Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  febbraio 13 Mercoledì calendario

Diritto & Rovescio

Sergio Segio era un terrorista sfrontato, gallonato e crudele. Capo della colonna milanese di Prima linea, guidò, il 29 gennaio 1979, l’agguato nel corso del quale venne assassinato il giudice Emilio Alessandrini. A capo del commando c’era anche Claudio Donat Cattin, figlio di Carlo, che era un potentissimo ministro della sinistra dc. Il magistrato milanese, ucciso come un capretto, aveva appena accompagnato il figlio all’asilo di via Colletta e stava recandosi, senza scorta, al Tribunale di Milano. Segio disse che lo aveva ucciso anche se sapeva che era una magistrato democratico, «ma questo non toglieva che fosse un magistrato». Segio poi se la cavò con soli 9 anni di carcere. Il figlio di Alessandrini, quando Segio fu messo in semilibertà, disse: «Non mi oppongo, credo nel recupero. Vorrei solo che tenesse un basso profilo». Da allora Segio gira come una trottola frenetica fra talk show, convegni, giornali. Continua a fare l’esibizionista. Stupisce solo che siano in tanti a consentirgli di farlo.