Corriere della Sera, 15 febbraio 2019
Nove aggressioni in casa su 10 non vengono denunciate
Se fa male non può essere amore. Il monito resta valido ma non sempre è facile cogliere i segnali di un rapporto che sta degenerando. Per questo il convegno che si è tenuto ieri al Senato, dal titolo «Non lo chiamate Amore», vuole puntare sulla prevenzione dei femminicidi, 5 dall’inizio dell’anno e 69 nel 2018, secondo i dati del «1522», il numero di pubblica utilità della Presidenza del Consiglio.
La scelta di organizzare l’evento – presenti, tra le altre, la garante per l’infanzia Filomena Albano e la presidente del Telefono Rosa Maria Gabriella Carnieri Moscatelli – nel giorno di San Valentino non è stata casuale: dal non amore ci si può salvare, «giocando d’anticipo». A spiegarlo è stato Marco Meliti, presidente dell’Associazione italiana di diritto e psicologia della famiglia: «Abbiamo creato un decalogo per cogliere i segnali prima di entrare in una relazione tossica. Puntiamo sulla “rieducazione” sentimentale per contrastare un fenomeno molto più ampio di quello che conosciamo visto che il 90 per cento delle violenze in famiglia non vengono denunciate».
Secondo Save the children in Italia sono più di 1,4 milioni le mamme vittime di violenza domestica e, accanto a loro nel 48,5 per cento dei casi ci sono anche i bambini. Tante le richieste di aiuto: da quando è nato il «1522», i contatti sono stati oltre 253 mila (38 mila solo nel 2018).
Oltre all’invito per le donne ad uscire dal silenzio e a non sottovalutare la sensazione di sentirsi squalificate nel rapporto, il convegno è stato l’occasione per presentare un vademecum per aiutarle a riconoscere tutti i possibili segnali di violenza e spiegare che è fondamentale denunciare, ma anche rivolgersi a un consultorio o chiamare un numero dedicato alla tutela delle donne, perché è fondamentale essere seguite durante tutto il percorso».
«Oggi più che mai occorre prendere atto della necessità di un approccio culturale al fenomeno – ha detto Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato – in cui la valorizzazione delle opere di prevenzione assuma un ruolo prioritario anche rispetto alle azioni di repressione che, comunque, non devono mancare. Prevenire per vincere le paure».