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 2019  febbraio 13 Mercoledì calendario

Biografia di Michael Bloomberg

Michael Bloomberg (Michael Rubens B.), nato a Boston il 14 febbraio 1942 (77 anni). Imprenditore. Fondatore, proprietario e amministratore delegato della multinazionale Bloomberg. Politico. Già sindaco di New York (2002-2013). Secondo l’ultima classifica della rivista Forbes (aggiornata al 6 marzo 2018), undicesima persona più ricca del mondo, con un patrimonio netto stimato in 50 miliardi di dollari, e cinquantunesima più potente • Famiglia ebraica di ascendenze russe • Figlio di un contabile. «Cresce a Medford, un sobborgo di Boston, studia Fisica e Ingegneria alla Johns Hopkins University. Poi si laurea alla Business School di Harvard nel 1966» (Rinaldo Gianola). «Bloomberg dovette pagarsi gli studi alla Johns Hopkins di Baltimora lavorando quattro anni come parcheggiatore di automobili e mangiando in miserabili taquerie messicane. Il suo primo impiego fu un posto da "schiavo" presso la casa di Borsa Salomon Brothers: niente stipendio, solo commissioni e centinaia di telefonate a freddo ogni giorno per impallinare clienti sconosciuti» (Vittorio Zucconi). «In poco tempo Bloomberg diventa il responsabile per il mercato azionario della Salomon Brothers. Matura un’enorme esperienza sulla contrattazione dei titoli, sull’impiego delle tecnologie per velocizzare le informazioni. Poco prima di lasciare la grande banca d’affari di Wall Street, Bloomberg crea un sistema computerizzato di informazioni, analisi e trasmissione dati. Uno strumento indispensabile per intermediari finanziari, banche, società, mercati. E anche per i mezzi di comunicazione. […] "Presidente, io posso fare meglio di lei!". Michael Bloomberg si era spinto troppo avanti quella mattina di settembre del 1981. Nella sede di New York della Salomon Brothers, […] aveva affrontato il suo capo John Gutfreund spiegandogli cosa pensava di lui. Dopo quello sfogo, Bloomberg […] aveva naturalmente abbandonato la società» (Gianola). Grazie all’esperienza accumulata, e a una buonuscita da dieci milioni di dollari, «Bloomberg, quando sbatte la porta e lascia le comode poltrone della Salomon Brothers, sa già cosa fare. Bussa alla Merrill Lynch, una delle più importanti banche d’affari del mondo, e propone un sistema informatico per la contrattazione dei bond del Tesoro americano. "Tra sei mesi vi presento il programma: se non siete soddisfatti, non pagherete nulla", dice Bloomberg. Sei mesi dopo, l’affare è fatto. Anzi la Merrill Lynch, oltre ad acquistare le prime 20 macchinette infernali del geniaccio di Wall Street, sottoscrive il 30 per cento della Bloomberg versando 30 milioni di dollari. […] Bloomberg, […] invece di limitarsi a fornire le informazioni, aiuta i clienti a utilizzarle. Questo significa che, ad esempio, se una società propone un aumento di capitale, la Bloomberg non si limita a raccontare l’operazione in tutte le sue caratteristiche e le sue conseguenze sul mercato azionario. Ma aggiunge la descrizione della società, la sequenza storica dei risultati, la frequenza del pagamento dei dividendi, i nomi dei vertici della società. Insomma un servizio metà giornalistico e metà da banca dati. A una struttura informatica efficiente, e capace di rispondere alle richieste degli intermediari del mercato azionario e obbligazionario, Bloomberg accompagna un aggressivo esercito di giornalisti. E il valore aggiunto della notizia è proprio dato dalla capacità di analisi, di anticipare gli eventi, di informare con prontezza e precisione» (Gianola). «Così nasce l’agenzia di informazione che porta il suo nome. “È favoloso essere Michael Bloomberg, come ti dirà lui stesso molto in fretta – scriveva nel 1997 il New Yorker, senza risparmiare un po’ di tagliente ironia –. Il suo nome è stampato su 73mila terminali […] che le società affittano allo scopo di ricevere il tesoro di dati finanziari aggiornati minuto per minuto. Le sue 70 redazioni producono le Bloomberg News, pubblicate da più di 80 giornali in tutto il mondo. Il suo nome appare in televisione (Bloomberg Business News) e radio (Bloomberg News Radio), su internet (The Bloomberg Personal Website), riviste (Bloomberg Magazine and Bloomberg Personal) e libri (The Bloomberg Press)”» (Rossella Tercatin). Nel 2001, la svolta politica: dopo aver affidato a un blind trust le sue quote azionarie (intorno all’80% del capitale) della multinazionale da lui fondata, Bloomberg si candidò a succedere a Rudolph Giuliani nella carica di sindaco di New York, dimostrando