Gazzetta dello Sport, 11 febbraio 2019
Salvini vince in Abruzzo, male il M5s. La voglia di suicidarsi di Dario Argento. I bambini dallo psicoanalista
In prima pagina
In Abruzzo vince il centro-destra, e all’interno del centro-destra, la Lega, in base a proiezioni e primo spoglio, sta al 26,2 e Berlusconi al 9. Il M5s sotto il 20% (crollo rispetto alle politiche, ma in linea con le regionali del 2014)
• Polemiche per la vittoria di Mahmood a Sanremo: il televoto aveva fatto vincere Ultimo, la cosiddetta Giuria di qualità (radical-chic?) ha ribaltato il risultato
• Il governo attacca i vertici di Bankitalia perché vuole venderne l’oro ed evitare in questo modo l’aumento dell’Iva imposto con la prossima finanziaria dalle clausole di salvaguardia (così La Stampa)
• Haftar avanza in Libia
• La figlia del rabbino assassinata, nuova crisi a Gerusalemme
• L’addio alle gare di Lindsy Vonn
Dario Argento
• Nel male c’è lo zampino del diavolo?
«Non di uno solo, ma di tanti. Secondo i miei studi, sono migliaia, tutti col loro nome e una loro specialità».
• È vero che, finito di girare Suspiria, per molte notti lottò con l’istinto di suicidarsi?
«Sì e non ho mai capito perché. Il film era stato impegnativo, era il 1976, gli effetti speciali non esistevano. Mi ero separato da Daria Nicolodi, Asia aveva un anno ed era come se non l’avessi mai vista. Mi ero chiuso all’Hotel Flora, a Roma, a riposare per un mese. All’apparenza ero sereno, la sera venivano gli attori e la troupe, vedevamo film, andavamo a ballare al Jackie ‘O. Ma la notte la finestra mi chiamava, mi vedevo sfracellato al suolo. Un amico medico mi aveva detto di murarla con l’armadio, così da non potermi buttare se l’impulso fosse tornato. Funzionò, la notte mi ritrovavo accasciato fra l’armadio e le tende, ma vivo».
• Perché nei suoi film le mani dell’assassino sono sempre sue?
«Sto nella mente dell’assassino, so come si fa. Ci vuole un certo vigore. Mi appassiono anche. Penso di aver ucciso duecento persone. È diventata una specie di abitudine, come Alfred Hitchcock che faceva sempre un cameo nei suoi film».
• Lei, incontrando qualcuno, ritiene di capire se è un potenziale assassino?
«Se ci parlo un po’, capisco se è buono o cattivo. Di persone cattive, cioè portate alla violenza, ne esistono più di quante immaginiamo».
• Ha mai temuto per la vita?
«Parecchie volte. Già dal primo film, uno veniva a urlare sotto casa. Un altro era convinto di essere uguale a me, ma non era vero per niente. Andava nei ristoranti e diceva di mandarmi il conto, mi chiamava e minacciava: paga o ti uccido a bastonate. Un giorno, i miei aiuto registi l’hanno sbattuto al muro, gli hanno dato qualche sberla ed è sparito. Quando stavo a Los Angeles per preparare Tenebre per la Fox, cambiai vari alberghi e uno stalker mi trovava sempre. Alla fine, decisi di tornare a girare in Italia».
• Donne stalker?
«Ho avuto donne fintamente innamorate».
• Dicevano di amarla e volevano accoltellarla?
«O sottomettermi, scudisciarmi con la frusta. Sadiche o masochiste: le attiro. Una voleva accoltellarsi e addossarmi la colpa perché la respingevo. Diceva di amarmi».
[Dario Argento a Candida Morvillo, CdS].
Massimo Ammaniti
• Da quando i genitori portano i figli piccoli dallo psicoanalista?
«Un tempo erano talmente convinti dei loro valori che tendevano a svalutare la dimensione psicoanalitica. Al massimo li portavano dal parroco».
• Passo avanti?
«Indice del disorientamento».
• Disorientamento di fronte alla velocità dei figli?
«Prenda l’educazione sessuale: avviene nei siti dove il dominio delle immagini reali spoglia la sessualità dall’immaginazione. In passato i bambini giocavano al dottore: prime scoperte, ma anche dubbi, e curiosità, in quanto moltissimo non era svelato. Rimaneva posto per la fantasia primaria, come la chiamava Freud, la curiosità, insieme alla paura, di scoprire cosa succedesse nella camera dei genitori».
• Eppure, lei dice, a questa rapidità alcuni ragazzi rispondono cercando di fermare il tempo.
«Dopo l’onnipotenza dell’infanzia, l’adolescenza spariglia le carte. Iniziano i cambiamenti: peli, brufoli. Il corpo che fin lì era stato compagno, diventa estraneo, talvolta nemico. Ricordo una ragazzina così intimorita dallo sviluppo del seno che si copriva con grandi golf».
• Nel libro lei porta, tra gli altri, l’esempio dell’anoressia.
«Le ragazze anoressiche tentano un congelamento del corpo, lo desessualizzano, rendendolo marionetta che si fa vivere come vuole, con il rischio di morire, perché farlo vivere significa affrontare il distacco dalla madre, e naturalmente il sesso».
• Il sesso spaventa?
«Vale la battuta inglese: “La penetrazione non è intimità”».
• Ovvero?
«Per l’adolescente l’intimità è il pericolo più grande perché mette in discussione i confini del proprio sé. Molti rifiutano esperienze intime per la paura di perdere sé stessi. Di contro altri esorcizzano con la promiscuità. Ragazzini che vanno con tutti, maschi e femmine, per evitare differenziazione».
• Tendenza recente?
«Ci sono ragazzine di 13-14 anni che usano il sesso come clava per entrare nell’adolescenza. Adescare diventa una strada per farsi valere, nonché un modo per contrapporsi alla madre».
• Le madri cinquantenni del libro?
«Da una parte adolescenti nel pieno dello sviluppo, dall’altra madri in crisi per i primi segni d’invecchiamento. Ho visto figlie rivendicare: “Tu tanto non lo fai più”, sottotesto: “Sono io che detengo la femminilità in questa casa”».
[Massimo Ammaniti a Teresa Ciabatti, Lettura. Il libro a cui si allude è Adolescenti senza tempo, Raffaello Cortina editore, in cui Ammaniti - padre dello scrittore - adopera il neologismo “Adultescenza”].