Corriere della Sera, 13 febbraio 2019
Tags : Davide Dattoli
Biografia di Davide Dattoli
Scrivanie di cartone, tappeti in erba sintetica, connessione senza fili anche nella toilette, reliquie di vecchi videogiochi per la pausa caffè e neuroni online 24 ore su 24: ha iniziato in un open space di 700 metri quadri nella periferia di Brescia. In sette anni, il suo business – uno spazio da dare in affitto per 900 euro al mese più Iva ai talenti 2.0 – è diventato virale e finito su Forbes. Davide Dattoli, 28 anni, bresciano, fondatore e ceo di Talent Garden – piattaforma di networking e formazione per l’innovazione digitale – è stato citato dalla rivista tra i 30 under 30 più influenti d’Europa (categoria Tecnologia).
Twittata, postata, copiata e incollata sui suoi profili social, la notizia ha intasato le bacheche degli startupper prima che la battessero le agenzie di stampa: «Tutto questo non sarebbe stato possibile senza il lavoro straordinario di tutto il team di Talent Garden».
Ossessionato dai viaggi esotici – le uniche occasioni in cui è offline – e dalle idee innovative, Dattoli ha aperto il suo primo giardino dei talenti – una specie di alcova digitale in cui far sbocciare le startup – a Brescia, nel dicembre del 2011: il mese scorso, ha inaugurato un fac-simile a Vienna. «Ora – dice – contiamo 23 campus in otto Paesi d’Europa, e pensiamo di chiudere il 2019 con un fatturato di 25 milioni di euro. Ogni anno, in sette anni, siamo cresciuti del 100%. Puntiamo ad aprire altri spazi in Spagna e Germania». Quando si è saputo della classifica di Forbes, il suo i-Phone è stato intasato di messaggi, mail, telefonate: «È bello sapere che il lavoro di tanti anni sia stato certificato a livello internazionale da una realtà così prestigiosa. Ed è anche una grossa responsabilità». Gli inquilini delle scrivanie di cartone sono oltre 2.500: startupper, professionisti e freelance che possono trovare un posto in cui condividere progetti, seguire lezioni di business e cercare di indurre in tentazione nuovi investitori. «È un luogo in cui tutti possono incontrarsi, connettersi e cercare di stare insieme. Un posto dove le persone si sentono a casa».
Il segreto del successo di Dattoli non è un algoritmo: «Piuttosto, dipende da due cose», dice. La prima: «La concretezza bresciana, quella capacità di crescere con i piedi piantati a terra». La seconda sono i geni: «Vengo da una famiglia di ristoratori: i miei genitori mi hanno passato il concetto di ospitalità, la voglia di far star bene le persone. La stessa cosa che cerchiamo di fare con Talent Garden».
I suoi giardini di talenti si stanno geolocalizzando ovunque: Albania, Austria, Danimarca, Irlanda, Lituania, Romania e Spagna. «Abbiamo aperto il primo – dice Davide – per permettere alle idee di esprimersi. Poi, abbiamo visto che quella stessa necessità, oltre a Brescia, ce l’aveva tutta Europa. Appena abbiamo notato che l’idea piaceva, ci si è aperto un mercato enorme e oggi per noi lavorano più di 140 persone di 16 nazionalità diverse».
Un’overdose digitale di cui nessuno è ancora sazio: «La sfida, a questo punto, è riuscire a connetterci a tutti i mercati europei. E cercare di bilanciare la vita privata con quella digitale... Ho preso dodici voli solo il mese scorso». Evadere dai confini del Vecchio continente non è nei piani della società: «In America e Oriente c’è già massa critica». Il bresciano (under 30) più influente d’Europa crede che la vera difficoltà dell’Italia sia «fare sistema: non si riesce a costruire grandi player che emergano a livello internazionale. Un problema comune a tante eccellenze del Paese».