subito grande spregiudicatezza nello scegliere lo schieramento elettorale più accessibile, al di là delle proprie tendenze politiche. «Prima di diventare sindaco della Grande Mela, il suo cuore batteva con il Partito democratico (era registrato nelle liste elettorali sotto il simbolo dell’asino), ma alle primarie del 2001 di New York si presentò sotto le bandiere del Partito repubblicano. Poi, a metà del secondo mandato, tra la fine del 2007 e gli inizi del 2008, quando aveva maturato la decisione di cambiare le regole per correre una terza volta, entrò in conflitto con i conservatori, e si iscrisse nel registro elettorale come indipendente, casacca con cui restò a City Hall fino alla fine del 2013» (Antonio Carlucci). La medesima trasversalità ideologica ha dimostrato nel modo in cui per dodici anni «ha governato la metropoli intrecciando le sue posizioni conservatrici in materia economica con uno spirito progressista su temi sociali e ambientali. Ha sempre sostenuto la necessità di dare la cittadinanza agli immigrati illegali, di legalizzare i matrimoni di persone dello stesso sesso e di condurre azioni energiche a favore della salute pubblica» (Arturo Zampaglione). «Le politiche pro business […] sono state l’altro pallino del sindaco. Appena entrato in carica ha alzato le tasse sulle proprietà edili, mettendo il bilancio di New York al riparo dai rischi corsi in posti come Detroit, ma da allora in poi ha spinto per aiutare gli affari, cominciando proprio dal mattone. Il 20% della città è stato destinato a nuove costruzioni, di cui l’ex Ground Zero è solo il simbolo più visibile. Poi c’è l’enorme progetto delle Hudson Yards, e […] il tentativo di ridisegnare Midtown East, per rilanciarla come polo globale degli uffici» (Paolo Mastrolilli). «Dopo tre mandati e 12 anni alla guida della città più importante del pianeta, lascia una metropoli diversa da quella che ha trovato: entrò nella City Hall con una metropoli terrorizzata dall’11 settembre 2001. La cede al suo successore Bill De Blasio cambiata: più serena, più sicura, più ricca, più forte, più “tutto”. […] Rudy Giuliani […] passerà alla storia per aver fatto la più incredibile operazione di risveglio di una metropoli dai suoi incubi: il crollo del tasso di criminalità, la trasformazione della Grande Mela in un posto in cui chiunque si sentisse sicuro. Ecco, Bloomberg ha preso il lavoro di Giuliani e l’ha completato: rispetto ai risultati di Rudy, […] c’è stata una riduzione del 25 per cento degli stupri, del 28 per cento delle rapine, del 41 dei furti. Il 2012 s’è chiuso con 419 omicidi, il punto più basso nella storia della città. L’opera di moralizzazione di New York non ha contrastato solo la criminalità. Bloomberg sarà ricordato anche per la guerra al fumo, per la battaglia contro l’obesità, per quella contro le bibite gassate, per aver piantato 750 mila nuovi alberi, per aver costruito 50 chilometri di piste ciclabili, per aver rinnovato il parco dei taxi facendolo diventare il più ecologico del mondo. Ha costruito quella che molti chiamano “nanny city”, la città paternalistica che pretende di educare i suoi cittadini ad avere uno stile di vita salutare e buonista» (Giuseppe De Bellis). «Il modello Bloomberg […] porta avanti un’idea non metafisica di bene imperniata sulla funzionalità del potere. Trionfo della tecnocrazia dal volto umano e incoronazione di una figura, il sindaco, selezionata da un qualche destino razionale per riuscire laddove gli imperi e le nazioni falliscono. […] All’antico ideale dell’imperatore-filosofo incarnato da Marco Aurelio, Bloomberg oppone quello del sindaco-filantropo, benedetto da ricchezze favolose che non può non mettere al servizio dell’umanità adolescente e incapace di gestirsi. Per massimizzare l’influenza amministrativa ha ovviamente triangolato in tutti i modi possibili con il suo sfaccettato impero mediatico, che tiene insieme gli operatori di Wall Street – attaccati ai terminali finanziari di Bloomberg – e il pubblico non specialista, impaniato dalle campagne che il sindaco promuove nelle sedi amministrative e a mezzo stampa» (Mattia Ferraresi). «Qualche fallimento: l’aumento dei senzatetto e, soprattutto, delle diseguaglianze sociali» (Tercatin). «Concluso nel 2013 il terzo mandato come sindaco, Bloomberg si è prima dedicato a tempo pieno alle sue attività filantropiche, poi ha ripreso in mano il controllo dell’azienda: che è una vera fucina di denaro, attraverso i 325 mila terminali di notizie economiche disseminate su tutte le scrivanie che contano nella finanza internazionale. Ma ha