La Stampa, 12 febbraio 2019
Leonardo può riavvicinare Italia e Francia
Visto che prima o poi (anzi, meglio prima che poi) bisognerà fare la pace con i francesi, perché non partire da Leonardo? Quest’anno si celebrano i 500 anni della morte del Genio. In Italia sono in programma un’infinità di iniziative, in Francia idem ma anche «la» grande mostra leonardesca, quella che aprirà in autunno al Louvre. L’ex ministro Franceschini aveva promesso un maxiprestito in cambio, pare, di un congruo numero di Raffaello per la mostra romana del 2020. L’idea era di non pestarsi i piedi e prestarsi i quadri, coordinando le iniziative in modo da evitare sovrapposizioni.
Il nuovo governo ha cambiato idea, o meglio se n’è fatta una diversa, e ben prima che la gita fuoriporta di Di Maio e Di Battista obbligasse l’ambasciatore francese a tornare a Parigi. Si sa che basta la parola «Francia» per far scattare riflessi pavloviani di ostilità nella classe dirigente gialloverde. Già mesi fa la sottosegretaria leghista del Mibact, Lucia Borgonzoni, quella celebre per aver dichiarato insediandosi che erano tre anni che non leggeva un libro (quindi ormai saranno quattro), aveva denunciato il baratto franceschiniano con l’abituale veemenza e motivazioni, diciamo così, basiche: «Leonardo è italiano, in Francia ci è solo morto. Lui non è Leonardò, come lo chiamano loro, ma Leonardo».
Il suo ministro in quota pentastellata, Alberto Bonisoli, è tornato sull’argomento qualche giorno fa: «Non penso che le attuali problematiche tra Italia e Francia abbiano a che fare con Leonardo. Noi siamo disponibili a dialogare», precisando in sostanza che si darà quel che si può dare, non «le opere che non possono muoversi». Discorso che, a parte l’abituale abuso dell’infame parola «problematiche» (che colpa hanno i problemi?), appare abbastanza ragionevole. Ieri l’assessore alla Cultura di Milano, Filippo Del Corno, ha scritto una lettera al Corriere per spiegare che per celebrare davvero Leonardo collaborare con i francesi è indispensabile. È l’ovvio del popolo, ma è bene ripeterlo a un Paese dove, per fare un esempio, Giorgia Meloni strilla che la Francia deve «ridarci» la Gioconda, e lo strilla sul serio.
Leonardo, in effetti, è solo il primo dei moltissimi «regali» che abbiamo fatto ai cugini, dalla forchetta alla Renaissance, dal «papero al melarancio» di Caterina de’ Medici (il vero padre del canard à l’orange) a Nizza, dal Mazarin a Lully, eccetera. Molto altro ha fatto il percorso inverso. Con i francesi siamo troppo legati per litigare davvero, e troppo simili per non farlo spesso. Ma anche il ministro Moavero, che in fin dei conti è quello degli Esteri, ha dichiarato ieri che con la Francia bisogna ricucire. Leonardo sarebbe decisamente la toppa più bella del mondo.