il Fatto Quotidiano, 16 febbraio 2019
Intervista a Enrico Lucci
Quanto lo ha perseguitato?
Parecchio, però sentivo un rapporto affettivo sincero.
Con lei si illuminava.
Mi telefonava di notte, dopo aver visto i miei servizi.
L’aveva nominata “suo figlio”.
Appena l’ho letto mi sono fiondato da lui in Liguria.
E le ha aperto la porta di casa in mutande.
Davanti la telecamera era come un bambino al lunapark, e questo lato del suo carattere era commovente. Per un riflettore Gianfranco era disposto quasi a tutto.
(Gianfranco è Funari, uno dei grandi della televisione di ieri e di oggi – tanti provano a imitarlo, senza riuscirci – per anni vittima consapevole, benevola e divertita dei servizi di Enrico Lucci ai tempi de “Le Iene”: “con lui ne ho girati una decina”. Il 25 febbraio su Rai2 lo stesso Lucci condurrà una puntata dedicata a Funari con in studio una serie di ospiti, compreso il suo storico nemico, Emilio Fede).
La telecamera fonte di gioia.
Si divertiva, trovava il suo ambiente naturale, la sua cifra; bastava lanciare un’idea e si fiondava, mentre Morena (la moglie di Funari) provava a fermarlo.
Inutilmente…
La mandava a quel paese: “A Morè, vaffanculo, sta’ bona, lo sai com’è fatto Enrico!”
Le concedeva tutto.
Gli ho messo il pannolone, lui contento.
Una volta l’ha trovato mentre stava molto male.
Era sempre un latente malato, pieno di by-pass, però in un’occasione sono arrivato e aveva il piede dentro una pozza di sangue. Non se n’era accorto.
E lei?
“Gianfrà, come sei ridotto!”.
Risposta.
Mandato a quel paese. E poi era sempre lui, non recitava mai.
Lo seguiva da ragazzo?
Grazie alla mia fidanzata d’allora, sua fan; piano piano ho capito, e mi piaceva perché a volte lo trovavo irritante, specialmente quando si abbassava a un livello fastidioso.
Però…
Mi stimolava e con Le Iene andavo da lui appena leggevo qualcosa che lo riguardava, come quando gli hanno rubato una Bentley, neanche assicurata.
Le dava consigli sul lavoro?
Alla Funari: “Ricorda: devi sempre essere te stesso, non ti devi sforzare”. E poi gli aspetti pratici: “Te fai pagà bene? Dormi in un hotel 5 stelle? Viaggi in prima classe?”.
Culturalmente preparato?
Secondo me era autodidatta, ma bravissimo ad acchiappare tutto quello che gli passava sotto il naso.
Come personaggio è stato un po’ archiviato…
Perché non era affidabile: non sapevi mai dove andava a parare e in questo ambiente si preferisce un mediocre controllabile a un fuoriclasse in grado di sparigliare.
Con lui si è mai censurato?
No, perché non si stupiva di nulla. Una volta gli ho chiesto: “In televisione si può far vedere il culo?”. Sì, Enrì…
E allora?
Si è tirato giù i pantaloni.
Di sesso parlava?
Gli piaceva insegnare, offrire lezioni di vita. Su qualunque argomento.
L’ultimo consiglio ricevuto da Funari?
Non solo rivolto a me, ma all’intera umanità e offerto da Gianfranco mentre era sdraiato su un finto letto di morte: “Lavateve la capoccia tutti i giorni: una testa ben pulita fa stare bene l’intera giornata”.
Giusto.
Ogni volta che sono indeciso sulla doccia, penso a lui.
Lei che tipo di televisione propone?
Come mi ha insegnato Gianfranco, sono sempre io, quindi cerco di capire cosa ho nel cervello e lo immetto nei contenitori che mi danno gli altri. Un po’ quello che accadrà con queste serate previste su Rai2 (Oltre all’appuntamento dedicato a Funari, da lunedì Lucci è in onda con “Realiti Sciò, da un’idea di Umberto Alezio”: una serie di docufilm realizzati con il suo solito stile)
Politici, vip, pseudo vip, ancora parlano con lei. Perché?
Non lo so, è un mistero.
Proviamo a svelarlo…
È passata l’idea secondo la quale bisogna aprirsi, darsi, comunicare, invece l’unica via d’uscita, l’unica libertà è l’assenza.
Quindi, al posto loro, tacerebbe con Lucci…
Esatto, fosse per me non parlerei con nessuno, neanche nella vita privata. Non mi fido più.
E non metterebbe un pannolone davanti la Tv.
Noooo, e poi in realtà sono un timido, tutto quello che ho fatto è una sorta di terapia per sbloccarmi e negli anni ho imparato a vivere per sottrazione, cerco di togliermi.
Non è fan dei social.
Penso a tutti quegli intellettuali che anni fa propinavano l’idea che avrebbero unito il mondo, in realtà è uscita una fogna composta da ignoranti, fascisti e malati mentali che hanno pure fatto scuola.
E Facebook?
Sono stato obbligato: c’erano pagine a mio nome, per bloccarle ne ho aperta una ufficiale, però non scrivo nulla, è ferma… (ride senza scomporsi)
Cosa la fa sorridere?
Controllo tutto, rispetto a me il Kgb è nulla.
Ha mai l’ansia da diretta?
No, perché parto dal concetto che alla fine moriamo, quindi qualsiasi cosa lascerà un vuoto colmabile.