ItaliaOggi, 13 febbraio 2019
In Germania chiudono i cinema
Difficile andare al cinema a Roma. Intorno a casa mia, sono scomparse quattro storiche sale. E comincia a essere un problema anche a Berlino. In pochi anni, sempre nel mio quartiere, cinque cinema si sono trasformati in ristoranti e supermercati. I cinema in Germania hanno resistito a lungo grazie anche a investimenti. All’Astor, sulla Kurfürstendamm, hanno installato già dieci anni fa comode poltrone, come a casa tua, con poggiapiedi e, se vuoi, una hostess ti serve un whisky o una coppa di champagne, pagata extra naturalmente. E il biglietto costa già il doppio, intorno ai 15 euro. Se si tradisce la poltrona di casa, si pretendono comodità e una tecnica perfetta. Ma anche all’Astor gli spettatori sono in calo.Per conquistare uno dei 340 mila biglietti messi in vendita dalla Berlinale, si fa la coda per ore, e i cinema sono esauriti. Devono fare la coda anche i giornalisti accreditati. Sono 3.400 e alle proiezioni sono ammessi gli spettatori normali, se non ci si mette in fila con anticipo, si resta fuori. Grande amore per il cinema, ma durante l’anno la passione si raffredda. Nel 2018 sono stati venduti circa 100 milioni di biglietti, una media di un biglietto e mezzo per abitante, la metà che in Francia. Il 15% in meno rispetto al 2017, il 30% in confronto al 2015, l’incasso è sceso da un miliardo di euro a 900 milioni. In Cina gli spettatori sono aumentati del 9%, negli Usa del 7%, in Gran Bretagna del 5%, in media nel resto del mondo del 2,7%.
Il calo drammatico in Germania ha diverse cause: è mancata una pellicola di grande richiamo, e si sono svolti i Mondiali di calcio, la Germania è stata esclusa al primo turno, ma il cinema non ne ha approfittato. L’estate è stata eccezionalmente calda, e i tedeschi avranno preferito una gita fuori porta, o trascorrere la serata al Biergarten, le birrerie all’aperto nel verde. Ma il vero pericolo viene dalle serie offerte da Netflix, che hanno provocato un calo anche delle vendite di quotidiani e di settimanali.
Adesso è possibile per pochi euro acquistare tutti gli episodi di una serie, e non si resiste alla tentazione di vederli tutti insieme, per ore e ore, rinchiusi a casa durante il weekend. Un paradosso: ogni anno in Germania si producono sempre più film, visti da sempre meno spettatori. Le sale sopravvivono diversificando l’offerta: si trasformano in sale da ballo, ospitano conferenze e presentazioni di libri, concerti, e riunioni di circoli, scrive Der Spiegel.
Vent’anni fa, una sera a Berlino, una volta accese le luci in sala, mi sono accorto che ero lo spettatore più anziano. Le case avevano puntato sui giovani e producevano film che sembravano sempre più un trailer di due ore, un seguito di azioni a un ritmo parossistico senza alcun approfondimento dei personaggi e della storia. Una scelta sbagliata a lungo termine. Dal 2011, sono calati di un terzo gli spettatori tra i 20 e i 29 anni, non seguono neanche la tv, e guardano i film in streaming. Invece i fedeli del cinema sono gli spettatori tra i 50 e i 59 anni. Ma non bastano.
«È difficile attirare l’ultima generazione», ha dichiarato Jürgen Hillmer, che gestisce il cinema Kamera a Bielefeld, in cui ha investito circa 300 mila euro: «Resistono quelli che amavano Fellini o Schlöndorff, o Truffaut e Godard». Ma i produttori non pensano abbastanza a loro. C’è una via di mezzo tra le pellicole per ragazzini, e opere per cinefili, quelle proiettate alla Berlinale, artistiche e noiose per chi vuol distrarsi il sabato sera.