la Repubblica, 10 febbraio 2019
La lezione di Colnago e quella di Hamsik
Prima gli italiani, come qualcuno insiste a dire? Sì, ma solo per via dell’ordine alfabetico. Ernesto Colnago ha festeggiato gli 87 anni a Londra, tra gli ammiratori anche Bradley Wiggins. Quella di Colnago è una storia bella e italiana, che parte da una famiglia contadina di Cambiago, 20 km fuori Milano. Ernesto aiuta il padre a mungere le vacche, ma ha in testa un chiodo fisso: le bici e la meccanica connessa. Va a bottega dal saldatore Dante Fumagalli, pagandolo in farina gialla (due chili a settimana).
Appena finita la guerra si presenta a Milano alle officine Gloria. Imbroglia sull’età, ha 13 anni e non i 14 richiesti. Indossa un cappottone militare d’uno zio tornato dal fronte russo. Fine novembre ’45, lo prendono. In fabbrica c’è anche Gian Maria Volonté, figlio dei custodi della casa accanto. Impara alla svelta e corre in bici, con risultati promettenti: una quindicina di vittorie. Ma al volatone conclusivo della Milano-Busseto del 1951 cade, si frattura una gamba e addio agonismo. Nel ’53 decide di mettersi in proprio. Il padre abbatte un gelso e lo trasforma nel banco di lavoro, in un buco di cinque metri per cinque. E da lì parte tutto il resto. Le intuizioni di Ernesto (piegare a freddo i tubi delle forcelle, utilizzare il carbonio). Andò a parlarne nel 1986 a Maranello con Enzo Ferrari. Difatti si dice che la Colnago è una Ferrari su due ruote. Gli esperti di bici dicevano che il carbonio è sì leggero, ma fragile, e che usarlo nella Roubaix equivaleva a cadere sul pavé. Invece col carbonio vince Ballerini e altre cinque vittorie arrivano nei sei anni successivi. Una delle soddisfazioni maggiori per Colnago, che Merckx chiamava alla lombarda (padrùn). Per il record dell’ora in Messico Eddy ebbe una bici iperleggera (5,750 kg). Il resto sono ricordi, tanti, e numeri: 100 squadre pro hanno usato le sue bici, ossia circa 2.500 corridori per un totale che supera le 7.550 vittorie. Tra queste, 61 campionati del mondo, 11 Olimpiadi, 21 grandi giri. Non ha delocalizzato, non ha venduto, è sempre a Cambiago, con 40 dipendenti e richieste da tutto il mondo. Il lunedì è il primo a entrare in fabbrica. Nella vita, dice, la cosa più importante è l’onestà e la continuità nell’onestà, come gli hanno insegnato i genitori. Buon compleanno, padrùn.
Bentornata, Claudia Cretti. Quanto tempo è passato? Facciamo i conti. Fonte: Qn. Il 6 luglio 2017 bruttissima caduta, sesta tappa del Giro femminile. Claudia, 22 anni, bergamasca, si schianta sulla statale 87, a Fragneto Monforte, in località Zingara Morta. Atterra con la testa, le sue condizioni sembrano subito disperate. Settimane in coma, all’ospedale Rummo di Benevento, poi un progressivo miglioramento. Torna in bici, all’inizio blandamente, e intanto studia all’università di Trento.La riabilitazione prosegue, le uscite in bici si allungano. E venerdì su Facebook Claudia annuncia il tesseramento per una squadra di Loreto, Born to win. La nuova sfida sarà nello sport paralimpico, per ora. Categoria C5, che accoglie gli atleti meno gravi tra i diversamente abili. Obiettivo, una convocazione in Nazionale. Debutto in aprile, poi si vedrà. Magari Tokio 2020, perché no? Auguri, Claudia: la felicità non sempre è tutto e subito, spesso è un passettino dopo l’altro, uscire dal buio e vedere un po’ di luce, potere ancora usare il verbo sperare. La felicità è nelle piccole cose, che poi tanto piccole non sono, come canta Cristicchi a Sanremo. A proposito: letti molti elogi ai duetti. A titolo personale, come sempre, e non del più diretto danneggiato, Guccini, penso che Baglioni e Ligabue abbiamo massacrato “Dio è morto”, voto 4.
E buon viaggio, Marek Hamsik. Tutto sembra a posto coi cinesi del Dalian. Attendono Hamsik tre stagioni a 9 milioni di euro l’una, niente lacrime nell’addio. Ma un doveroso riconoscimento sì. A Napoli è stato un grade calciatore e un capitano esemplare. Facile inserirsi se sei Maradona: Baires, il mare, i riccioloni da scugnizzo, i giochi di prestigio. Ma se arrivi da Banska Bystrica, con un ciuffetto da punk, è normale che ti guardino con molta diffidenza. La mia idea è che Hamsik sia stato il traghettatore ideale prima per Benitez, poi per Sarri, forse meno per Ancelotti. Tuttocampista di lotta e di governo, estremamente corretto anche nelle entrate dure, esemplare nel non reagire a una valanga di sostituzioni. È partito un grande professionista. Grazie per tutti questi anni, caro Marek e Marekiaro: 9.
I pastori sardi hanno ragione e bene hanno fatto Barella e Joao Pedro (7,5) a dargli solidarietà, fuori dal centro sportivo di Assemini. Il pool degli industriali del formaggio li strangola fissando i prezzi del latte a quote da fame: 55 centesimi quello di pecora, 44 quello di capra. La Sardegna non è solo Costa Smeralda, è un’isola difficile e dimenticata dalla politica. Anni fa i pastori volevano protestare a Roma. La polizia li bloccò a Civitavecchia e li riempì di botte. Ma l’anima della Sardegna sono i pastori, col loro lavoro antichissimo e faticoso, loro sono le vene dell’isola, dai balzi del Gennargentu alla piana arida e sassosa di Paulilatino. Non tagliamole, queste vene.