Libero, 10 febbraio 2019
La donna che fa la guerra (legale) all’Ue
Dice la filosofa combattente Paola Musu: «L’Italia ha rinunciato alla sua sovranità in materie su cui la nostra Costituzione rigorosamente lo vieta. Ci hanno consegnati alla schiavitù. I nostri governanti nei decenni scorsi non hanno consegnato le chiavi della nostra vita a una comunità democratica di popoli, ma ad entità che ci dominano tirannicamente stampando moneta e perciò uccidendo la libertà e la speranza». Chi è costei? Carneade? Per poco, salterà fuori presto dal cono d’ombra, l’altra faccia della Luna, quella invisibile, presto dovrà girarsi, se c’è un po’ di giustizia. Intanto la Meloni ha inserito nella sua squadra in Sardegna la più lucida contestatrice filosofica, giuridica, esistenziale dell’attuale Unione Europea, dannazione di noi italiani. La professoressa Musu gira con una spider rossa, scoperta anche d’inverno. La conoscono e la temono, oltre che i pedoni di Cagliari, i giudici che si ritrovano a dover confutare i suoi esposti, denunce, appelli per rimediare ai guai e a risarcire i danni di questa sudditanza che lei giudica criminale. Alla fine qualche magistrato si lascia sedurre dalle sue ragioni, trasmette la causa in alto, ma qualcuno alla fine la blocca in nome della ragion di Stato, anzi di statu quo. Ne conoscono e ne apprezzano i testi economisti e filosofi come Paolo Savona e Giulio Tremonti. In fondo concordano. Ma sono più prudenti di lei, forse troppo. O è troppo radicale lei? determinata Ho usato il genere femminile, ma non è che sia la prima solo in questo ambito: non vedo infatti, tra gli intellettuali contestatori dell’attuale assetto giuridico dell’Unione, un maschio che la pareggi quanto a scienza e determinazione. Cose importantissime e alla fine assai meno radicali ha scritto il grande giurista Giuseppe Guarino, il quale in Salvare l’Europa, salvare l’euro (2013) ha spiegato che le regole sottoscritte dopo Maastricht sono illegali e nulle, e dunque anche il fiscal compact e la famosa storia del 3 per cento di deficit e del 60 per cento di debito pubblico massimo in rapporto al Pil, violano la sovranità del nostro popolo e prima ancora la fondazione giuridica dell’Unione. Musu va oltre. Non dice di uscire dall’euro. Ormai è fatta. Ma dice di fregarsene. Stampiamo moneta, stampiamo euro, ribellandoci, riprendendo il nostro buon diritto. La Bce infatti è illegittima, tiene le sue disposizioni segrete. Siamo comandati da un istituto su cui non può investigare nessuno né alcuna volontà popolare porre freni. Una mostruosità. Ho esposto finora le sue teorie e le sue proposte pratiche un po’ estremizzandole. Ma il suo sale darebbe più sapore e vigore razionale ad una politica di ribaltamento dello statuto dell’Europa, il cui processo potrebbe innescarsi dopo il voto di maggio per il Parlamento europeo. Capisco l’obiezione: non sarà il bluff di un’autodidatta? Ma no, l’originalità del pensiero non lo rende stravagante, ha la lieve follia di un Erasmo e forse l’ingenuità di Don Chisciotte. Ma basta con la noia. Siamo specialisti nel sotterrare i geni, ecco evitiamolo. In Italia i talenti, specie se confinati nelle cosiddette periferie, li si tratta da provinciali, con il lanternino, e di solito accade troppo tardi, come con Van Gogh. Merito di Giorgia Meloni e Guido Crosetto aver individuato le qualità di Paola Musu, candidata a Cagliari per Fratelli d’Italia in coalizione con Lega e Forza Italia. Di professione è avvocato tributarista di primissima fila a Cagliari, ma per lei si tratta di ricavare da lì il reddito per vivere e la leva per sollevare il mondo: è capace partendo dai contenziosi tributari di denunciare giuridicamente la truffa dei trattati europei, e nel frattempo vincere le sue cause. In sintesi, ecco i capisaldi della sua lotta giuridica. Da circa dieci anni presenta memorie, denunce, con perfette procedure giuridiche. Parte da processi locali, per investire la Corte dei conti, la Corte di Cassazione, la Corte costituzionale della necessità di rimuovere la trave che è infilata nell’occhio del nostro Stato di (scarso) diritto. Guarino ha scritto sostenendo che fino a Maastricht compresa (1991) l’Europa è stata un processo encomiabile. Dopo si sarebbero traditi i trattati. Dichiarò a suo tempo: «Il Fiscal compact non si applica, se vogliamo rispettare i trattati europei. Né va portata avanti la sua trasposizione nella Costituzione, con la riforma dell’articolo 81 sul pareggio di bilancio». Purtroppo invece è stato fatto. Occorre tornare indietro. Abrogare quell’articolo. Ottimo, dice la Musu. Ma questo sarebbe il primo passo per andare molto più indietro, alle origini. LA MISSIONE Per tornare ai padri cattolici: Adenauer, De Gasperi, Schumann. Subito dopo, dalla solita Francia è venuto il tradimento. Spiego in poche parole la sua tesi. L’Europa comunitaria come la intendevano i tre citati statisti era democratica. Le cessioni di sovranità erano trasmesse da ciascun popolo ai popoli in raduno concorde, e con precisi limiti. Invece con Jean Monnet, ministro degli esteri francese, la creatura subisce l’innesto di un’anima aliena. Accadde questo: con Monnet prevalse l’ideologia funzionalista o gradualista. Apparentemente moderata, in realtà avvelenatrice del pozzo democratico. Tradotto brutalmente: il disegno massonico con l’obiettivo di consegnare le nazioni alle élite sovranazionali. Il meccanismo è perfetto. Si fa sì che gli Stati consegnino pezzi sempre più importanti della loro sovranità a Bruxelles. Ma questo potere è consegnato a entità indipendenti, autorità estranee alla volontà dei cittadini, sovra-democratiche. Una volta espropriati della loro indipendenza, l’unità federale è un perfetto fantoccio: sotto la giurisdizione di Autorità autonome dalla sovranità popolare. La prima è la Banca centrale europea che batte moneta e decide de iure e de facto il nostro destino, tra l’altro in asservimento monocorde alle grandi centrali finanziarie su cui si regge il pianeta. Musu dice che lo sguardo dei sardi va portato all’Europa. E conclude: «Sono passati quasi otto anni da quella denuncia penale del 2 aprile 2012, e intorno abbiamo solo cocci. Rimane solo la battaglia sul campo politico, la battaglia “finale”, con quei “paletti” giuridici e filosofici piantati a terra...». Don Chisciotte? Di certo, stesso amore.