ItaliaOggi, 15 febbraio 2019
Diritto & Rovescio
A Carlo Calenda non è piaciuto l’epiteto di «burattino» rifilato a Conte, addirittura in lingua italiana, nel parlamento europeo di Strasburgo, dal leader belga dei liberali, Verhofstadt. «A me», ha subito precisato Calenda, «che qualcuno dia del burattino in una sede internazionale istituzionale al Presidente del Consiglio del mio paese, fa notevolmente incazzare. Comunque la si pensi». Una precisazione di questo tipo sarebbe ovvia in qualsiasi paese democratico. Ma in Italia è un’assoluta novità. Da noi, specie la sinistra, è nota per usare la sponda estera per colpire i leader avversari senza tener conto di infangare il proprio paese. Calenda rimette i birilli a posto perché è un hombre vertical, un uomo con la schiena diritta, risoluto ma non fazioso. È stato l’unico, quando era ministro dello sviluppo economico, a mettere a posto Macron quando voleva stracciare il contratto dei Cantieri Stx con Fincantieri, regolarmente perfezionato dalle parti. Sarebbe stata una cosa illegale e dannosa per l’Italia. Lui disse: «Non si può fare». E non si fece. Mentre a Gentiloni somministravano i sali, per tenerlo su.