La Stampa, 13 febbraio 2019
Così la “Bestia” di Salvini sta vincendo
L’Abruzzo è l’ultima conferma di un’escalation inesorabile: la “Bestia”, il sistema informatico personalizzato di Matteo Salvini, sta vincendo la guerra della comunicazione con la Casaleggio Associati, in un terreno nel quale i Cinque Stelle potevano vantare un’eccellenza, un know how al quale aveva guardato mezza Europa. Casaleggio padre era stato precursore nel web-marketing in campo politico, cioè nel testare l’appeal tra l’opinione pubblica di un tema per poi scartarlo, o invece cavalcarlo nel caso in cui se ne scopriva la capacità di fare consenso. Beppe Grillo per diversi anni ha animato uno dei Blog più innovativi e influenti del mondo, a lungo è stato il personaggio pubblico italiano più seguito su Facebook, ma in questa hit parade i rapporti già da tempo si sono capovolti e ieri mattina alle 5 Matteo Salvini ha raggiunto quota 3.462.851 fans, con un balzo nell’ultima settimana di 18.073 amici, pari a sei volte l’incremento di Luigi Di Maio negli ultimi sette giorni.
Ma i numeri sono soltanto un indice, uno dei tanti, di una battaglia che si gioca su un terreno immateriale: la battaglia per la conquista dell’immaginario collettivo, nella quale contano le tecniche dell’empatia. Quelle che consentono di lanciare i messaggi “giusti”, animando le parole e i gesti che fanno consenso. Le armi più sofisticate della propaganda: quelle che penetrano in modo invisibile e inconsapevole nelle persone.
Quando Matteo Salvini diventa segretario della Lega Nord – era il dicembre del 2013 – tra Carroccio e Cinque stelle non c’era partita in questo campo così sofisticato: il capo della Lega era seguito su Facebook da 44.559 fans, un pulviscolo rispetto ai 642.049 di Beppe Grillo, a quel tempo indiscusso numero uno dei pentastellati.
Ma è in quei mesi che Salvini getta le basi della successiva escalation: ascolta il consiglio di Luca Morisi, un mantovano di 39 anni, laureato in filosofia ma col pallino del web, che gli sconsiglia Twitter e lo indirizza su Facebook. Due anni dopo, quando Salvini non è ancora Salvini, i suoi fans sono diventati un 1.261.690, non solo tanti ma anche più del presidente del Consiglio dell’epoca, Matteo Renzi. Ma nella prima legislatura di opposizione dei Cinque stelle, 2013-2013, la Casaleggio dilaga sui Social, muove i troll (i disturbatori dei propri nemici), il web diventa il moltiplicatore delle parole d’ordine del Movimento, affinate col sistema del web-marketing.
E nel giugno 2018, quando arriva la stagione del governo, Salvini e Di Maio puntano tutte le proprie carte sugli staff della comunicazione. Il vicepresidente dei Cinque Stelle e il presidente del Consiglio si affidano a Rocco Casalino e Pietro Dettori, direttamente “ispirati” dalla Casaleggio Associati, mentre il vice della Lega è nelle mani di Ida Garibaldi, Andrea Paganella e Luca Morisi, il dottor Stranamore di Salvini. I due staff utilizzano tecniche simili: basandosi su software sofisticati, sfruttano i Social – Facebook, Twitter, Youtube – monitorano gli umori e stuzzicano le reazioni.
Ma l’arrivo al governo migliora le performances della squadra-Salvini e paralizza quelle dei Cinque stelle. Per motivi politico-comunicativi evidenti: mentre Salvini è il messaggio della Lega, tra i Cinque Stelle si scontano registri diversi, la convivenza di più personalità (Di Maio, Conte, Fico, Di Battista) che esprimono opzioni diverse (governismo, sinistrismo, terzomondismo). Ma col passare dei mesi è stato sempre più evidente che la differenza la faceva l’attitudine del leader della Lega ad interpretare sé stesso con un approccio che – come dimostrano appositi studi – appare sempre spontaneo, credibile, vero. Grazie, in particolare, al sistema informatico che Morisi ha scherzosamente definito la “Bestia”. Dopo aver analizzato per anni migliaia e migliaia di post e di tweet, sono stati preparati messaggi e parole-chiave che Salvini, filtrandoli col proprio intuito, irradia nei comizi, dalle telecamere, via Facebook, utilizzando una tecnica che si è via via affinata. Analizzati da riviste specializzate come «Vice», «Wired», da psicologi specializzati nella «sentiment analysis», interventi e post di Salvini sono confezionati per occupare subito lo spazio mediatico, intervenendo per primi sulla notizia del giorno; polarizzare la discussione attorno a Salvini e anti-Salvini; lanciare messaggi forti, estraendo dall’opinione pubblica i «sentimenti negativi» – rabbia, paura e aggressività – in modo da abbassare la guardia di chi ascolta. Salvo esprimere alla fine, un breve messaggio, un sentiment positivo che porta un elettore dalla parte “giusta”.