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 2019  febbraio 13 Mercoledì calendario

Quanto lavorano i reali inglesi

Quasi inevitabile per i destinati, e soprattutto senza vie di fuga, regnare è un mestiere con orario unico, 24 ore al giorno e 365 giorni l’anno; se poi non si muore giovani, può capitare, come nel caso di Elisabetta II, di portare il fardello fino a novantatré anni. Ma regnare può essere considerato lavorare? Intanto, dimenticatevi delle principesse della Disney che passavano il tempo o a cantare o a spazzolarsi i capelli: per i britannici coronati esiste una differenza tecnica tra “lavorare” e “essere impegnati”: nel primo caso rientrano gli incontri con capi di stato, viaggi diplomatici, aprire le sedute del Parlamento inglese. Quando si parla di “impegni”, invece, si tratta di tagliare dei nastri inaugurali o di occuparsi di enti di beneficienza. E poi devono presenziare a eventi d’ogni genere, dalle prime a teatro, alle feste, alle celebrazioni di ricorrenze importanti, fino ai funerali. Il principe Carlo, per esempio, che nel 2018 ha registrato 398 impegni nel Regno Unito e 109 all’estero (ma in tutto fanno solo 170 giorni), ha partecipato anche al salvataggio delle tartarughe della Golden Bay, a Malta. La Regina, se ne è sciroppati 283, tutti nel Regno Unito (quando era più giovane e aveva “solo” novant’anni, nel 2016, partecipò a 385 eventi). Suo marito Filippo, il Duca di Edimburgo, 97 anni, dal 2018 non lavora più, ma rimane, come lui stesso si è definito, «il più esperto svelatore di targhe al mondo», e ha un palmarès di 5.493 discorsi in carriera.

CHI TIENE I CONTI
C’è qualcuno che da quattro decenni tiene conto di ogni mossa dei reali: è Tim O’Donovan, un broker assicurativo in pensione che tutti i giorni si prende la briga di segnarsi ogni loro apparizione pubblica. Che cosa se ne fa? Alla fine dell’anno spedisce una lettera con i dati al quotidiano Times, il quale regolarmente gliela pubblica. E che cosa ne ha dedotto il più ferrato fra gli uomini sulla vita degli inquilini di Kensington Palace? «A eccezione del giorno di Natale e del giorno di Pasqua», ha scritto al Times, «la Regina non ha mai un giorno libero». Nel 2018, tra il principe William, il principe Harry, e le rispettive consorti Kate Middleton e Meghan Markle, William è quello ad aver lavorato di più, partecipando a 150 impegni nel Regno Unito e a 70 in tournée ufficiali all’estero. Ma è ben lontano dagli appuntamenti della nonna, che sono quasi il doppio. In realtà, però, stando ai dati dell’esperto-stalker O’Donovan, la vita più piena è quella della principessa Anna, la sorella minore del principe Carlo. Filippo, suo padre e principe non solo della Gran Bretagna ma anche delle gaffe, disse di lei: «Se non produce gas intestinali o non mangia fieno, allora a lei non interessa». Il feroce consorte della sovrana si riferisce non strettamente ad Anna, ma alla sua sviscerata passione per i cavalli, che l’ha portata fino a gareggiare alle Olimpiadi di Montreal nel 1976. Nel 2018, Anna ha partecipato a 447 impegni nel Regno Unito e 71 all’estero (fanno 180 giorni pieni). In generale, la famiglia reale è una bella squadretta: in un anno partecipa a oltre 2mila incontri ufficiali, intrattiene oltre 70mila persone tra cene, pranzi, ricevimenti e feste presso le residenze reali, riceve e risponde a oltre 10mila lettere. Tra i membri della famiglia, c’è anche chi svolge mestieri normali: Edoardo, conte di Wessex, il quarto e più giovane figlio della regina, ha lavorato per la compagnia teatrale del regista di Andrew Lloyd Webber, mentre sua moglie Sofia aveva un’agenzia di pubbliche relazioni. Il principe Andrea, duca di York, secondo figlio della regina, ha lavorato per il governo come rappresentante speciale del Regno Unito per il commercio internazionale. Le nipotine della regina, le principesse Beatrice e Eugenia, hanno addirittura un mestiere quotidiano. Eugenia è direttore associato in una galleria d’arte e sul sito web della principessa Beatrice si legge che «lavora a tempo pieno nel mondo degli affari». Infine, il cugino della regina, il principe Michele di Kent, ha un’attività di consulenza e sua moglie è una designer d’interni. Ogni contribuente britannico, l’anno scorso, ha sborsato 69 pence per il mantenimento della famiglia reale, e la maggior parte degli inglesi ritiene che sia un eccellente rapporto qualità-prezzo.

DAI CASTELLI AI DELFINI
Nel 2017, infatti, i rendimenti generati dalle proprietà della regina arrivarono a 328,8 milioni sterline, con un aumento del 8,1 per cento rispetto all’anno precedente, tutti versati nelle tasche del tesoro britannico. Gestire la monarchia inglese costa ogni anno suppergiù 358 milioni di dollari, a pagarli è un mix tra tasse dei contribuenti, investimenti, e qualche stramberia. In compenso, però, la regina concede al governo britannico il 15% dei profitti della Crown Estate ogni anno. La Crown Estate è il portafoglio finanziario della corona britannica, dal valore di 10 miliardi di sterline (11,3 miliardi di euro) risalente al 1066: si tratta di immobili, un formicaio di castelli, 45mila ettari di terreni, foreste, spiagge, porti, le acque costiere del Regno Unito entro 12 miglia dalla costa, l’ippodromo di Ascot, che ha generato un profitto di 5,1 milioni di sterline nel solo 2016, una collezione d’arte che vale milioni, gioielli del valore stimato di oltre 3 miliardi di sterline, e miniere di minerali, tra cui tutte le miniere d’oro. Infine, c’è la collezione di francobolli: vale 100 milioni di sterline. E riescono a guadagnare pure degli animali: non solo i cavalli, i migliori purosangue del Paese, ma anche le anatre per la caccia; e, secondo una legge del 1324, tutti gli animali che nuotano nel Tamigi e tutti i cigni, balene, storioni e delfini che occupano le acque regie, sono di loro proprietà.