Libero, 12 febbraio 2019
La riforma del Codice della strada è una boiata
I grillini, soprattutto loro, vogliono trasformare le città italiane in «cicloland»: il testo lo stanno discutendo in Commissione trasporti e sarà comunque emendabile (speriamo in dio) e insomma potrà essere modificato: perché, se altrimenti il Nuovo Codice della strada dovesse passare così com’è, beh, addio, preparatevi al casino, anzi, preparatevi a peggiorare quel casino che nelle nostre strade c’è già. Vogliono introdurre misure in uso in Olanda e Belgio e Inghilterra (eccetera) dimenticando che l’Italia non è l’Olanda né il Belgio né l’Inghilterra (eccetera) dimenticando che strappi eccessivi, da noi, rischiano di trasformarsi in non meno eccessivi accomodamenti, compromessi e mezze misure che il casino lo peggiorano e basta. Stiamo parlando, per dire, di ciclisti liberamente in contromano e follie tipo il divieto di fumare nella propria macchina, o, ancora, di monopattini e trabiccoli vari che spuntino in mezzo alla strada. Peccato che in Italia, soprattutto nella giungla stradale, ogni diritto rischia di trasformarsi in impèrio. Ma vediamo di che cosa stiamo parlando. A uno stop a un semaforo, già oggi, bici e scooter tendono a piazzarsi più avanti rispetto alla linea d’arresto, possibilmente di lato, per non ostacolare le ripartenze delle auto che sono ovviamente più scattanti. Non c’è scritto da nessuna parte che debba essere così, ma ci si arrangia. Ora vogliono dare alle bici la precedenza ufficiale, addirittura con una linea d’arresto avanzata tutta loro. Ciò che già succede ed è tollerato nei limiti della decenza, perché imperniato su un torto di fondo di ciclisti e scooter (e moto, e motorini, insomma due ruote) ora diverrà il diritto a creare una cordigliera di bici che a ogni semaforo verde ripartirà arrancando in mezzo alla strada, rallentando tutti. Il problema potrebbe non porsi solo perché molti ciclisti passano tranquillamente col rosso.
ORDINANZE APPOSITE
Molti ciclisti, poi, sono anche abituati a infilarsi nelle vie contromano: vogliono trasformarlo in regola. Nei centri abitati con limite di velocità a 30 all’ora potranno andare contromano «indipendentemente dalla larghezza della carreggiata e dalla massa dei veicoli autorizzati al traffico». Cioè: potrai ritrovarti improvvisamente un bici a destra o a sinistra con la prospettiva che abbia ragione lui, perché i ciclisti, come i pedoni e le donne durante le separazioni, hanno sempre ragione. Calcolando che molti già vanno contromano, ma che altrettanti non ci vanno perché temono giustamente un frontale, da immaginarsi come andrà se si sentiranno legittimati. Le grandi città abbondano peraltro di ciclisti-lavoratori (portano missive, pizze, cene) che basano sulla velocità il loro guadagno. Grillini e Lega dicono che i sindaci dovranno emanare ordinanze apposite. Speriamo non lo faccia nessuno, anche perché i centri ì con limite a 30 all’ora non esistono: cioè, esistono, ma nessuno va davvero a 30 all’ora, è l’accomodamento all’italiana di cui prima. Altre ordinanze potranno autorizzare «la sosta sui marciapiedi e all’interno delle aree pedonali», che quindi, visto lo stile disinvolto dei ciclisti d’oggi, non saranno più propriamente marciapiedi né aree pedonali. È il Codice dei ciclisti, che secondo la Commissione sono meritevoli di «una particolare tutela». Uno studio dell’ European transport safety council sostiene che il senso unico disincentivi a servirsi delle bici. Vengano a Milano: l’hanno riempita di piste ciclabili che restringono le carreggiate e aumentano il traffico, ma sono vuote. I ciclisti si disincentivano da soli, e in molti casi preferiscono la strada ordinaria. In Commissione i più scatenati sono il grillino Scagliusi e i leghisti Capitanio e Morelli. C’è in discussione, tanto per renderci la vita sempre più irrigimentata, casco obbligatorio per i ciclisti e schienali per guidatori di scooter e motociclette. Poi i parcheggi «rosa» per le donne in gravidanza: che ci sono già in molti spazi della grande distribuzione ma con lo stesso problema di quelli per gli handicappati: spesso sono troppi, ci sono sempre queste file vuote con le auto accatastate tutt’intorno. Poi, ancor vaga, c’è la norma che vieterebbe di fumare in auto. A tutti? Anche da soli? Boh. Se tanto mi da tanto, presto, il Codice potrebbe vietarci direttamente di guidare: fumare può essere una fonte di distrazione, ma la scienza statistica ha dimostrato che quanto lo sia anche parlare in auto, ascoltare musica, mangiare, insomma tutto. Il codice inglese già dice che mangiare o bere, inserire il cd nel lettore, cercare una stazione radio, ascoltare musica o discutere «può essere usato come prova a carico in un processo». Ma allora vietino di sposarsi: avere la moglie affianco spesso è un fattore stressante che aumenta la probabilità di incidenti; vietino le auto ai bambini e alle suocere. Vietino di pensare troppo intensamente – non so se i grillini abbiano presente – perché pensare è la prima fonte di distrazione. Anche guidare, come detto, aumenta la probabilità di incidenti. Nota: da noi, come in Inghilterra, vogliono vietare di fumare in auto: in alcune città statunitensi, in compenso, si può fumare solamente nella propria auto.
PISTE PER VELOCIPEDI
Ancora: è una buona cosa che vogliano normare il corretto utilizzo di skateboard, monopattini e hoverboard (quest’ultimi sono mezzucci a due ruote, con giroscopio per l’equilibrio, dotati o meno di manubrio) perché oggi in teoria non potrebbero circolare da nessuna parte. La chiamano micromobilità elettrica, e questi mezzi sono catalogati come velocipedi e appunto possono andare anche piuttosto veloci. Stanno discutendo se confinarli alle piste ciclabili (che però a un certo punto finiscono) o piazzare anche loro in strada, laddove intruse, ormai, sono solo le auto. Infine c’è qualche notizia decente. Non tanto il divieto dei cellulari alla guida (è già vietatissimo, ma assai trasgredito e poco punito) e neppure la solita cazzata dell’aumento delle «sanzioni per i trasgressori dei limiti di velocità sulle autostrade». La buona notizia è che si parli di portare a 150 all’ora il limite nelle autostrade a tre corsie, che è ancora poco, perché hanno fatto fior di studi dove spiegano che le velocità più basse (come negli Usa) portano a un maggior numero di incidenti, mentre in Germania (dove spesso non c’è nessun limite) il numero è il più basso in assoluto. Fondamentale, pare, è la qualità delle strade. E anche le auto di oggi, che per sicurezza sono molto cambiate in meglio. Piacerebbe dire lo stesso di chi sta riscrivendo il Codice.