La Stampa, 13 febbraio 2019
Perché il Polo Nord sta scappando
In un mondo alla ricerca di nuovi equilibri e di nuove direzioni fa notizia che anche il Polo Nord si stia muovendo, dal Canada la Russia. Nel 2018 la velocità ha raggiunto 60 chilometri all’anno, circa un millimetro al secondo, in aumento rispetto agli anni precedenti, uscendo dai confini artici del Canada, che «non è riuscito a trattenerlo» e che non lo riavrà indietro non si sa per quanto tempo.
L’ultima volta che si sono invertiti i poli è stato circa 41 mila anni fa, ma la «fuitina» durò solo 440 anni. Il movimento del Polo Nord è erratico, quasi quanto quello della nuova politica globale: sembra la corsa di un giocatore bendato a mosca cieca. Ma non è un caso che sia così: è il risultato del caotico movimento termico del magma negli strati profondi della Terra. La crosta su cui ci agitiamo quotidianamente è spessa solo poche decine di chilometri, una buccia rispetto ai 6500 del raggio della Terra, una frazione piccolissima del volume del Pianeta. La crosta è letteralmente appoggiata su un mare di magma, sempre più caldo mano a mano che scendiamo verso il centro, dove raggiunge i 6 mila gradi ed è completamente liquido.
È come stare appoggiati su un denso minestrone in lenta ebollizione. I continenti vengono lentamente trasportati dai movimenti convettivi del magma, i quali a loro volta generano le correnti responsabili della dinamo che origina il campo magnetico terrestre. Il fatto che la Terra stia girando su sé stessa tende ad orientare i movimenti del magma, ma non è sufficiente ad eliminare fluttuazioni irregolari che provocano, appunto, lo spostamento o e la periodica inversione dei poli.
Se guardiamo le cose da un punto di vista geologico, vediamo che la Terra questo vizietto se lo porta dietro da tempo: i poli si sono invertiti 184 volte solo negli ultimi 83 milioni di anni; alcune volte la polarità si è mantenuta per 400 mila anni, altre volte solo per centinaia d’anni. Ma come facciamo a saperlo? Semplice, analizzando l’orientamento della polarità dei cristalli nei materiale ferromagnetici che si sono depositati o si sono solidificati negli strati sedimentari o nella lava dei vulcani. Considerando, in particolare, le faglie dell’Oceano Atlantico, mano a mano che ci si allontana, sul fondo del mare, si trovano strati sempre più antichi e si può osservare la direzione in cui punta la componente magnetica. È come un gigantesco codice a barre sul fondo dell’oceano che ci racconta di anno in anno, di metro in metro, in che direzione puntava il campo magnetico nel passato.
Perché si parla sempre delle avventure del Polo Nord? Il Polo Sud non ha gli stessi diritti di cronaca ? Forse si tratta di un retaggio del punto di vista dominante del Nord del mondo, ma anche il Polo Sud ha la sua storia e si sposta. Oggi si trova nell’Oceano Antartico, ma agli inizi del secolo scorso era all’interno della banchisa polare e la sua conquista fu oggetto di una dura competizione. Nel 1909 tre eroici esploratori piantarono la bandiera dell’impero inglese in un punto sulla banchisa, raggiunto dopo un durissimo viaggio a piedi e slitte lungo 2 mila chilometri: per ironia della sorte oggi non sappiamo nemmeno se fosse il punto giusto, ma sicuramente nel frattempo l’evanescente Polo Sud si è spostato più in là.
Lo spostamento dei poli è solo una curiosità scientifica? Certamente no, ci sono molti strumenti che usano il campo magnetico e devono essere calibrati con precisione. Si potrebbe pensare che il Gps sostituisca la bussola, ma non è così. Il Gps appartiene alla Difesa americana e non è un servizio garantito. La vecchia bussola, invece, funziona sempre. Il campo magnetico è inoltre importante per l’efficacia con cui la Terra è schermata dai raggi cosmici e dal vento solare. Anche piccoli cambiamenti possono essere importanti, figuriamoci un eventuale inversione dei poli che avesse luogo in poche decine di anni. Per questi ed altri motivi gli scienziati continueranno ad inseguire sulla carta geografica questi invisibili punti chiamati Poli.