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 2019  febbraio 14 Giovedì calendario

Il Parlamento lavora pochissimo

Nelle prossime settimane il Parlamento italiano voterà la ratifica dell’accordo di cooperazione in materia di difesa siglato con il governo del Niger un anno e mezzo fa, nel quale si prevedono, tra le altre cose, scambi di «visite di navi militari». Cosa c’è di strano? A parte che il Niger non ha sbocchi sul mare, non possiede porti né marina militare, è tutto normale.Approvare leggi anche più surreali di questa fa parte dei compiti ordinari di deputati e senatori, nessuno dei quali, probabilmente, si accorgerà della cosa: ammesso che qualcuno di loro sappia dove è il Niger, chi le legge mai certe norme? Intese del genere vengono fatte copiando e incollando il testo adottato per altri Paesi, e votate a occhi chiusi. I risultati sono questi. Inutile lamentarsi per la perdita di credibilità delle istituzioni, però, se lavorano così. Le due Camere, anzi, non sembrano fare altro. I dati sulla produzione legislativa (eufemismo) pubblicati ieri dalla fondazione Openpolis confermano che il Parlamento incapace da anni di varare una legge sul fine vita (a proposito, la Corte Costituzionale ha dato tempo sino al settembre 2019 e ancora non si muove foglia) è riuscito comunque a eutanasizzare se stesso. Nel mese di gennaio sono state approvate sette leggi, che per questa legislatura è un record. Però sono tutte, dalla prima all’ultima, ratifiche di trattati internazionali, tipo quello sottoscritto con il Niger. Riguardano gli scambi culturali con il Laos, la cooperazione culturale con il Montenegro e cose del genere. Provvedimenti che, oltre a interessare pochissimi italiani, nascono fuori dal Parlamento e possono solo essere approvati a scatola chiusa da senatori e deputati, che di norma lo fanno senza porsi domande: guarda caso, in quelle sette votazioni si è registrato il voto contrario di un singolo parlamentare. Il succo del discorso è che, risultati alla mano, il valore aggiunto dei 945 eletti (e stipendiati) dal popolo contribuente è stato pari a zero. l’abuso di fiducia L’unico altro provvedimento votato – ma non approvato – nel primo mese dell’anno è il decreto semplificazioni, che ha passato l’esame di palazzo Madama. Proprio i decreti che il governo sforna a getto continuo – più di due al mese – anche fuori dai «casi straordinari di necessità e urgenza» prescritti dalla Costituzione, sono il principale motivo che spiega il ruolo di «schiacciabottoni» al quale sono ormai ridotti senatori e deputati. Delle 28 leggi approvate dopo il 4 marzo, ben 12 sono decreti, 3 sono provvedimenti di bilancio o testi collegati (la cui responsabilità ricade sempre sull’esecutivo), 8 sono ratifiche di trattati internazionali e appena 5, meno di una ogni trenta giorni, le leggi ordinarie. Aule e commissioni parlamentari sono rese ancora più superflue dalla questione di fiducia con cui Conte e i suoi ministri hanno blindato sinora un provvedimento su tre. Sono numeri in linea con quelli dei passati governi e confermano che, pure sotto questo aspetto, «cambiamento» è una parola vuota. riunioni brevissime Visti i margini sempre più ridotti di cui la maggioranza dispone a palazzo Madama, dove a fare la differenza sono rimasti appena sei senatori, è facile prevedere che nei prossimi mesi l’attività si ridurrà ulteriormente, per non mettere a rischio la traballante alleanza gialloverde, mentre aumenterà il ricorso alla fiducia da parte del governo. Non è solo il Parlamento, però, che si è ridotto a una casa di riposo. Qualcosa di simile sta succedendo al consiglio dei ministri. Le sei sedute del mese di gennaio sono durate in media mezz’ora e nessuna ha raggiunto i sessanta minuti. Non è un’eccezione: governo dopo governo, avverte la fondazione Openpolis, la durata delle riunioni di gabinetto a palazzo Chigi si accorcia. Cosa significa? Che le decisioni vere sono prese altrove, non lì dentro. L’indirizzo politico dei provvedimenti è concordato al telefono o in incontri privati tra i leader di partito e i contenuti tecnici sono predisposti dalle burocrazie dei ministeri, talvolta settimane dopo che il varo ufficiale è stato annunciato in pompa magna. Ma se Parlamento e consiglio dei ministri assomigliano sempre più a due gusci vuoti con tanta propaganda attorno, cosa resta delle istituzioni della repubblica, oltre alle corti giudiziarie e alle procure?