Corriere della Sera, 12 febbraio 2019
I giornalisti francesi che perseguitano le colleghe
ARIGI Tra il 2009 e il 2013 una trentina tra brillanti giornalisti, pubblicitari e comunicatori parigini iscritti al gruppo Facebook «La Ligue du Lol» hanno condotto campagne di persecuzione online, soprattutto su Twitter, prendendo come bersaglio di preferenza (ma non sempre) le colleghe, meglio se impacciate, giudicate meno attraenti o sovrappeso, magari ex compagne di scuola di giornalismo inferiori nella scala gerarchica o nella classifica del numero di follower oppure – peggio ancora, ai loro occhi – femministe.
Le logiche del bullismo alle scuole medie, la dinamica del branco dei più forti, è stata applicata nell’universo degli adulti e in particolare nel mondo dei migliori media della capitale: Libération, Les Inrockuptibles, Télérama, Slate. Alcune note voci progressiste, attente ai diritti in pubblico, erano molestatori più o meno anonimi in privato.
Lo scandalo è scoppiato dopo un articolo apparso venerdì su Libération. Nel weekend sono arrivate le lunghe scuse dei protagonisti, che all’epoca erano trentenni promettenti e oggi sono caporedattori o occupano altri posti di responsabilità. Ieri le testate li hanno sospesi in vista di un probabile licenziamento.
Il movimento MeToo potrebbe essere arrivato nelle redazioni francesi, anche se per il momento, rispetto al mondo del cinema, non si parla tanto di ricatti a sfondo sessuale quanto di cattiveria gratuita, scherzi feroci protratti per mesi, messaggi machisti e talvolta razzisti su Twitter.
«Mi sono presa un’ondata di odio mai vista prima – dice Daria Marx, militante femminista e impegnata contro la discriminazione delle persone obese —. Ho ricevuto per giorni minacce di morte, hanno trovato il mio numero di telefono e lo hanno diffuso su Internet». Florence Porcel, giornalista video all’epoca precaria, ha ricevuto insulti e pure la telefonata di David Doucet, oggi caporedattore degli Inrockuptibles, che le annunciava l’assunzione in una trasmissione importante. «Era tutto falso ma la registrazione online è stata cancellata solo due giorni fa, per anni mi hanno trattata pubblicamente come l’idiota da distruggere». Capucine Piot racconta che «avevo all’incirca 21 anni, ero insicura e usavo Twitter. La Ligue du Lol ha cominciato il suo paziente lavoro di distruzione: archiviazione di piccoli errori per rinfacciarmeli negli anni, critiche ossessive sul mio aspetto fisico». Il blogger Matthias Jambon-Puillet invece è stato vittima di fotomontaggi pornografici inviati a suo nome a minori.
«Lol» (Laughing out loud) significa risata fragorosa. Il fondatore della «Lega della risata» è Vincent Glad, che segue per Libération i gilet gialli. «Riscopro con orrore un tweet del 2013 in cui scherzavo sullo stupro – dice Glad —. Mi vergogno».
In queste ore i social media francesi si riempiono delle testimonianze delle vittime, e delle contrite e tardive riflessioni dei persecutori. Leggendole, è evidente che chi tormentava era ed è colto, intelligente, consapevole di ciò che è moralmente inaccettabile. Ma rispettare le colleghe sarebbe stato politicamente corretto, o buonista, insomma noiosissimo. La crudeltà come stile finora non aveva intralciato la carriera, anzi.