il Fatto Quotidiano, 11 febbraio 2019
Il vibratore troppo osceno
Creato dalla startup statunitense Lora Dicarlo, con la collaborazione dell’Oregon State University, aveva tutte le caratteristiche per brillare all’International Consumer Electronics Show, la fiera statunitense dell’elettronica internazionale: si tratta di un vibratore grigioperla perfettamente simile a un pene, ma in grado di riprodurre, grazie al suo “mimetismo biometrico”, “tutta la gamma di sensazioni che possono essere trasmesse al corpo da bocca, lingua e dita umane”. E invece “Osé”, questo il nome del vibratore, prima è salito sul podio, vincendo l’Innovation Awards 2018, poi è stato rovinosamente scaraventato via dalla Consumer Technology Association, l’associazione che organizza la fiera, perché “immorale, osceno, indecente, profano e non in linea con l’immagine”. La fondatrice dell’azienda di “Osé”, Lora Haddock ha reagito prontamente, definendo la decisione “offensiva e ridicola”, visto che il premio era in linea con la categoria “Robotica e Drone”. Ricordando poi come edizioni precedenti avessero ospitato tecnologiche bambole gonfiabili, la Haddock ha lanciato su Twitter l’hashtag #CESGenderBias, accusando l’intera industria della tecnologia di “sessismo, misoginia, doppio standard”. I tweet, ovviamente, sono stati quasi tutti simpatetici con l’azienda (che, tra l’altro, almeno si è fatta buona pubblicità). Ma l’appoggio è venuto quasi esclusivamente da parte femminile, mentre sui social network hanno latitato commenti maschili. D’altronde, gli esperti confermano: gli uomini ai vibratori restano allergici. “Il vibratore è di fatto un sostituto dell’organo maschile, qualunque uomo fa fatica ad accettarlo”, ricorda lo psicoanalista Maurizio Montanari. “Impensabile poi per un uomo che il vibratore entri come gioco erotico nella coppia, perché di fatto significa la messa fuori dell’uomo”.
D’altronde, neanche le donne – che poi non è che vadano in giro tutte col set di vibratori nella borsa, come da immaginario cinematografico – amerebbero una bambola gonfiabile nel letto. Ma il punto è un altro: forse i seriosi membri della Consumer Technology Associationnon sapevano che questo strumento nacque per aiutare i medici che masturbavano le donne “isteriche” e nevrotiche a fini terapeutici, visto che a furia di visite erano pieni di crampi alle mani. Insomma, il vibratore può dare una mano anche all’uomo alle prese con donne affaticate e stressate (moltissime), le quali tra l’altro smetterebbero di sentirsi in colpa, come ancora fanno, per l’eccessivo lavoro di lui in visto del proprio non scontato orgasmo. Ma poi “Osé” è il primo vibratore che lascia del tutto libere le mani, altro vantaggio che forse aveva spinto i più lungimiranti giurati alla celebrazione immediata. E dunque: 1) nell’epoca in cui i robot fanno persino lo storytelling, col fantasma della sostituzione meccanica ci dobbiamo convivere in ogni settore; 2) se bocciate i prodotti tecnologici per donne, allora smettete di invitarci a fare le “bambine ribelli”, e iscriverci a matematica, ingegneria, robotica. Ce ne torniamo a studiare letteratura.