sempre coltivato anche ambizioni presidenziali: si pensava […] che potesse scendere in campo come candidato indipendente per la Casa Bianca. Poi ha deciso di lasciar perdere, appoggiando Hillary Clinton contro Trump, di cui ha continuato a dire tutto il male possibile. […] Ma intanto continua a impegnarsi in prima persona, stanziando centinaia di milioni, per le cause in cui crede: a cominciare dall’estirpazione del fumo dalla faccia della Terra» (Zampaglione). Da ultimo, Bloomberg, estremamente critico nei confronti dell’operato di Trump, si è riavvicinato alla politica, prima finanziando lautamente i candidati democratici alle elezioni di medio termine del 2018 e poi iscrivendosi nuovamente al Partito democratico, nell’ottobre 2018. A proposito di una sua candidatura in vista delle elezioni presidenziali del 2020, ipotizzata da numerosi commentatori, ha dichiarato che prenderà una decisione entro il febbraio 2019 • Numerose attività filantropiche. Clamorosa, nel novembre 2018, la donazione da 1,8 miliardi di dollari elargita alla Johns Hopkins University, la più alta mai versata da un privato a un’istituzione accademica. «“Mio padre era un contabile che non ha mai guadagnato più di 6 mila dollari all’anno. Ma io sono stato in grado di pagarmi la Johns Hopkins University grazie a un prestito della National Defense e a un lavoretto nel campus. La laurea mi ha aperto porte che sarebbero invece rimaste chiuse e mi ha consentito di vivere il ‘sogno americano’”. […] Con questa lettera pubblicata dal New York Times, domenica 18 novembre, Bloomberg annuncia la donazione di 1,8 miliardi di dollari alla sua antica università, la Johns Hopkins di Baltimora. Questi fondi consentiranno al college di ammettere gli studenti più meritevoli “senza più considerare il loro conto bancario o quello della loro famiglia”, scrive ancora Bloomberg. […] Il divario clamoroso tra la domanda e l’offerta di istruzione qualificata è ormai un tema politico fondamentale. […] Bloomberg finora ha partecipato alla discussione sostanzialmente mettendo mano al portafoglio, così come ha fatto con altre cause, per esempio quella ambientale. Nel complesso ha stanziato 8,2 miliardi di dollari: una somma considerevole anche per l’undicesima persona più ricca del mondo, con un patrimonio netto di 50 miliardi di dollari, come si legge nella classifica 2018 di Forbes. Nelle ultime elezioni Bloomberg ha investito circa 100 milioni di dollari per appoggiare alcuni esponenti democratici. Ora questa vistosa iniziativa su un dossier chiave per la sinistra del partito. Sembrano le mosse di chi si prepari a correre per la Casa Bianca» (Giuseppe Sarcina) • «Dopo l’introduzione del divieto di fumo nei locali pubblici (ora anche nei parchi), l’aspettativa di vita dei newyorkesi è cresciuta di tre anni in un decennio. […] Bloomberg ha speso oltre cento milioni di dollari per produrre una zanzara geneticamente modificata che potrebbe aiutare nella lotta alla malaria. Altrettanto ha investito per eradicare la poliomielite in Paesi come Afghanistan, Pakistan, Nigeria. È intervenuto in progetti sociali in Vietnam e in Africa. In America finanzia i politici che si candidano su piattaforme favorevoli al controllo delle armi e ai matrimoni gay. Si impegna per la riforma delle leggi sull’immigrazione negli Stati Uniti. In molti Stati americani appoggia riforme scolastiche locali» (Danilo Taino). «Il vero filantropo s’aggira nel mondo senza il libretto delle fatture, agisce in funzione di valori durevoli, anche se non eterni, e per il resto si accontenta degli sgravi fiscali con cui l’odiato sistema federale premia i benefattori» (Ferraresi) • Divorziato, due figlie. Dal 2000 convive con Diana Taylor (classe 1955), repubblicana e sovrintendente del Dipartimento bancario dello Stato di New York dal 2003 al 2007 • Munito di licenza di pilota commerciale, guida regolarmente l’elicottero • Grande appassionato di golf • «Paladino del mercato e delle politiche per la crescita economica, anarchico in fatto di vita e famiglia, acerrimo nemico di armi da fuoco e cambiamenti climatici, amico di Wall Street ma con un tocco di paternalismo che piace a sinistra, Bloomberg è il candidato indipendente per tutte le stagioni, anche quelle che non arrivano mai» (Ferraresi). «A sinistra lo accusano di essere ricco e a favore dei ricchi di Wall Street. A destra ne criticano la mentalità paternalista e l’impostazione assistenziale da Stato-tata. Ma Bloomberg prende per buono quel che si è sempre detto: che, se uno ce la fa a New York, ce la può fare ovunque» (Taino).