il Fatto Quotidiano, 14 febbraio 2019
Un sovranista al luna park
Dimenticate il premio Strega, i tortelli alla zucca, i Gonzaga. A Mantova c’è qualcosa di meglio. La genialità più autentica e sorprendente risiede altrove e più precisamente nel genio incomparabile del consigliere comunale di Forza Italia, Luca De Marchi, anni 57, tatuaggi sparsi e un’evidente passione per bilancieri e lampade abbronzanti, lampade che dimostrano ancora una volta l’allarme lanciato dai medici: i raggi uva fanno male. Molto male.
Lo Schwarzenegger del mantovano infatti, sull’onda della propaganda anti-immigrati, due giorni fa ha pensato bene di lanciare una simpatica iniziativa: il 15 febbraio, nel luna park di Mantova, distribuirà frittelle gratis ai bambini italiani. Ai bambini stranieri no. Non è neppure ben chiaro se i bambini stranieri potranno avere frittelle pagando o, vista la loro provenienza, tentando con il baratto: che so, una frittella in cambio di un bongo, un acchiappasogni, una lancia d’avorio.
A chi in un primo momento gli ha chiesto spiegazioni pensando a una boutade, De Marchi ha risposto beato: “Sarò presente allo stand presso il luna park per la distribuzione di frittelle, dolce tipico della tradizione mantovana, destinato solo ai bambini italiani. Puntiamo lo sguardo sulle famiglie extracomunitarie che godono di agevolazioni, mentre le famiglie mantovane devono rinunciare ai momenti di svago con i figli perché subissate di pensieri”. Insomma, siccome gli stranieri sono già ricoperti d’oro e i loro figli hanno il tenore di vita di Nathan Falco Briatore, leviamogli le frittelle.
Immaginate che bella scena venerdì pomeriggio al Luna Park allestito vicino a Palazzo Te: frittelleeeeee frittelleeeeee gratis! Venghino bambini venghino! Tu no bambino, sei somalo, quindi siediti su quella panchina e mangiati il tuo cous cous!”. “Ma in Somalia non ho mai visto cous cous!”. “E certo, perché tuo padre ha un iPhone e i vestiti firmati, mangiavate solo caviale!”. “Cos’è il caviale?”. “Vabbè se tuo padre non ti ha ancora imparato l’italiano, poi non ti lamentare se non mangi frittelle gratis!”.
Immaginate i bambini italiani che si mettono nella “fila giusta” di triste memoria, che si strafogano di frittelle, che salgono sulle giostre con le mani unte di fritto mentre i bambini stranieri guardano muti o lanciano palline nelle vasche dei pesci rossi. Nel frattempo, lo Schwarzenegger mantovano gonfia i suoi pettorali perché i bambini mantovani hanno fatto bene alla sua propaganda becera. Perché ha ottenuto qualche voto in cambio di un po’ di grassi saturi.
Del resto, la storia di De Marchi non poteva suggerire nulla di meglio: nasce leghista, poi siccome desidera migliorarsi umanamente approda a CasaPound. Viene cacciato da CasaPound perché, inaspettatamente, dichiara di voler partecipare al Gay Pride di Mantova e Casa Pound replica “De Marchi predilige ancora una volta la ricerca di visibilità personale alla condivisione di intenti”. In pratica, perfino CasaPound, quella con il vicepresidente Simone Di Stefano che strappa la bandiera dell’Ue per sostituirla con quella italiana e viene condannato, gli dà del mitomane. Un record. A quel punto, sempre coerente col suo percorso di miglioramento umano, De Marchi entra in Fratelli D’Italia, da cui con cotanto curriculum viene accolto a braccia aperte e con conferenza stampa festante. Nel suo ruolo di consigliere comunale si fa riconoscere per le iniziative sobrie, quali la richiesta dell’esercito a Mantova o quella di suonare l’Inno di Mameli all’inizio di ogni consiglio comunale. Sulla sua pagina Facebook invece si fa riconoscere per i contenuti lucidi, come la sua foto da bambino biondo e la didascalia “Che bel ariano classe 1961” (scritto così, perché prima gli italiani sì, prima l’italiano mai). La sua fidanzata – quando si dice “affinità elettive” – su Facebook ha la foto profilo con le statue di cera di Hitler e Mussolini.
Ora, è chiaro che De Marchi ha capito che dopo la vicenda dei bambini stranieri esclusi dalle mense, farsi propaganda sulla pelle dei minori avrebbe garantito un risultato mediatico notevole. Peccato gli sia sfuggito il concetto di discriminazione razziale. Ed è così che dopo CasaPound perfino Giorgia Meloni ieri l’ha cazziato: “Mi dissocio nella maniera più categorica dall’iniziativa presa dal consigliere de Marchi a Mantova, che lede l’immagine di Fratelli d’Italia. Il consigliere la annulli immediatamente e porga scuse”.
Mentre pensa di proseguire il suo percorso umano forse approdando a Forza Nuova o fondando il partito “Frittelle d’Italia”, De Marchi a quel punto fa marcia indietro e dice che voleva solo lanciare una provocazione politica, annulla tutto. Anche perché questo nessuno l’ha detto, ma De Marchi ha un figlia che ha sposato un ragazzo iraniano e dunque una nipote non proprio ariana, come direbbe lui.
Lo chiamo al telefono e gli domando se mentre lanciava questa iniziativa, pensava a sua nipote, che sarebbe rimasta senza frittelle. “Senta, chi mi conosce sa come sono, mia nipote non è da strumentalizzare”, replica. Gli chiedo anche se si rende conto che gli stranieri venerdì non avrebbero portato i bambini al luna park per evitare l’umiliazione. “E vabbè, qualcuno sarebbe rimasto a casa, ma chi fosse passato di lì si sarebbe accorto che le frittelle c’erano per tutti”. Infine, gli domando se sia il caso di pubblicare la sua foto da bambino biondo e la scritta “bel ariano”. “Su Facebook mi piace scherzare, comunque sono stato frainteso su tutto”.
Frainteso, certo. Fatto sta che fare marcia indietro è complicato. Ormai la frittata, più che la frittella, è fatta.