Libero, 9 febbraio 2019
La perdita di capelli può nascondere una malattia
Tutti noi, uomini e donne, ne perdiamo in media circa cento al giorno, ed anche se può sembrare esagerata è una caduta normale, che comunque non viene percepita. La perdita dei capelli infatti, fa parte del ciclo metabolico fisiologico della nostra vita quotidiana, e varia di intensità a seconda delle stagioni, ma se diventa eccessiva o cronica in molti casi segnala un serio problema di salute. I peli umani invecchiano e vengono rimpiazzati secondo tempistiche diverse, a differenza dei peli animali, che invece si rinnovano tutti insieme durante la cosiddetta muta. Circa il 90% dei follicoli piliferi del cuoio capelluto, infatti, cresce contemporaneamente, mantenendosi attivo e provocando l’allungamento del capello, mentre l’altro 10% resta a riposo o si rigenera per sostituire quelli caduti nell’arco delle settimane, così che ogni giorno decine e decine di steli piliferi arrivati a fine ciclo si ritrovano sulla spazzola, sul pettine o nel piatto della doccia. Generalmente il 40% delle donne riporta una perdita visibile entro i 40 anni, cosa che modifica la chioma fluente e folta della gioventù, mentre con l’età oltre la metà della popolazione maschile (70%) va incontro alla calvizie. Quando però la caduta appare più abbondante del solito, e quando si iniziano a notare tra i capelli porzioni di cuoio capelluto più estese ed evidenti, dovute al loro diradamento, è sempre consigliabile escludere che questa perdita anomala non sia un sintomo preciso di una patologia sottostante e non ancora diagnosticata, e scoprire in tempo le reali cause che la stanno provocando ne permette la cura e l’arresto del processo. Il capello ha un ciclo di vita che varia dai due ai sette anni circa, influenzato da elementi che hanno a che fare con il sesso, l’età, le oscillazioni ormonali, il metabolismo, le carenze vitaminiche ed elettrolitiche, il cambio stagionale, oltre naturalmente alla componente ereditaria che ne definisce la struttura e la resistenza.
UN CICLO
La crescita, la caduta e la ricrescita dei capelli è un ciclo che si ripete circa 20 volte durante la vita, prima di morire per atrofizzazione del proprio follicolo pilifero, e la primavera e l’autunno accelerano sensibilmente il ciclo vitale, influenzandone la rigenerazione a causa del cambiamento delle temperature e della luce solare. Inoltre, se la costituzione del capello è di per sé fina, fragile e liscia, l’innesco del processo di deterioramento è sempre più alto e precoce. Escludendo quindi le cause genetiche della calvizie maschile, che conducono inevitabilmente alla caduta dei capelli anche in età presenile, ed escludendo i trattamenti frequenti ai quali vengono sottoposte le chiome femminili dal parrucchiere – soprattutto con tinture e decolorazioni ravvicinate, o con prodotti tossici a base dei derivati dell’aldeide (noti come “cheratina”) che indeboliscono l’intera struttura pilifera, assottigliando, sfaldando e spezzando il capello, provocandone quindi la morte prematura – tutte le altre condizioni di diradamento capillare inconsueto possono essere un indice di malattia.
