Il Messaggero, 10 febbraio 2019
A 60 anni Barbie resta la più amata
Barbie ce l’ha fatta. Ancora una volta. Prossima a festeggiare i suoi sessant’anni – è nata il 9 marzo 1959 – non ha alcuna intenzione di iniziare a pensare alla pensione. Anzi. Mattel ha chiuso gli ultimi tre mesi dell’anno con 14,9 milioni di dollari di utili, rispetto alla perdita di 281,3 milioni registrata nello stesso periodo dell’anno precedente. E così a Wall Street il titolo è arrivato a guadagnare più del 23%. A trainare l’azienda è proprio la bionda, le cui vendite sono aumentate dal 12%. Barbie, nel 2018, dunque, torna ad essere una bambola da oltre un miliardo di dollari. Non accadeva dal 2014. Insomma, la fashion doll per eccellenza piace ancora. E si riconferma icona per più di una generazione.
INNOVAZIONE
In epoca di #MeToo rivendica la propria libertà di essere una bomba sexy ma anche una donna ai vertici di ogni percorso professionale. Nata dalla fortunata intuizione di Ruth Handler, moglie del cofondatore del marchio Mattel, Barbie ha sconvolto il mondo dei giocattoli per le ragazzine, liberandole dall’obbligo di giocare a mamma-e-figlia per regalare loro la possibilità di immaginarsi donne. Belle, indipendenti, forti. Dive. L’opportunità inizialmente ha turbato molti genitori, perfino venditori, ma ha subito conquistato le più giovani, stanche dei bambolotti e pure delle paper doll ricavate da riviste patinate.
La forza di questa rivoluzione l’ha portata rapidamente a uscire dalla dimensione classica del giocattolo per farsi icona. Non a caso è stata immortalata da Andy Warhol. Il cammino però non è stato sempre facile. Tutt’altro. Il suo modello curvilineo e irraggiungibile negli anni ha fatto protestare le femministe, che nella bambola hanno visto un rimando all’oggetificazione della donna e la gabbia di nuovi e ancora più stringenti canoni di bellezza.
D’altronde, a fare da musa a Ruth Handler era stata Bild Lilli, bambola lanciata sul mercato tedesco qualche anno prima, concepita come parodia della femme fatale e pensata per un pubblico adulto, buon augurio da addio al celibato. Il progetto di Barbie era proprio regalare alle bambine visioni alternative per il loro domani.
IN CARRIERA
Non dovevano più essere costrette a immaginarsi moglie e madri, potevano sognare una e più carriere. Se tra i primi mestieri figura la baby sitter – incriminata per un volume che la accompagnava come accessorio, dove si affermava che la miglior dieta era non mangiare – poi Barbie di strada ne ha fatta tanta. Nel 1965 è diventata astronauta. Nel 1973, chirurgo. Negli anni Ottanta una donna in carriera ma anche ambasciatrice Unicef. E negli anni Novanta si è candidata – per la prima di tante volte – alla presidenza Usa, fino ad arrivare nel 2016 a proporre alle piccole il set di presidente e vicepresidente, entrambe donne. Il partito è quello dell’I can be.
«Barbie – dice Nicola Ferrigni, sociologo Link Campus University – ha raccontato lo sviluppo della figura femminile e ha conosciuto nel tempo una sua evoluzione al passo con quella della società. È uno specchio dei tempi e un modello. Per questo, anche dal punto di vista semantico, non si riesce a definirla bambola. Una Barbie è una Barbie, fa categoria a sé. Si fa simbolo del modello culturale di donna bella, sexy, indipendente».
PONTE TRA GENERAZIONI
Un modello che piace alle bambine e anche agli adulti. Mentre cresce il mercato del giocattolo, aumenta quello dei collezionisti. «La cosa sorprendente – commenta Alessandro Gatti, ideatore con Giuseppe De Bellis di Roma Fashion Doll Convention, raduno nazionale di collezionisti – è che nei giocattolai, davanti agli scaffali delle Barbie, non si trovano solo bambini, ma sempre più spesso adulti, incluse molte donne decise a ritrovare le bambole della loro infanzia. Il collezionismo ha un pubblico e un mercato decisamente ampi. Il costo delle più rare è di 1000/1500 euro». Nel tempo ovviamente Barbie è cambiata. Ha subito ritocchi alla linea per diventare più vicina alla fisicità delle bambine e ha incrementato i suoi ruoli professionali. Presto arriverà al cinema nel suo primo live-action, con il fisico di Margot Robbie. Piccola bambola dai grandi, anzi grandissimi, traguardi.