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 2019  febbraio 11 Lunedì calendario

Caligola, il taglio dei parlamentari nell’antica Roma

Da anni si afferma l’opportunità di ridurre il numero dei parlamentari; diversi sono stati i tentativi e le proposte, tuttavia senza approdare mai a nulla (a cominciare dal disastroso esito referendario sulla riforma Renzi). Ecco perché, nonostante sia convinto che i problemi veri del nostro parlamentarismo siano ben altri che qualche centinaio di parlamentari da tagliare e quel poco di risparmio all’anno che ne deriverà, credo che l’avvio della riforma costituzionale in Senato, almeno nella proposta di riduzione dei componenti delle Camere, non sembra costituire uno scandalo.
Nel I secolo a.C., il senato romano aveva subito un serio degrado diventando un organismo pletorico, molto ambito, ma elefantiaco e dunque assai lento. Con Silla i componenti erano giunti a 600, mentre negli ultimi decenni, Cesare era riuscito ad ingrossarne ancora le fila. Svetonio racconta quale fosse il sentimento di disprezzo dell’opinione pubblica: “Il numero dei senatori era costituito da una folla infame e rozza; erano infatti più di mille e alcuni completamente indegni, entrati grazie a favori e alla corruzione; (…) il popolo lo definiva il regno dei morti” (vita di Augusto 35). Augusto ne riportò il numero a 600, ma ne divenne il princeps per 40 anni. Né le cose migliorarono su altri versanti se un altro imperatore, dalla fama oscura, Caligola ad un certo punto ebbe l’idea sommamente provocatoria di nominare senatore il proprio cavallo. Non si vuole certo tessere l’elogio del terzo imperatore, ma se oggi Caligola potesse entrare nell’odierno senato repubblicano si accorgerebbe della presenza sugli scranni di cavalli e persino di qualche somaro.