Il Messaggero, 14 febbraio 2019
Quindicimila italiani sono sieropositivi senza saperlo
Anni di ricerca, di battaglie e campagne di informazione e sensibilizzazione non sono servite a eliminare o contenere significativamente l’incubo dell’Hiv. Neanche nel nostro paese. Perché se anche i nuovi casi di infezione da virus Hiv sono praticamente stabili in Italia, è allarme contagi tra i giovani probabilmente anche a causa di una preoccupante sottovalutazione dei rischi. Secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità (Iss), nel 2017 in Italia sono state segnalate 3.443 nuove diagnosi di infezione da Hiv, pari a 5,7 nuovi casi per 100.000 residenti, un dato in linea con la media europea.
L’incidenza maggiore di infezione da Hiv è nella fascia di età 25-29 anni. La maggioranza delle nuove diagnosi Hiv positive è attribuibile a rapporti sessuali non protetti: nel 45,8% dei casi si tratti di rapporti eterosessuali. È in aumento, seppure di poco, il rischio nei giovanissimi fra i 15 e i 24 anni, fra i quali si registra anche la maggior proporzione di contagi nel sesso femminile. Sporadici invece sono nuovi casi di Hiv fra bambini: nel 2017 sono stati 14, due quattordicenni contagiati da rapporti eterosessuali e dodici neonati che hanno contratto l’infezione dalla madre straniera. Nel 2017, tra le Regioni con un numero superiore a un milione e mezzo di abitanti, le incidenze più alte sono state registrate in Lazio, Liguria e Toscana. Nel Lazio, in particolare, sono stati registrati con 7,5 contagi per 100mila residenti. Per quanto riguarda invece l’Aids il un numero di casi in Italia è in lieve diminuzione. Il Centro Operativo Aids dell’Iss ha censito 690 casi totali, pari a 1,1 nuovi casi per 100mila residenti. Anche se il numero è in leggero ma costante calo negli ultimi anni, aumenta la proporzione di persone che scoprono di essere malate di Aids e che non sapevano di essere sieropositive: erano il 20% nel 1996, nel 2017 sono state quasi il 74%). Preoccupano quindi le diagnosi tardive, che sono ancora molte e questo contribuisce ad alimentare, sia la diffusione del virus che il rischio di ammalarsi di Aids. Inoltre, uno studio dell’Iss ha rilevato un altro dato inquietante: attualmente in Italia almeno 15mila persone sono infette senza saperlo e, di queste, circa 6mila sono in uno stadio avanzato, ovvero vicine al baratro dell’Aids conclamato.
L’allarme giovani non riguarda solo l’Italia. Attualmente nel mondo 3 milioni di bambini e adolescenti sono sieropositivi, e ogni giorno quasi 700 adolescenti tra i 10 e 19 anni diventano sieropositivi. Anche se entro il 2030 il numero di nuovi contagi da Hiv tra i bambini sotto i 10 anni sarà dimezzato, quello tra gli adolescenti calerà solo del 29%.
Progressi troppo lenti per l’Unicef, secondo cui da qui al 2030, circa 360.000 adolescenti moriranno per malattie collegate all’Aids, in assenza di investimenti nei programmi di prevenzione, diagnosi e cura dell’Hiv. Una situazione su cui incide anche una percezione del rischio da Hiv ancora molto confusa, una scarsa propensione a ricorrere al test e un mancato uso del profilattico, che tra i giovanissimi può superare il 50%, come segnala la Lega italiana per la lotta contro l’aids (Lila). Dalle richieste arrivate alla loro helpline, hanno rilevato domande e timori legati soprattutto al mancato uso o alla rottura del profilattico. Per quanto riguarda invece la richiesta di informazioni tra gli adulti, il Telefono Verde Aids dell’Iss segnala un calo importante di telefonate da parte delle donne, scese dal 35% nel 1987 al 13% nel 2017.