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 2019  febbraio 12 Martedì calendario

Ci attende un mondo senza insetti?

Smettetela di preoccuparvi per panda e balenottere perché è in atto un’estinzione di massa che potrebbe darci molti più problemi: quella di centinaia di migliaia di specie di insetti. Se continuerà l’attuale tasso di decrescita – ne sparisce il 2,5 per cento l’anno da ormai una ventina d’anni – tra un secolo potrebbero estinguersi del tutto e tra pochi decenni potremmo dire addio al 40 per cento delle specie. Perché questa ecatombe, iniziata già all’inizio del secolo scorso, ha subito un’accelerazione e oggi avviene a un ritmo otto volte superiore a quello di mammiferi, rettili e uccelli. L’allarme, degno del più catastrofico dei film di fantascienza e senza il lieto fine di un cartone della Disney, viene da una analisi di 73 studi scientifici che hanno registrato il declino degli insetti in varie parti del mondo, pubblicata sulla rivista Biological Conservation.
Probabilmente avete già notato quando viaggiate come negli ultimi anni il numero di insetti trovati sul vetro dell’automobile siano diminuiti. È una prima, empirica dimostrazione delle proporzioni del problema. Non ci credete? Pensate allora che Porto Rico ha visto una diminuzione di insetti del 98 per cento negli ultimi trent’anni. E che negli Stati Uniti i 6 milioni di colonie d’api del 1947 sono oggi 3,5 milioni. Le specie più a rischio sarebbero proprio le stupende farfalle, le cugine bruttine falene, ma anche gli stercorari e le api, appunto.
Normalmente, ammettiamolo, non ci stanno simpatici quegli animaletti alieni che si fanno notare sono quando ci danno fastidio, ci pungono o ci entrano nella zuccheriera. Ma in realtà questa categoria di animali «forte» (finora) di oltre un milione di specie e stimata dallo Smithsonian Institute in circa 10 quintilioni di individui vivi (ovvero 10 elevato alla diciannovesima potenza) sono, tra le specie viventi, forse le più importanti. Non solo per la loro attività di impollinatori: fertilizzano e muovono il terreno, riciclano i nutrienti, tengono a bada parassiti e sono il cibo prediletto di una infinita serie di animali, uccelli, pesci, rettili e anfibi, che senza di loro morirebbero di fame.
Le cause di tutto ciò sono individuate dallo studio principalmente nella agricoltura intensiva e nell’urbanizzazione che hanno limitato l’habitat naturale, trasformando stagni e specchi d’acqua e vitalissime praterie in coltivazioni monotipo e suoli «disinfettati» da pesticidi e fertilizzanti chimici. Anche il riscaldamento globale ha fatto stragi ma soprattutto nella fascia tropicale, mentre nei climi temperati sembra essere stato meno determinante.
I ricercatori per una volta dimenticano la consueta prudenza e prendono posizione netta, parlando di sesta estinzione di massa. Sarebbe quella che sta vivendo al momento il pianeta, dopo le prime cinque dei precedenti quattro miliardi di anni. Ma se le cause di queste furono squisitamente naturali impatti con meteoriti, glaciazioni e devastanti eruzioni vulcaniche – quest’ultima è tutta farina del nostro sacco, perché dovuta alle conseguenze dell’attività umana. E tra le tante specie a rischio l’estinzione dei piccoli insetti potrebbe rivelarsi la più catastrofica.
Che fare dunque? Secondo la ricerca serve «un ripensamento delle pratiche agricole con in particolare la riduzione drastica dei pesticidi e la loro sostituzione con pratiche più sostenibili ed ecologiche, perché è urgente rallentare la tendenza in atto, consentire il recupero delle popolazioni di insetti in declino e salvaguardare i servizi vitali che rendono agli ecosistemi». E sarebbe necessario anche bonificare le acque inquinate, in campagna e in città.
Altrimenti, non sarà solo la vispa Teresa a rimanere disoccupata con il suo retino per mancanza di farfalle da catturare. A rischio ci sarebbe la vita sul pianeta Terra.