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 2019  febbraio 10 Domenica calendario

Le medaglie olimpiche dai cellulari rottamati

L’oro sta nelle nostre tasche. Chi non possiede un telefonino vecchio, un prodotto obsoleto, passato di moda, quel telefono che si accende ancora, ma che è diventato troppo lento per questi tempi moderni? Magari è lì, a far la polvere un cassetto, dimenticato da anni. Noi non lo sappiamo o per pigrizia lo buttiamo via. Ma all’interno di quel telefono rotto, c’è dell’oro. Dentro ci sono anche argento e bronzo e un sacco di altre cose. I metalli preziosi sono un po’ in tutti i nostri dispositivi elettronici. Ma non è questa la notizia. O meglio, lo è in parte. La notizia è che questi metalli preziosi, estratti da telefoni dismessi, serviranno per costruire le medaglie delle prossime Olimpiadi di Tokyo 2020. Parola d’ordine: riciclo. La notizia era stata anticipata nel 2016, dal giornale Nikkei Asian Review; ora, è una certezza. Il Giappone è un paese povero di risorse minerarie, ma ricco di miniere tecnologiche derivate dai rifiuti elettronici. Esiste anche una pratica che si chiama urban mining: recuperare materiale prezioso dal rottame metallico presente in vecchi prodotti elettronici è un settore proficuo, soprattutto quando i prezzi dei metalli salgono alle stelle. Il progetto per il recupero dei metalli per le medaglie, chiamato «Medal Project», è stato avviato nel 2017 con lo scopo di raccogliere una quantità sufficiente di rifiuti elettronici, compresi vecchi smartphone e laptop e con quelli costruire tutte le medaglie dei giochi. Le materie prime per le medaglie arrivano dalla «miniera urbana» del Paese, composta da milioni di smartphone scartati e altri piccoli dispositivi elettronici di consumo. Si puntava a raccogliere 30,3 kg di oro, 4.100 kg di argento e 2.700 kg di bronzo. Ma sul sito dei giochi olimpici, aggiornato ad ottobre 2018, i metalli raccolti hanno quasi raggiunto il target: per quanto riguarda l’oro, la raccolta completata al 93,7%, con 28,4 kg raccolti su totali 30,3 prefissati; per l’argento si è all’85,4%, con 3500 kg raccolti su 4100; per il bronzo l’obiettivo è raggiunto da tempo, al 100%, con 2700 kg raccolti. Sulle 1.594 autorità municipali del Giappone, circa il 90% ha aderito al progetto di raccolta. Tutti i dispositivi per le medaglie sono stati donati da cittadini e da aziende giapponesi. Le tonnellate di devices scartati e raccolti, a novembre 2018, erano 47.488. Oltre a questi, cinque milioni di telefoni sono stati consegnati dagli utenti al fornitore di rete Ntt Docomo.
Una volta terminata la raccolta, si procederà con la classificazione dei dispositivi, lo smontaggio dei devices, l’estrazione dei metalli, le operazioni di raffinazione e si arriverà all’ottenimento di materiale puro. Il progetto nipponico, sarà chiuso ufficialmente il 31 marzo del 2019 e i design delle medaglie verranno resi pubblici entro la fine dell’anno. Comunque, il riciclo di materiale per le medaglie non è cosa nuova: era già stato fatto in giochi olimpici del passato, però, non in maniera così impattante. Ma quanto oro c’è nei telefoni? Nel 2014 l’allora commissario europeo per l’Ambiente Janez Potocnik, parlando del progetto Zero Waste, diceva che «per ottenere 1 grammo di oro» servirebbero i materiali di «41 telefoni cellulari». Chiaramente, ogni smartphone contiene anche altri materiali: argento, rame, platino e palladio, ossido di litio, cobalto e grafite di carbonio, platino e tungsteno, plastica, vetro, derivati del coltan e tante altre cose. Tra queste, anche diversi metalli rari. Certo, se uno volesse collezionare e scavare in centinaia e centinaia di telefoni, potrebbe ricavarne una fortuna.