Corriere della Sera, 13 febbraio 2019
Il futuro dell’auto secondo Luca De Meo. Intervista
«Noi come produttori dobbiamo essere in grado di fornire velocemente nuove piattaforme di mobilità, quelle che saranno protagoniste delle città del futuro». Lo spiega il presidente di Seat, l’italiano Luca de Meo che dal 2015 guida la casa automobilistica spagnola.
Intende auto connesse, elettriche e autonome?
«Non si tratta solo di questo, per prima cosa stiamo cercando di eliminare la paura del futuro, esistono troppi dubbi sul futuro delle quattro ruote. Vettura elettrica? Connessa? Il modello di business è completamente cambiato con il risultato che la gente compra meno macchine, questo non significa che non ama più l’auto, è semplicemente confusa. Abbiamo preso atto che fra 15/20 anni alcuni sindaci decideranno di chiudere al traffico privato le città, con la nostra piattaforma potremo offrire un servizio “on demand” che potrà soddisfare le necessità degli utenti, mettendoli in contatto per condividere i tragitti o scambiare l’auto. Riusciremo a muovere le persone offrendo licenze, avremo un servizio migliore, forse una piattaforma potrà diventare pubblica, un’altra potrà essere affidata a una società di taxi. Sicuramente le auto impiegate saranno a emissioni zero e super connesse poiché, nel frattempo, sarà attivato l’ultimo stadio della connessione, il 5G che permetterà la comunicazione tra la vettura, le infrastrutture e il resto delle auto. Il progetto di questa mobilità verticale, un ecosistema, sarà già attivo, entro la fine dell’anno, a Barcellona».
Saranno vetture che si muovono da sole?
«Non è detto, non pensiamo a veicoli che viaggiano a 250 km/h, stiamo creando una struttura di micro mobilità, il primo passo concreto, in attesa del completamento delle strutture, per arrivare alla diffusione dell’auto elettrica. A Milano, il sindaco sta spingendo perché venga applicato al più presto il progetto. Il nostro compito è costruire automobili piccole, riducendo il costo della mobilità».
È già pronta questa micro vettura?
«Sì, presenteremo il concept del veicolo il 25 febbraio al Mobile World Congress di Barcellona e a Ginevra sarà esposto un modello costruito sulla piattaforma Meb del gruppo Volkswagen, una vettura pensata e progettata per avere una sola alimentazione, 100% pulita».
La forza di un gruppo internazionale….
I timori
Stiamo cercando di eliminare la paura del futuro sulle nuove auto. La gente è confusa
«Certo, teoricamente noi comandiamo quest’ auto connessa che potremo condividere con tutti gli altri marchi del gruppo o solo in parte. Volkswagen ha il vantaggio di disporre di diversi brand, altri costruttori devono cercare alleati per iniziare un analogo percorso. Inoltre Seat è la marca con la clientela più giovane, quella che spinge in avanti».
Quest’anno Seat comunicherà un risultato economico buono?
«Posso solo anticiparle che sarà il migliore dei suoi 68 anni, è stato un lavoro di squadra, il mio compito era assegnare ad ogni casella la persona giusta. Credo di esserci riuscito, lavoriamo in un clima armonico, siamo complici per ottenere il bene della società».
Non è preoccupato del calo europeo?
«Abbiamo iniziato il 2019 con un picco di ordini che non ci aspettavamo, abbiamo la fortuna di avere una serie di suv che coprono tutti i segmenti. In alcuni mercati dove il metano è molto richiesto, Italia compresa, abbiamo avuto problemi di consegne o meglio, la produzione era così impegnata per soddisfare le richieste, da obbligarci a fare delle scelte. In breve torneremo regolari».
Ci è voluto coraggio a lanciare un marchio come Cupra?
«Abbiamo voluto chiudere un cerchio per una vettura che ha grinta, costruita da un team specializzato che trascina tutto il sistema. Cupra è un prodotto elitario fatto per veri appassionati, crescerà in breve tempo».