la Repubblica, 14 febbraio 2019
A Rimini torna il canto delle sirene
A Rimini torna il canto delle sirene, il suono che guidava i marinai in porto nelle giornate di nebbia. Torna dopo anni di silenzio e grazie alla nostalgia dei cittadini che non hanno voluto sacrificare la voce del mare alle nuove tecnologie. Il loro nautofono era stato spento nel 2013: non serviva più a nulla, mandato in pensione, al pari di tanti altri in giro per l’Italia, da radar e computer. Peccato che la sua sirena, una sequenza acustica identica a quella del segnale luminoso emesso dal faro, fosse un pezzo di storia, un simbolo del passato e della identità cittadina. Se prima lo davano per scontato, quando lo hanno perso si sono sentiti improvvisamente soli, smarriti in mezzo al niente come il nonno di Titta in Amarcord di fronte al cancello di casa: “Ma dov’è che sono? Mi sembra di non stare in nessun posto. Se la morte è così, non è un bel lavoro: sparito tutto, la gente, gli alberi, gli uccellini per aria, il vino…». Del resto il canto della sirena si alzava proprio dalla “palata” come chiamano a Rimini la fine del molo da cui Fellini immaginava l’apparizione notturna del transatlantico Rex. Duecento metri di passeggiata sul mare, illuminata dalle luci dei pescherecci che rientrano in porto e cullata dal rumore delle onde fino alla punta estrema, a un passo dagli scogli, il punto perfetto dove aspettare l’alba dopo una notte di divertimento, ultima meta di camminate solitarie o romantiche, ancora più romantiche se ad accompagnarne i passi c’era il “fischione”. Perdere quel suono era troppo: non si butta via così il proprio passato. E poi altri comuni – San Benedetto del Tronto e Fano per esempio – erano riusciti a tenerlo in vita. I riminesi hanno raccolto firme e riepmpito i social di appelli.
Hanno ricordato che Fellini era solito cercare ispirazione proprio su quel pezzo di molo, che anche Tonino Guerra vi andava a passeggiare e che per i vitelloni, altra istituzione locale, quel muggito in sottofondo era un viatico per le conquiste. Insomma, tanto hanno fatto, che alla fine il sindaco Andrea Gnassi si è fatto carico della battaglia. Non è stato facile: il proprietario – il comando dei fari e dei segnalamenti marittimi “Mari Fari” di Venezia – non poteva accettare pagamenti in denaro ma solo in permuta. E quindi, tra proposte di baratto, prima divise poi pali per l’ormeggio, le cose sono andate per le lunghe.Alla fine hanno vinto loro, i nostalgici del nautofono: il dispositivo, acquisito gratuitamente attraverso la Consulta degli operatori del porto, sarà ricollocato là dove era sempre stato, all’estremità destra del porto canale. I lavori inizieranno entro la fine del mese e presto il canto delle sirene tornerà a suonare nel mare e nelle strade di Rimini.