La Lettura, 17 febbraio 2019
I fan preferiscono le canzoni malinconiche
Era il 1995 quando negli Stati Uniti usciva l’album Mellon Collie and the Infinite Sadness degli Smashing Pumpkins, uno dei gruppi rock più seguiti negli anni Novanta. Billy Corgan, autore dei testi e delle musiche, lo apriva con un brano acustico dallo stesso titolo. Aveva forse intuito, o percepito, che era iniziata l’epoca della grande tristezza? La musica popolare riflette nei suoi testi e nelle sue melodie i cambiamenti della società, la percezione della vita e delle prospettive dei giovani. Uno studio condotto da Kathleen Napier e Lior Shamir, ricercatori della Lawrence Technological University di Detroit, ha analizzato 6.150 brani delle canzoni più ascoltate dal 1951 al 2016 con l’idea che ogni parola presente nei testi sia indice di una sensazione trasmessa dall’intero brano. Basandosi sulla Sentiment Analysis, che permette di classificare emozioni e opinioni analizzando il linguaggio utilizzato, è stato possibile scoprire nuove informazioni sulle scelte degli ascoltatori di musica pop in oltre sessant’anni. Poiché l’obiettivo era capire i cambiamenti sociali attraverso le preferenze negli ascolti di musica, i ricercatori hanno analizzato le canzoni più popolari indicate settimanalmente nella classifica Hot 100 della rivista americana «Billboard», utilizzando Tone Analyzer, un particolare software creato da Ibm.
Dapprima il programma ha scansionato ogni singola frase del testo, assegnando un valore compreso tra 0 e 1 alle sensazioni evocate dalle parole, poi ha calcolato il sentimento dominante nell’intero brano indicando quantitativamente il livello di rabbia, disgusto, paura, gioia e tristezza. L’analisi completa dei brani ha riguardato anche una riflessione sulla lingua e sui temi presenti, che conferiscono una maggiore o minore gradevolezza alle canzoni. Nonostante i temi principali restino sempre legati al sentimento amoroso e all’intimità individuale, l’espressione ha assunto sempre più spesso toni malinconici. Gli indici calcolati mostrano una tendenza progressiva dei testi verso la rabbia e la tristezza dopo la seconda metà degli anni Cinquanta, con qualche eccezione nei Settanta. Dal nostalgico country, al ritmato reggae, dal pop melodico al rap duro, Tone Analyzer ha scansionato e classificato tutte le strofe dei più popolari brani musicali, rivelando informazioni talvolta insospettabili sulle canzoni più note nella storia della musica popolare.
Nel 1969 sulle note della famosa Total Eclipse of the Heart, Bonnie Tyler cantava: «Girati, ogni tanto mi sento un po’ malinconica e tu non sei mai vicino a me». Pare che la tristezza sia il sentimento dominante in questa frase, con un valore assegnato di 0.786. Analizzando tutte le strofe del testo il software dimostra che si tratta del tono generale della canzone, quantificando con solo lo 0.09 la sensazione della gioia. «Non so cosa fare e sono sempre nell’oscurità»: la paura dell’eclissi totale del cuore assume alti livelli nell’analisi del testo, al contrario di un altro brano di grande popolarità, Y.M.C.A. Il singolo dei Village People, uscito nel 1978, ha totalizzato un punteggio basso nella percezione della rabbia (0.11) e della paura (0.09). Hit indiscussa nella playlist dei balli di gruppo, con i suoi 0.65 punti nel tono della gioia, dimostra di essere un brano che evoca allegria non solo dal ritmo della musica, ballata muovendo le braccia per disegnare le lettere del ritornello, ma anche dalle frasi che compongono le strofe. «È divertente stare all’YMCA» ripetono in coro i Village People, spronando i ragazzi a vivere le gioie nei locali della Young Men’s Christian Association. «Ragazzo, non c’è bisogno di sentirsi giù» cantano a gran voce, con un riferimento esplicito ai giovani omosessuali invitandoli ad «alzarsi da terra» e a «tornare sulla tua strada». Il grado di estroversione è elevato, 0.55, ma non quanto quello raggiunto dai Queen con We Will Rock You. Sui ritmi tribali scanditi dal battito delle mani e dei piedi, la voce di Freddie Mercury ripete «noi ti scuoteremo», infondendo un livello alto di gradevolezza (0.64) e diminuendo drasticamente la tristezza (0.07). Nonostante la musicalità infonda energia e coraggio all’ascoltatore, le parole del testo mostrano comunque un lieve senso di paura. La «grande vergogna» che si percepisce nelle strofe viene contrastata con la forza del ritornello, conferendo così un alto grado di estroversione, pari a 0.85.
Talvolta anche se una singola frase può risultare triste, l’analisi complessiva del testo mostra una visione differente. È l’esempio di Too Much Heaven dei Bee Gees, nella quale la consapevolezza che «nessuno più si aspetta il paradiso» poiché «è sempre più difficile da ottenere» viene valutata da Tone Analyzer con uno 0.64 nel tono della tristezza, ma poi il punteggio complessivo mostra invece l’assenza quasi totale della rabbia e della paura. «Ogni cosa che noi possediamo mai morirà. L’amore è così una bella cosa»: la fiducia nell’amore conferisce un livello complessivo alla gioia tale da renderla il sentimento dominante della canzone, con lo 0.62.
Lo studio mostra tuttavia che la maggior parte dei brani più popolari ha ottenuto un punteggio relativo alla tristezza più elevato rispetto alle altre sensazioni evocate.
Lo scopo dei ricercatori era determinare il sentimento comune trasmesso dai testi più ascoltati, in modo da comprendere il legame tra scelte di mercato, bisogni dei consumatori e condizioni sociali e politiche. Più che i cantanti a proporre canzoni che tendono maggiormente alla tristezza pare che siano gli ascoltatori, ovvero i consumatori, a richiedere questo genere di testi. Kathleen Napier e Lior Shamir hanno quindi cercato di comprendere la relazione tra i gusti musicali più popolari e le condizioni economiche e sociali, mostrando come a fronte di una maggiore disponibilità di beni e servizi, la mancanza di una prospettiva nei giovani si rifletta nella ricerca di emozioni malinconiche nelle parole dei testi. Anche la rabbia pare diventare un tono sempre più frequente nei brani musicali, in particolare nel genere rap, in grande ascesa tra le preferenze dei giovani.
Nonostante le emozioni evocate dalle canzoni dipendano dal sentire individuale e costituiscano un fattore soggettivo, un approccio quantitativo agli studi di musica popolare fornisce nuove informazioni, difficili da ottenere senza l’utilizzo di algoritmi di analisi del testo.