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 2019  febbraio 12 Martedì calendario

I giovani americani amano l’Italia

Con il recente scontro tra Di Maio e Macron, e il conseguente richiamo dell’ambasciatore francese, è tornato di moda sparare a zero sul nostro Paese. Una passione mai sopita, in realtà. Basti pensare alla fase «forza spread!», in cui le opposizioni tifavano per la sua crescita al fine di mandare a casa i gialloblù e tornare in sella. Poco importava se una situazione del genere avrebbe comportato sofferenze e difficoltà per l’intera comunità nazionale. La voglia di rivalsa dopo una grave sconfitta elettorale e l’astio verso Salvini e Di Maio, aveva portato alcuni a sperare in una crisi senza precedenti, dalla quale ci si sarebbe salvati solo attraverso il loro contributo.Guardando al passato, poi, non si possono dimenticare i sanguinosi scontri tra berlusconiani e antiberlusconiani, in cui i secondi andavano in Europa a massacrare il Cavaliere per abbattere i suoi governi. E ovviamente a deridere i propri connazionali che, a causa della loro (presunta) stupidità, si erano fatti abbindolare da un tale soggetto.
Insomma, il tempo passa ma la divisività che ha caratterizzato il nostro Paese, resta. Resta generando un senso di vergogna nei confronti dell’italianità. Quasi che l’Italia sia una nazione abitata da persone antropologicamente inferiori rispetto ai cittadini di altri paesi. Per rovesciare questo sentimento che si sta diffondendo a macchia d’olio, vorrei raccontare ai nostri lettori come alcuni studenti universitari americani, iscritti ai corsi di italiano, guardano al nostro paese.
E soprattutto come se ne sono innamorati. Le storie sono tra le più diverse, ma hanno una radice comune: l’interesse e la passione per l’Italia dopo un viaggio nel Belpaese. L’impatto delle nostre città e dei nostri connazionali sembra essere davvero devastante: l’arte, la cultura e la storia, oltre che un grande calore umano, li hanno conquistati.
C’è chi è stato folgorato dallo splendore della Cappella Sistina perché l’ha visitata in solitudine la mattina presto. Chi, appena atterrato, camminando per i centri storici, ha respirato a pieni polmoni un passato a dir poco speciale. Chi ha semplicemente amato il cibo e l’affabilità degli italiani. Chi, poi, è stato sedotto dalle tantissime chiese che popolano il nostro territorio. Chi si è stupito per le grandissime differenze che corrono tra città vicine (fenomeno impensabile per qualsiasi americano). E si potrebbe continuare a lungo.
Tutto questo entusiasmo deriva dalle peculiarità tipiche della Penisola e da alcuni fattori storico-culturali che l’hanno resa unica: gli splendori dell’antica Roma, l’incontro tra questa eredità e la rivelazione cristiana, il ruolo della Chiesa, i capolavori artistici e letterari dell’Umanesimo e del Rinascimento, le vicende e la retorica del Risorgimento e la complessa eredità delle due guerre mondiali. Senza trascurare l’incredibile intreccio tra passato e modernità che permea tantissime città italiane. Tutti elementi (qui elencati sommariamente) che non sfuggono all’occhio attento degli stranieri.
Oltre ai luoghi comuni e alle solite banalità, dunque, c’è molto altro. C’è un patrimonio umanistico unico, che è sopravvissuto anche alle cattiverie di alcuni italiani che hanno basato le loro fortune sullo scherno dei loro connazionali. Spiace dirlo, ma proprio questi personaggi hanno contribuito e contribuiscono alla creazione degli stereotipi che tanto nuocciono al nostro tessuto nazionale. La speranza è che il Belpaese possa invece ripartire dagli sguardi compiaciuti di questi studenti. Dalle loro emozioni, dai loro racconti e dalla loro passione. Perché la lotta politica può essere aspra, ma nessun parlamentare dovrebbe giungere al disprezzo dei cittadini e della nazione che ha l’onore e l’onere di rappresentare. Non è sovranismo e nemmeno nazionalismo. È senso della Patria, è senso della comunità nazionale. È amor proprio. Quello che sta mancando in queste settimane.