il Giornale, 17 febbraio 2019
In Francia Marsigliese e drapeau obbligatori a scuola
A malincuore, bisogna ammetterlo: i francesi saranno pure antipatici per via della loro cronica puzza sotto il naso, ma in tema di rispetto verso la bandiera sono i numeri uno. Tanto di cappello; anzi, chapeau; o meglio, drapeau. E non ci riferiamo solo al vessillo français, ma anche (e soprattutto) allo stendardo europeo che in Italia – tanto per dire un Paese a caso – gode dello stesso gradimento di Maduro presso la Casa Bianca.
Tutto questo prologo per dire che ieri a Parigi l’Assemblea Nazionale ha adottato l’emendamento che «rende obbligatoria la bandiera francese insieme a quella dell’Unione europea in ogni classe di ordine e grado nelle scuole francesi».
«Mi felicito per l’adozione del mio emendamento», ha twittato un raggiante Eric Ciotti, deputato e presidente della Commissione delle finanze. I media francesi precisano inoltre che «la proposta di Ciotti (Les Républicains) è stata adottata aggiungendo il ritornello della Marsigliese». Per l’Inno alla gioia di schilleriana memoria i tempi, evidentemente, non sono ancora europeisticamente maturi. Ma i francesi ci stanno lavorando. Con calma, ma ci stanno lavorando. Intanto con il modello-Ciotti danno il buon esempio. Alla faccia di quelli (e sono tanti) che seguitano a percepire la bandiera blu con le dodici stelle dorate come l’emblema delle peggiori «élite finanziarie eurocratiche sovranazionali e globalizzanti». Un trend di pensiero ottimo per traslare la strumentalizzare politica in chiave di campagna elettorale interna. E neppure il deputato Ciotti fa eccezione, quando dice: «I valori e i simboli della Repubblica sono il cemento della Nazione, uniscono e appartengono a tutti i francesi, per questo devono poter arrivare ai ragazzi dalla più giovane età». Ma poi ecco arrivare anche un «bandieristico» afflato europeista, roba che in Italia – tanto per ridire un Paese a caso – sarebbe inconcepibile. Tanto più che in Italia perfino il Tricolore viene esposto davanti agli edifici pubblici con la stessa dignità di un cencio; idem per l’Inno di Mameli il cui testo continua ad essere ignorato dalla maggioranza dei nostri connazionali.
«L’aggiunta del vessillo Ue nelle scuole francesi è parte integrante della nostra identità europea». Ma non sempre si può volare troppo alto, e allora ecco l’«obbligatorietà» anche di «alcune parole dell’inno nazionale»: un codicillo musical-politico subito proposto ed adottate da altri deputati appartenenti al partito di Emmanuel Macron (La République en Marche) «per non ripiegare solo su un emblema nazionale, riconducibile ad una priorità nazionale, quindi di destra».
«Di fronte al rifiuto di aderire ai valori della Repubblica conclude Ciotti che colpisce alcuni complessi scolastici, soprattutto durante i minuti di silenzio in memoria delle vittime del terrorismo, è urgente ricordare la forza e la preminenza dei nostri valori e dei nostri simboli. La bandiera francese, il vessillo europeo e la Marsigliese rappresentano una barriera contro le piaghe che ci minacciano».
Ma gli studenti saranno d’accodo? Rivoluzione in vista. L’ennesima.