CARENZA DI ESTROGENI
Tra le cause principali della perdita capillare, gli ormoni ricoprono un ruolo primario, poiché è noto che in carenza di estrogeni le donne assistono ad una perdita imponente di capelli, come avviene per esempio nei tre mesi dopo il parto, quando la fine della gravidanza ne modifica l’assetto, oppure nel deficit estrogenico della menopausa; altra causa però, è attribuita alla pillola anticoncezionale, la quale attiva i recettori ormonali presenti sul cuoio capelluto, causando una riduzione dei follicoli, che riprendono però a funzionare correttamente con la sospensione del farmaco dopo circa due mesi. Il diradamento della chioma è anche un sintomo precoce della sindrome dell’ovaio policistico, di alterata produzione dell’ormone surrenalico, ma piu frequentemente è un segnale di allarme di ipotiroidismo, del quale è un sintomo precoce; mentre quando i capelli si assottigliano e diventano più fragili, spesso sono un indice di ipertiroidismo, a dimostrazione di quanto la ghiandola tiroidea possa influire pesantemente su questo fenomeno, anche con lievissime oscillazioni della sua produzione ormonale, o quando la terapia sostitutiva degli ormoni tiroidei artificiali non riesce a regolarne a sufficienza il livello ematico diurno e notturno. Diversi altri farmaci, come i retinoidi (per eccesso di vitamina A), l’interferone, l’eparina, l’allopurinolo, e varie cure mediche possono portare alla caduta dei capelli, ma sono soprattutto le diete dimagranti sbilanciate con carenze nutrizionali la causa più frequente, specialmente se il deficit riguarda le proteine animali ed il ferro, in cui il paziente si ritrova a perdere peso insieme ad un graduale ed inesorabile diradamento, in molti casi difficilmente reversibile, ma anche un malassorbimento intestinale, potenzialmente causato da malattie del colon come la celiachia, o da determinati farmaci, come i lassativi, e soprattutto l’anoressia nervosa, possono accelerare la caduta e il normale trofismo del bulbo pilifero, che diviene sempre più superficiale e non più protetto e funzionante.
EREDITARIA
L’alopecia androgenetica maschile è di fatto di natura ereditaria, ed un ruolo importante riveste il testosterone, l’ormone maschile per eccellenza, mentre l’alopecia areata è quella malattia in cui la caduta si presenta a chiazze, in aree circoscritte e circolari, ed è il risultato di una malattia autoimmune, o del calo repentino degli anticorpi con ritardo della risposta immunitaria, ma la buona notizia è che si tratta di sindromi curabili. Una caduta eccessiva viene spesso attribuita ad eventi stressanti, a stati cronici di ansia o a disturbi fobici di vario tipo, ma in questi casi c’è sempre sottostante un deficitario funzionamento metabolico, immunitario od ormonale che agisce negativamente sul bulbo pilifero. Dal punto di vista clinico è importante sapere che la perdita di capelli è anche il primo sintomo di una insorgente ed ancora non sintomatica anemia, in quanto la carenza di emoglobina, e quindi di ossigeno, è responsabile della atrofia dei sensibili follicoli, per cui se un soggetto accusa stanchezza da riduzione dei globuli rossi è necessario scoprirne con urgenza il motivo, per non ritrovarsi in breve tempo senza forze e senza chioma. Inoltre interventi chirurgici, lutti, incidenti, emorragie, malattie febbrili, intossicazioni ed avvelenamenti e molti altri eventi patologici incidono sull’effluvio e sul defluvio del capello, con un disturbo della sua crescita, dell’attecchimento in loco e del suo ciclo vitale, ma fortunatamente con tendenza alla risoluzione parallela a quella della malattia. Il tricogramma è l’esame specifico per valutare se una persona è soggetta a regolare caduta di capelli o meno, da eseguire quando per esempio se ne ritrovano la mattina sul cuscino in quantità sproporzionata alla propria chioma ed al proprio stato di salute, e per escludere patologie dermatologiche del cuoio capelluto come la seborrea o la forfora, la cui produzione eccessiva di sebo o di esfoliazione cheratinica cutanea, soffocano di fatto il bulbo pilifero riducendone la normale funzionalità. I rimedi farmacologici contro questi disturbi piliferi sono soprattutto due principi attivi, la finasteride e il minoxidil, ad uso orale o topico, ambedue non privi però di rischi e controindicazioni, soprattutto sulla pressione arteriosa, per cui in presenza di una delle cause patologiche elencate l’alternativa più efficace e sicura è senza dubbio quella di diagnosticare, curare e guarire la malattia di base per vedere tornare fulgida, corposa e sana la propria capigliatura.