Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  febbraio 13 Mercoledì calendario

Tav, tutti i numeri dell’analisi costi-benefici

Le forchette delle previsioni di costo si allargano e si restringono a piacimento. Alla famosa analisi costi-benefici, dopo sei mesi di incubazione, serve ancora qualche intervento di manutenzione. Nel pomeriggio persino il ministero delle Infrastrutture deve produrre in una nota ufficiale in cui denuncia un «errore materiale macroscopico» sull’ammontare delle penali da pagare in caso di rinuncia alla Tav. Un’opera in divenire, insomma. Ma intanto eccola, finalmente. Settantotto pagine, con appendice e bibliografia, firmate dal professor Marco Ponti e da quattro suoi collaboratori. Gli autori sottolineano di avere usato per il loro studio i dati ufficiali dei «nemici» dell’Osservatorio sulla Tav. Ma si tratta dei quaderni del 2011, quando invece erano disponibili quelli del 2018, più aggiornati.
I costiI finanziamenti dell’Unione europea per la Tav, questi sconosciuti. Sono il quaranta per cento degli 8.6 miliardi di costo totale del tunnel di base. Ma non figurano da nessuna parte. Inoltre si legge che la spesa totale per l’Italia è pari a 7.6 miliardi, quando invece la spesa massima prevista è di 4.6 miliardi, come previsto dal trattato internazionale. Non si è considerata la quota di finanziamento europea, ma è stata inserita nel costo totale dell’opera anche la rivalutazione dell’inflazione al 2050, invece che farlo su base annuale. Se l’Europa, come annunciato, dovesse aumentare il suo finanziamento al 50%, l’Italia già disporrebbe dei fondi per finire la Tav.
Fermare l’operaStando ai due documenti ufficiali, l’analisi costi benefici e l’analisi economico-giuridica, entrambi pubblicati ieri sul sito del Ministero, Italia dovrebbe sborsare circa 2 miliardi per pagare le penali alle imprese, alla Francia e all’Ue e 1,8 miliardi per mettere in sicurezza le gallerie già realizzate e la linea storica. Tenendo conto che completare il tunnel costa all’Italia circa 3 miliardi, fermare i lavori comporterà al Paese una spesa maggiore. Inoltre i 2,5 miliardi di euro disponibili per l’opera, stanziati già nella finanziaria 2012, sono vincolati. Non potranno essere spostati su altri progetti. Non solo. Per rescindere il trattato internazionale che regola la Tav, oltre che un voto parlamentare servirà anche la copertura economica, che sulla base delle analisi del gruppo-Ponti e di quella giuridica, supera i 3.8 miliardi. Per chiudere, quindi, servirebbe un ulteriore esborso di 1.3 miliardi. Mentre per finire, invece, servirebbero «solo» altri 500 milioni oltre a quelli già accantonati.
TraforiLa tesi che traspare è che la rete autostradale possa solo migliorare. Eppure, nominando tutte le direttrici delle Alpi, l’analisi costi-benefici esclude quasi del tutto il traffico su gomma di passaggio da Ventimiglia, come se fosse separato dal resto dell’arco alpino italo-francese. In realtà secondo gli studi settore, la cittadina ligure ha un peso non indifferente, per l’economicità della tratta. A Ventimiglia infatti si paga solo il pedaggio autostradale, al Frejus e al Monte Bianco anche il tunnel. Tutto il traffico «peggiore» proveniente dall’Est Europa, fatto di Euro zero e 1, sceglie infatti Ventimiglia per evitare un ulteriore balzello e i controlli. Non bastasse, per i professori del Ministero il traffico dei Tir verso la Francia risulta in calo, mentre in realtà è più alto del 14% di quello ai confini svizzeri.
CongestioneSe si spostassero i Tir dalla strada alla ferrovia si ridurrebbe anche il traffico. Ma l’analisi costi-benefici stima una riduzione massima possibile solo fino al 37%. L’Unione europea e anche lo stesso ministero alle Infrastrutture invece si pongono, o si ponevano nel caso del Mit, come obiettivo una cifra molto diversa. L’Ue fissa il calo della congestione al 30% nel 2030 e al 50% nel 2050.
Il tunnel storicoL’analisi costi-benefici dimentica il tunnel storico del Frejus, che risale al 1871. Ormai, dicono molti esperti, ha finito il suo ciclo di vita, venendo utilizzato al massimo da 30 treni al giorno, che comunque rendono già satura la linea, almeno per gli attuali vincoli di sicurezza. Il traffico su rotaia oggi è limitato a causa delle condizioni del tunnel. Metterlo in sicurezza aggiungerebbe un ulteriore costo di 1.5 miliardi.
SostenibilitàDerivano da un salto nel futuro, secondo l’analisi costi-benefici. Anche senza la Tav avremo meno incidenti e meno morti sulle strade «grazie a sistemi di sanzionamento, controllo e assistenza automatica alla guida». Ma è una affermazione non supportata da alcun studio scientifico. Inoltre l’accenno alle polveri sottili Pm10 generati dal traffico su auto è minimo, come quello riferito all’inquinamento autostradale. Numerosi studi dell’Ue hanno ribadito la necessità di trasferire il traffico su linee ferroviarie soprattutto nell’arco Alpino, tanto che la Convenzione delle Alpi, sottoscritta dall’Italia, ci impegna su quel fronte. Vengono prefigurati due scenari di evoluzione del traffico su gomma, che determinerebbero nei prossimi anni una ulteriore crescita del numero dei veicoli pesanti. Da 589mila del 2016 a 892.000 nel 2030. La conseguenza dovrebbe essere un ulteriore aumento dell’inquinamento. Ma l’analisi costi-benefici invece lo azzera, confidando nell’evoluzione tecnologica dei settore automobilistico. Speriamo che abbia ragione.