La Lettura, 17 febbraio 2019
Quando Lucian Freud ritrasse l’amico
Vetri scuri su mura candide e un bosco selvaggio come cornice. La tenuta di Luggala, tra i monti irlandesi di Wicklow, nel XVIII secolo nasce capanno per la caccia. Ma quello di umile rifugio non è il suo vero destino. Ritoccato, ampliato e trasformato in castelletto neogotico da una famiglia di banchieri, nel 1937 passa a Ernest Guinness, che lo dona per le nozze alla più giovane delle sue figlie, Oonagh, futura Lady Oranmore-Browne. Ed è proprio lei – bella e vivace ereditiera dell’impero della birra – a fare di Luggala una dimora leggendaria, legata alla più effervescente scena sociale del XX secolo. Artisti, aristocratici, politici, stelle di Hollywood vanno e vengono. Un crogiolo creativo in cui, negli anni Quaranta, giungono come ospiti due giovani sposi: lui è Lucian Freud (1922-2011), nipote del capostipite della psicoanalisi Sigmund, pittore emergente in fuga dalla Germania di Hitler; lei è Kitty Garam, figlia dello scultore Jacob Epstein. Insieme si trasferiscono a Dublino e frequentano il salotto dell’intellighenzia ma, nel giro di poco tempo, la natura delle visite di Lucian cambia: si è invaghito di una nipote di Oonagh, Caroline, con la quale nel 1952 scappa a Parigi. La nuova storia non regge: nel 1957 si separano. Freud, però, a Luggala stringe un’amicizia destinata a durare per la vita: quella con Garech Browne (1939-2018, a destra), figlio della padrona di casa e futuro mecenate delle arti irlandesi. È il 1956 quando Garech, 16 anni, posa per Lucian. Il ritratto, Head of a Boy (a sinistra) , è un piccolo (18 centimetri per 18) primissimo piano. La tela è il secondo tentativo dell’artista di ritrarre l’amico – il disegno precedente subisce i danni di un incendio – e, per più di mezzo secolo, è stata custodita nella dimora Guinness. Ora il quadro arriva in pubblico: sarà battuto all’asta a Londra, stima tra 4,5 e 6,5 milioni di sterline. «Questo è un gioiello. Dalle pennellate traspare la tenerezza di un sodalizio vero», commenta Tom Eddison del dipartimento Arte contemporanea di Sotheby’s, che curerà la vendita il 5 marzo. Freud è considerato oggi uno dei massimi esponenti della pittura inglese del XX secolo (con il dipinto della regina Elisabetta II entra nella lista illustre dei ritrattisti di corte, dopo Holbein, Tiziano, Van Dyck), Head of a Boy risale agli inizi della carriera, ma già testimonia il suo mantra: «Il mio scopo in pittura è muovere i sensi intensificando la realtà. Il risultato dipende da quanto realmente l’autore sente e comprende le emozioni di chi ha davanti». «Non c’è dubbio – prosegue Eddison – che le opere più importanti di Freud nascano dai suoi affetti più cari. Nel ritratto di Browne assistiamo a un episodio senza eguali: viene immortalato uno dei più grandi mecenati d’Irlanda assieme a un’epoca di esuberante creatività nella famosa dimora bohémien». Come la madre, gran socialite, Garech ha nutrito e incoraggiato la cultura. Il libro degli ospiti di Luggala, con lui, arriva a includere i Beatles, Marianne Faithfull, Mick Jagger, John Hurt, Charlotte Rampling, Michael Jackson. Anche il premio Nobel Kofi Annan si godeva i panorami. Fondatore della Claddagh Records, Browne contribuisce alla rinascita del genere musicale irlandese. Non solo: pubblica, fra gli altri, Thomas Kinsella, John Montague, Derek Mahon. Grey Gowrie, presidente londinese di Sotheby’s negli anni Ottanta e Novanta, ha ricordato: «Garech, uno dei miei migliori amici, non ha mai fatto donazioni. Piuttosto ha ospitato e aiutato gli artisti, ascoltato i loro problemi e i loro sogni, comprato i loro libri, i dipinti, prodotto la loro musica. In questo ritratto giovanile emerge la sua aria malinconica, contemplativa e stoica». Il mecenate è morto nel 2018. In vita ha conosciuto e sostenuto creativi di fama planetaria. Ma nel 2012, quando detta le sue memorie, uno dei ricordi più affettuosi va proprio a Lucian, scomparso l’anno prima: «È la persona da cui ho imparato di più. Mi ha presentato figure interessanti, come Francis Bacon. Insieme a lui ho visitato per la prima volta il Louvre». Si dice che ogni ritratto, per Freud, fosse un autoritratto: Head of a Boy, con uno sguardo, ci racconta due esistenze eccezionali.