scorso autunno, oltre il 17% – è quello di salvare una delle specie di insetti più minacciate dall’estinzione imponendo il 20% di agricoltura biologica entro il 2025, il divieto di pesticidi in ampie aree della regione, anzitutto in quelle statali, ma anche corridoi larghi cinque metri lungo i fiumi che siano totalmente vietati all’agricoltura.
Dalla caduta del muro di Berlino a oggi, in soli trent’anni, le api in Baviera si sono dimezzate, sostiene il “Bund Naturschutz”, l’associazione che ha lanciato il referendum intitolato “Salvate le api”. Insomma, anche se Albert Einstein non ha mai pronunciato una delle citazioni che gli sono state attribuite più spesso – “se le api sparissero, il genere umano si estinguerebbe entro quattro anni” – sappiamo anche che in Europa o negli Stati Uniti e nei cosiddetti Paesi avanzati il 14,7% dell’agricoltura dipende dall’impollinamento delle api. E non ci vuole Einstein per capire che in virtù di questa funzione la loro estinzione non sarebbe una buona notizia per il genere umano. E sappiamo anche che parassiti, pesticidi, persino le onde elettromagnetiche dei telefonini stanno ammazzando miriadi di questi insetti che hanno ispirato uno dei cartoni animati più amati dai bambini di ogni generazione, l’Ape Maia. In tutto il mondo esistono 20mila specie di api; metà delle 569 presenti in Germania rischiano di sparire.
La responsabile del referendum, Agnes Becker, ha detto che si siederà al tavolo per discutere la proposta di legge che il governatore Söder vorrebbe proporre agli ambientalisti e ai Verdi. Ma ha anche lasciato intendere che non ci sono grandi margini di trattativa. «Andiamo a parlargli armati di buona volontà, ma la nostra proposta di legge è già un compromesso, è già una linea rossa». Il ministro dell’Ambiente bavarese Glauber (del partito Freie Waehler che governa con la Csu) ha ammesso che alcune richieste sono ragionevoli. Ad esempio i corridoi liberi dall’agricoltura lungo i fiumi. «Non può essere che la Baviera sia l’ultimo Land che ancora non protegga quelle aree», ha dichiarato. Gli scenari, d’ora in avanti, sono vari. Primo, il Parlamento bavarese accoglie la proposta di legge dei referendari. Ma è improbabile. Secondo, la rigetta e fa votare i bavaresi. Difficile. Terzo: il Parlamento formula una sua proposta di legge: a quel punto il referendum riguarderebbe due proposte, quella dei referendari e quella del Land. Quarta opzione: il governatore della Baviera riesce a convincere i comitati a convergere su una proposta comune e la fa votare dal parlamento. Il leader dei cristianosociali non potrà ignorare quello che il capogruppo dei Verdi, Ludwig Hartmann, ha detto a chiare lettere nei giorni scorsi. La richiesta del referendum, per la quale si è firmato in giorni di freddo polare, che doveva raggiungere quota 950mila (il 10% della popolazione bavarese) e che ha raccolte quasi il doppio delle firme necessarie, «è stato un voto con i piedi».
Hartmann ha ricordato che «i cittadini, soffrendo il freddo, hanno fatto la fila per ore davanti ai municipi per dare un segnale chiaro al governo di Markus Söder: è tempo di cambiare direzione in modo radicale e proteggere la natura in Baviera». E se i conservatori e gli ambientalisti non raggiungeranno un accordo politico, saranno comunque i bavaresi ad avere l’ultima parola e a decidere il destino delle api. Almeno, delle loro.