Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  febbraio 18 Lunedì calendario

Il campionato italiano di Risiko

Si chiama Massimiliano Tresoldi, ha 50 anni, un impiego nella logistica. Per la quindicesima volta partecipa al campionato e questa è la sua quinta finalissima. Ieri ha strappato il titolo al Campione Nazionale in carica, Aurelio Mazzè, bibliotecario 42enne di Palermo. A sfidarlo 32 giocatori qualificati da tutta Italia selezionati in mesi di battaglie, giocate nei raduni e master organizzati dai 30 club ufficiali sparsi sul territorio nazionale e sul web. Dalla casalinga arrivata dalla Sardegna al bracciante agricolo, c’è chi lavora nella logistica, chi amministra i beni di famiglia, chi è minorenne e chi over 50. Sono gli appassionati di Risiko che nel week end si sono riuniti a Milano per il Torneo nazionale 2019 organizzato da Spin master-Editrice Giochi.
Ispirato al gioco francese del 1957 «La conquête du monde» e reinterpretato per l’Italia da Editrice Giochi negli anni Settanta, RisiKo! è il gioco di strategia per antonomasia in Italia: dopo 40 anni di storia, 100mila pezzi venduti ogni anno nelle case di 10 milioni di italiani, 500mila partite disputate nella versione digital, nel 2017 è stato protagonista di un importante rilancio, uscendo con una nuova veste grafica e la nuova regola del «Time Attack» per adattarsi ai tempi ristretti della vita frenetica di oggi e continuare ad appassionare intere generazioni di fan della Kamchatka. Sono finiti i tempi delle nottate passate a litigare per il dado in bilico o «la solita sfortuna» con i dadi? Non del tutto se si pensa che nello stivale si contano 31 club ufficiali e una community di 15mila iscritti. Così nell’epoca degli smartphone, di «Fortnite» e di Instagram la maggior parte degli appassionati dei carro armatini colorati gioca «live» come si dice in gergo, cioè attorno un tavolo con gli amici, i membri del proprio club o gli avversari sconosciuti dei tornei.
Solo un terzo della community si sfida e si qualifica online. Chi per motivi di tempo e di organizzazione, come Marta Fada, 42 anni, casalinga della Sardegna, una passione per il ballo latino americano. Una delle sole due donne arrivate alle semifinali. «Molto più comodo e veloce giocare online – spiega -: ho due figli e per andare al club dovrei uscire la sera, ma all’ora di cena non posso». Così gioco online, la notte» e si è qualificata. «Ho iniziato a 25 anni con gli amici, e poi con mio marito. Anche mio figlio si era incuriosito, ha iniziato a fare partite con il computer ma si è stufato presto. Mia figlia? Non le interessa proprio» racconta. Oltre alla praticità ci sono degli aspetti positivi nelle sfide al pc: «Magari ti fai un’idea dei tuoi avversari, e quando li conosci cambi completamente opinione. A volte dietro una tastiera – spiega Marta – molti si lasciano trasportare e scrivono cose che in faccia non direbbero mai. Per esempio qui oggi due giocatori, di cui avevo una pessima opinione, mi hanno fatto cambiare idea».
Ha passato gran parte dalla vita a guardare gli altri giocare e ora cerca di attrarre più neofiti possibili. Romano Foschini, 58 anni, è il partecipante più «anziano» arrivato in semifinale. «Sono il primo degli esclusi – ci tiene a specificare -, sono arrivato sesto». Fa il bracciante agricolo a Faenza dopo aver perso il lavoro ed è attivissimo membro del Risiko club della sua cittadina, ora nel direttivo. Ha conosciuto il gioco per cui «se vinci sei bravo, se perdi è colpa dei dadi» guardando suo fratello e i suoi amici, «ma i miei non giocavano». «Dieci anni fa quando mia moglie comprò il computer, iniziò a giocare. Io per divertimento guardavo, dopo poco ho iniziato anche io, prima online, poi ho scoperto che c’era il club a Faenza». Il mio primo torneo? Anche questa volta «ho solo accompagnato mio figlio, lui non ha più voluto giocare. Io ho cominciato». Al tavolo però: «preferisco le sfide live, poter scrutare gli avversari e capirne la psicologia, e poi adoro la suspense che si crea verso alla fine della partita».