il Giornale, 14 febbraio 2019
Nel 2100 l’Italia sommersa dal mare
Pianura Padana completamente sommersa dalle acque del Mar Adriatico, Golfo di Taranto, di Oristano e di Cagliari a rischio erosione completa. Quanto a Roma e Venezia saranno parzialmente sommerse in assenza di interventi di mitigazione e adattamento. È così che potrebbe presentarsi l’Italia nel 2100 e le cause andrebbero ricercate sia nell’effetto serra che ha causato l’innalzamento delle temperature e, di conseguenza, del livello del mare, sia nei movimenti tettonici del pianeta.
A sostenerlo è uno studio di un gruppo di ricercatori del laboratorio Modellistica Climatica e impatti dell’Enea pubblicato sul Quaternity Science Reviews. Secondo la ricerca, infatti, l’Italia tra circa 85 anni perderà gran parte del suo patrimonio paesaggistico, dato che l’innalzamento del livello del mare di 28-60 centimetri e i movimenti tettonici porteranno alla sommersione di 5500 chilometri quadrati di pianure costiere. «Alcune aree sono già oggi a zero o sottozero e la costa si abbassa, si alza o si sposta per vari motivi», ha sottolineato Fabrizio Antonioli, il direttore della ricerca in un’intervista. Nello specifico entro la fine del secolo l’innalzamento del mare lungo le coste italiane è stimato tra 0,94 e 1,035 metri (modello cautelativo) e tra 1,31 metri e 1,45 metri (su base meno prudenziale). A questi valori bisogna aggiungere il cosiddetto «storm surge», la coesistenza di bassa pressione, onde e vento, variabile da zona a zona, che in particolari condizioni determina un aumento del livello del mare rispetto al litorale di circa un metro.
Il fenomeno dell’innalzamento, spiega l’Enea, riguarda praticamente tutte le regioni italiane bagnate dal mare per un totale di 40 aree costiere a rischio inondazione. Tra queste ci sono l’area nord adriatica tra Trieste, Venezia e Ravenna; la foce del Sangro e del Tronto in Abruzzo; l’area di Lesina e di Taranto in Puglia; La Spezia in Liguria, tratti della Versilia e le aree di Grosseto e di Albinia in Toscana; la piana Pontina, di Fondi e la foce del Tevere nel Lazio; la piana del Volturno e del Sele in Campania; l’area di Cagliari, Oristano, Fertilia, Pilo, Platamona e Valledoria, di Porto Pollo e di Lido del Sole (Olbia) in Sardegna; Metaponto in Basilicata; Granelli (Siracusa), Noto (Siracusa), Pantano Logarini; Gioia Tauro in Calabria. Sommando la superficie delle 15 zone costiere già mappate nel dettaglio si arriva a un’estensione a rischio inondazione di 5.686,4 km2, pari a una regione come la Liguria.