la Repubblica, 11 febbraio 2019
Meryl Streep ha ceduto alla tv
«Ancora più bugie, per favore». Lo ha chiesto Meryl Streep ai produttori, prima di iniziare a girare la seconda stagione di Big little lies, in onda a giugno su Sky (disponibile sia su Sky Atlantic che su Sky on Demand) in contemporanea con Hbo. «Ho sempre amato Big little lies. È la mia droga», sorride Meryl quando la incontriamo al Langham Hotel.
Alla fine, anche “la più grande attrice vivente”, tre premi Oscar, nomination da Guinness dei primati (ben 21), il remake di Piccole donne in arrivo, ha ceduto alle lusinghe di una serie tv: «È stata una scelta personale» precisa lei. «Quando ho lavorato per la tv in passato mi sembrava che non fossero i tempi giusti. Stavolta, invece, ho sentito di avere un pubblico pronto, dalla mia parte. Volevo immergermi proprio in quel mondo (tratto dal best seller di Liane Moriarty, ndr) in cui il non detto, il non noto e il non mostrato si mescolano, un microcosmo di donne che tocca la vetta dell’ambiguità». Ad accoglierla, cinque star sfigurate dai traumi e dalle bugie della prima stagione: Laura Dern, Zoë Kravitz, Reese Witherspoon, Nicole Kidman e Shailene Woodley. Meryl Streep interpreta Mary Louise, la suocera di Celeste (Kidman), una parte scritta apposta dagli autori con Meryl in testa, senza sapere ancora se avrebbe detto sì. Non a caso il vero nome della diva all’anagrafe è Mary Louise. «Il mio personaggio affronta come può le sue carenze nel ruolo di genitore e si accorge di non poter tornare indietro e aggiustare le cose. Ho sentito che, con questo ruolo, avrei potuto dare qualcosa di importante a Big little lies. Sarete voi a giudicare». E aggiunge: «I segreti di famiglia flirtano con il mistero della vita. Straordinario che una serie tv, coi suoi toni da fiaba e da noir, riesca a mostrarci il confine tra quello che sappiamo e quello che non sappiamo delle persone». Tra le produttrici esecutive, Kidman e Witherspoon sono state le prime a credere che la storia di Big little lies non si sarebbe conclusa nel 2017.
«Quando il pubblico ha reclamato a gran voce il nostro ritorno e la serie ha fatto incetta di premi, ci siam dette: facciamolo!», racconta Kidman, «Moriarty ha scritto un romanzo che è come una lettera aperta alle donne, lo puoi chiudere e riaprire e farne ciò che vuoi». Il creatore della serie, David E. Kelley, ha cominciato il nuovo script domandandosi: “La bugia avrà mai una sua vita?”. Le cinque femmes fatales della serie sono la risposta. Per Streep gli episodi della serie sono «un atto provocatorio di emancipazione, una riflessione sul potere maschile e su quello femminile».Quasi quanto la sua scelta di fare l’attrice: «Tutti si sorprendono quando mi sentono cantare in Mamma mia! o Into the woods ma mescolare le arti è una gioia che mi porto dentro da quando avevo sedici anni». Oltre aBig little lies, Meryl, settant’anni a giugno, ha un’altra dipendenza. E si chiama Barbra Streisand. «Ha sempre dichiarato di essere, prima di tutto, un’attrice che canta, e non una cantante che recita. I suoi testi sono piccole storie drammatiche». Leader dei movimenti per l’uguaglianza, Meryl pensa ci sia ancora bisogno di storie per “superfemmine”?Occhi accesi e asticelle sul mento: «Sentite, le donne sono più libere e determinate rispetto a quando? A quarantamila anni fa, può darsi. È un’emancipazione abbastanza recente. Attenzione a non sopravvalutare l’effettiva libertà delle donne oggi. Solo perché abbiamo più voce in capitolo e camminiamo in vestiti di seta frusciante o pantaloni, non vuole dire che ci siamo lasciate alle spalle il XX secolo». E a sua figlia, Mamie Gummer, dà mai consigli? «È un’attrice di talento, onesta e dotata di ironia e senso del dovere. Se le dico qualcosa, vedo le parole spiccare il volo dalla mia bocca, attraversare l’aria e restare impigliate nei suoi capelli. Ecco che fine fanno i consigli di una madre. Ed è giusto così. Non occorre parlare, basta osservare: i figli sono i primi spettatori di noi attori». I primi a scoprire le nostre piccole, grandi bugie.