La Stampa, 12 febbraio 2019
Saper gestire la propria voce
Si può avere tanto da dire, ma, se il tono della voce non è quello giusto, nessuno sarà interessato ad ascoltare. È questo un elemento che fa la differenza tra un professore «soporifero» e uno in grado di mantenere sempre alta l’attenzione. O tra un manager convincente e uno meno autorevole. Il successo di una lezione o di una riunione, infatti, dipende in gran parte da come vengono trasmesse le informazioni. Tutti, infatti, regoliamo inconsapevolmente il nostro livello di attenzione al grado di credibilità che percepiamo dall’altra parte.
La credibilità dipende dalle caratteristiche che gli specialisti chiamano «paraverbali», come il tono della voce o la sua enfasi: più sono buone e maggiori sono le probabilità che un discorso catturi la platea. Non si tratta solo di doti innate, ma di caratteristiche influenzate dalla psicologia e dallo stato d’animo: non è un caso che basti ascoltare il tono della voce di un amico o un parente per capire subito se è triste o arrabbiato, felice o entusiasta. La buona notizia è che chi non ha la fortuna di essere nato con eccezionali doti «paraverbali» (o se queste vengono sopraffatte dall’emotività) può migliorare. Basta lavorarci su. «È ciò che facciamo a Interago Academy, dove si offre un percorso formativo allo scopo di allenare la capacità di comunicare», dice Adriano Anibaldi, ad e co-founder della società. E qui è partita una ricerca, unica nel suo genere in Italia, sulla cosiddetta «voce relazionale».
Spiega: «Abbiamo avviato una collaborazione con “Pr.O.Voice”, start-up creata da professori e ricercatori del Politecnico di Torino, per cercare possibili correlazioni tra le componenti paraverbali di un discorso, come tono di voce, pause, ritmo ed enfasi, e la condizione emotiva dell’oratore». L’obiettivo è ideare uno strumento digitale che indichi in quali aree paraverbali intervenire per far sì che la comunicazione sia davvero efficace. Uno strumento dedicato, pensato e progettato per tutti coloro che utilizzano la voce come parte integrante del loro lavoro o ricoprono ruoli di responsabilità: dagli insegnanti ai medici, dai giornalisti ai politici, fino agli studenti.
«La ricerca nasce dalla necessità di comprendere quali sono gli elementi che rendono una comunicazione efficace e quali, invece, la rendono debole e in particolare di come la condizione psicologica della persona influisca sulla validità e autorevolezza della presentazione orale», spiega Anibaldi. La fase preliminare si è conclusa da poco: sono state raccolte, tramite un’iniziativa online, oltre 400 registrazioni di voci. Ora, grazie a uno speciale strumento messo a punto da «Pr.O.Voice», si è entrati nella fase di elaborazione. «Stiamo lavorando per creare nuovi algoritmi da applicare al nostro “Vocal Holter Med”, un dispositivo per misurare la voce e contribuire alla diagnosi di disturbi dell’apparato vocale, così da renderlo in grado di individuare i parametri paraverbali statisticamente rappresentativi della relazione tra voce e condizione emotiva dell’oratore», spiega Alessio Carullo, presidente di «Pr.O.Voice» e professore del dipartimento di Elettronica e Telecomunicazioni del Politecnico di Torino. «Il “Vocal Holter Med” - continua - è già uno strumento in grado di offrire supporto per la diagnosi di patologie a carico dell’apparato fonatorio o per la loro prevenzione». È utile, per esempio, per i soggetti che utilizzano spesso la voce, come gli insegnanti, notoriamente più a rischio di sviluppare noduli, polipi o edemi. «Nell’ultimo periodo abbiamo iniziato una collaborazione con l’Ospedale Molinette di Torino e l’Associazione Amici Parkinsoniani Piemonte Onlus per individuare proprio i segni precoci del Parkinson legati al controllo delle corde vocali che la malattia sembra minare».
La collaborazione con Interago Academy, invece, dovrà portare allo sviluppo di un nuovo strumento digitale, una WebApp in grado di esaminare le registrazioni vocali e analizzare nel dettaglio tono di voce, enfasi, pause e ritmo. E poi di realizzare grafici personalizzati sulle componenti paraverbali delle registrazioni, identificando e interpretando ciò che funziona e ciò che invece risulta controproducente. «Sono tutte informazioni preziose che ci aiuteranno a individuare veri e propri training vocali personalizzabili allo scopo di migliorare l’efficacia della comunicazione di ciascuno».