Il Messaggero, 10 febbraio 2019
Il delitto come atto di creatività
«Se la prostituzione è il mestiere più vecchio del mondo, il delitto eccellente viene subito dopo. Dal momento in cui si sono sviluppate le prime gerarchie sociali, coloro che detenevano ricchezze e potere sono stati costretti a difendersi dagli usurpatori che cercavano di impadronirsene per scopi personali». Si apre così Pistole, pugnali e veleni. Delitti illustri e assassini efferati di Jonathan J. Moore, appena editato da Logos, con cui l’autore ha pubblicato anche Forche, roghi e ghigliottine. Obiettivo del volume, corredato da dipinti e fotografie, ripercorrere i delitti eccellenti della storia, dall’antica Grecia al mondo moderno, per indagarne modalità e contesto, armi – da pugnali, pistole e veleni appunto fino a ombrelli e una teiera ombrello e una teiera al polonio-210 – nonché cause e conseguenze. «Sono molte le definizioni di delitto eccellente – spiega l’autore – ma tutte contemplano l’uccisione, di solito pianificata in anticipo, di una vittima di alto profilo dal punto di vista politico o sociale».
LA SCIA
Seguendo a ritroso la scia di sangue che bagna la storia, Moore individua il primo delitto eccellente in Occidente nell’omicidio di Agamennone, come è narrato da Omero. «Dopo un bagno ristoratore per riprendersi dalle fatiche della campagna militare – afferma Moore – Agamennone si abbandonò all’abbraccio della moglie che, avvolgendogli un telo intorno al torace, gli bloccò le braccia. Egisto, il suo amante, si avventò su di lui ormai inerme e lo pugnalò a morte». Approssimativamente dello stesso periodo, l’assassinio di Ramesse III, «fu ucciso con un coltello che gli squarciò la gola da un orecchio all’altro. Le radiografie sul suo corpo mummificato, tutt’ora in nostro possesso, hanno rivelato la tremenda ferita che fu causa del decesso».
Si passa poi a Cesare e a Filippo il Macedone. Edoardo II di Inghilterra fu ucciso con un attizzatoio arroventato, con cui fu penetrato fino a ledere gli organi interni. Il suo favorito fu castrato prima di essere impiccato. «L’assassinio di Guglielmo I, principe d’Orange – prosegue – è degno di nota per due motivi: fu il primo assassinio reale compiuto con un’arma da fuoco e fu l’unica volta in cui un re mise una taglia su un altro sovrano».
SICARIO
Il sicario fu condannato a morte per squartamento. L’omicidio di Enrico IV di Francia ricorda nelle modalità quello di JFK avvenuto secoli dopo. La vittima, un leader, attraversa la città tra la folla, un killer apparentemente solitario lo uccide. Dopo la morte, si fanno strada teorie su possibili complotti. Francois Ravaillac balzò sulla carrozza di Enrico IV, lo colpì con il pugnale ma in modo superficiale sotto il braccio, poi saltò più in alto e affondò il colpo letale ai polmoni. Ricostruendo i delitti, ovviamente, il volume si concentra pure sugli assassini e sulla loro creatività. Lo zar Alessandro II, scampato miracolosamente a più attentati, fu ucciso da una bomba nascosta in una palla di neve. Trockij con un piccone. Negli anni Venti furono inventate le penne-pistola, particolarmente apprezzate dai professionisti perché facili da utilizzare e soprattutto nascondere. Poi arrivarono quelle al cianuro.
«Nel 2011, un agente delle Forze speciali nordcoreane al momento dell’arresto venne trovato in possesso di due penne al veleno». Georgi Markov fu ucciso con la punta avvelenata di un ombrello. Senza dimenticare il tè al polonio servito all’ex-agente del KGB Aleksandr Litvinenko. Di delitto in delitto, non mancano naturalmente quello dell’arciduca Francesco Ferdinando, da cui poi derivò l’inizio della prima guerra mondiale, e il massacro dello zar Nicola II e della sua famiglia. Così anche l’omicidio del presidente Lincoln, portato a termine a teatro.
PROGETTO
L’assassino, John Wilkes Booth, attore fallito, aveva progettato il momento della sua entrata in scena con molta attenzione, decisamente minore deve essere stata quella dedicata all’uscita. Cercò di raggiungere il palco con un salto ma uno dei suoi speroni si impigliò nella bandiera e l’uomo, cadde, rompendosi una gamba. Un finale non d’effetto come lo aveva immaginato. Alla morte violenta di Mu’ammar Gheddafi, Moore riconosce un inquietante primato: è stata la prima a essere immortalata con i cellulari dai presenti. «Possiamo solo immaginare come si sarebbero succeduti gli eventi storici se i proiettili fossero arrivati un paio di centimetri più in là o se le bombe fossero scoppiate 20 minuti prima». Tra pistole e veleni appunto, gli interrogativi della storia.