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 2019  febbraio 14 Giovedì calendario

La prima foto del leopardo nero

Per la stessa popolazione del Kenya, dove si muoveva di notte, era diventato una leggenda vivente, un’icona perduta. Gli abitanti delle zone interne, quando si trovavano vicino ai focolari di sera, dopo avere mangiato e fumato il loro acre tabacco, ne parlavano con rispetto. I giovani schernivano gli anziani che con occhiate di ghiaccio gli facevano capire che non stavano scherzando e che i loro vecchi lo avevano visto più volte, quindi nessuno se lo era inventato. Per di più, alcuni affidabili locali ne avevano scorto le tracce e narravano di averlo intravisto nottetempo.
Si tratta del leopardo nero selvatico africano, molto simile al classico leopardo, ma con un mantello nero fuligginoso a causa del melanismo, l’esatto contrario dell’albinismo. Anche se il mantello del leopardo appare nero durante il giorno, i suoi schemi a rosetta sono visibili nelle immagini a infrarossi notturne.
Will Burrard-Lucas, un fotografo britannico che da anni s’interessa di questa rarissima specie, ha raccolto le segnalazioni provenienti dagli indigeni e le ha ritenute affidabili. Quindi si è mosso con tutta la sua sofisticata attrezzatura, fatta di trappole fotografiche a sensori luminosi wireless e si è messo sulle tracce di una delle leggende viventi.
Il Guardian e la Cnn scrivono in modo appassionato di questa caccia fotografica entusiasmante, di questa sfida tra uno dei più elusivi mammiferi del mondo e un uomo da carattere d’acciaio che non molla la preda neanche quando la situazione appare disperata o compromessa. E l’ultima fotografia di questo animale era apparsa nel 1909, praticamente un secolo fa.
In realtà, l’anno scorso, un biologo dello zoo di San Diego (California), Nick Pilfold, venuto egli stesso a conoscenza di quanto narravano i locali, aveva portato una sua troupe sul luogo, dotata di telecamere a sensori notturni, Nick ha detto di aver girato il film del raro «gattone» in una delle telecamere piazzate nella contea di Laikipia, ma le immagini notturne pare non fossero del tutto soddisfacenti, anche se c’era una elevata probabilità che si trattasse proprio del leggendario leopardo. Sarebbe stata meglio una bella istantanea.
Will Burrard ha sistemato la sua attrezzatura e ha sfoderato la sua arma più potente, quella che solo i grandi fotografi e i grandi documentaristi possiedono: la pazienza. Dopo giorni e giorni di riscontri negativi, una mattina Will ha scorso le immagini scattate durante la notte automaticamente dal suo raffinato dispositivo. Bingo! «Ho dato una rapida occhiata all’ultima trappola, non aspettandomi di trovare molto – ha affermato Will sul suo blog – e mentre passavo in rassegna le immagini sul retro della macchina fotografica, mi sono fermato e ho sbirciato una fotografia senza comprenderne subito il valore... Vedevo un paio di occhi circondati da cerchi oscuri... Un leopardo nero! Non ci potevo credere e ci sono voluti alcuni giorni prima che mi rendessi conto di avere realizzato il mio sogno».
Alla fine Will e Nick, i due cacciatori, si sono incontrati e ne è uscito un articolo sull’African Journal of Ecology con le istantanee rubate da Will a una delle leggende della natura.
Nelle notti dal cielo stellato, ora i vecchi che masticano e fumano tabacco, mentre bevono il tè nero e forte del Kenya, guardano i giovani che strascicano i piedi a disagio per avere osato contestare la loro parola. Il leopardo nero non è più nelle loro menti, ma indelebilmente impresso su una lucida carta fotografica.