Corriere della Sera, 14 febbraio 2019
Caccia ai 7 bonsai rapiti a Tokyo
PECHINO I giapponesi stanno seguendo il furto di sette piante bonsai con la stessa emozione che potrebbe provocare il rapimento di un bambino. I piccoli e preziosissimi alberi, uno di 400 anni, alto 83 centimetri, sono spariti la notte del 12 gennaio dal vivaio del signor Seiji Iimura a Kawaguchi, nella prefettura di Saitama, vicino a Tokyo.
Il giardiniere Iimura, 54 anni, quinta generazione di una famiglia dedita da secoli alla cura dei bonsai, ha un parco con tremila piante, ma si è accorto subito della scomparsa, perché i ladri avevano portato via le sue creature più belle: i cipressi in miniatura Shinpaku. «Chi li ha rapiti dev’essere del mestiere, ha scelto con occhio esperto», ha detto Iimura all’Asahi Shimbun.
I sette bonsai rubati valgono molto, solo quello antico di quattro secoli ha un prezzo di 100 mila euro, ma non è tanto questo che angustia il giardiniere giapponese e la moglie Fuyumi. «Li abbiamo allevati come bambini, li consideriamo nostri figli», hanno detto commossi. E poi hanno chiesto ai sequestratori: «Vi preghiamo di restituirli, ma intanto curateli, annaffiateli come si deve perché sono delicati e fragili, sono come figli di 400 anni». La coppia ha cercato di toccare il cuore dei banditi: «Quella pianta può vivere per sempre, anche quando noi non saremo più su questa Terra, ma non resiste nemmeno una settimana se non viene bagnata secondo le regole».
Il vivaio Iimura era aperto, non c’erano recinzioni, perché lui voleva che tutti potessero condividere la gioia di ammirare da vicino le creature potate con cura religiosa, giorno dopo giorno.
Nel vivaio
I proprietari parlano
dei loro alberi: «Li abbiamo allevati come bambini»
Secondo la stampa di Tokyo, nella zona potrebbe essere in azione un rapitore seriale, perché da un altro vivaio a novembre erano scomparsi altri otto bonsai, sempre della specie Shinpaku. Il proprietario, Hiromi Hamano, aveva messo telecamere di sorveglianza dopo un furto precedente. Ma non è servito: il filmato notturno mostra solo un uomo incappucciato che porta via i cipressi nani. Unico particolare utile alle indagini: il rapitore va a colpo sicuro verso la zona dei cipressi.
Hamano ha osservato che gli Shinpaku vengono venduti in Vietnam e Cina a prezzi molto più alti di quelli del mercato giapponese. Il furto potrebbe essere su ordinazione di un commerciante internazionale? Ora il vecchio coltivatore di bonsai, 81 anni, pensa di organizzare ronde notturne con i vivaisti della zona.
Bonsai è una tecnica ma anche un’arte: il termine significa piantare in una ciotola; poi si lavora come uno scultore con il cesello per mantenere l’albero piccolissimo, riducendo le radici e modellando i rami con interventi da chirurgia plastica. Bonsai è diventato anche un fenomeno economico: il Giappone ne ha esportati per un valore di circa 90 milioni di euro l’anno scorso. Sono stati i cinesi, intorno all’anno Mille, i primi a coltivare alberi lillipuziani, chiamandoli penzai o penjing. I giapponesi si sono appassionati un paio di secoli dopo e hanno sviluppato il bonsai secondo i canoni del pensiero zen buddhista. Verso la metà del XIX secolo, quando il Giappone ha cominciato ad avere rapporti con l’Occidente, i bonsai sono arrivati in Europa e hanno conquistato l’aristocrazia. Oggi quelli di qualità sono ancora uno status symbol, per il loro costo e la difficoltà di tenerli in vita nelle nostre case.
L’inconsolabile signor Iimura ha lanciato la foto della sua creatura scomparsa su Facebook con queste parole: «Ha un valore profondo per me, penso che chi lo ha preso lo capisca, se gli piacciono i bonsai. Signore e signori, se avete visto questo bonsai da qualche parte, vi prego, fatemi sapere. Grazie».