Il Sole 24 Ore, 9 febbraio 2019
Caltagirone oltre il 5% nel capitale di Generali
Francesco Gaetano Caltagirone raggiunge il 5% delle Generali, centrando l’obiettivo che aveva annunciato diversi mesi fa. E in questo modo diventa, se già non lo era, un azionista chiave del Leone. Fondamentale, accanto a Leonardo Del Vecchio, per definire i nuovi equilibri interni.
Lo scorso 6 febbraio, infatti, l’imprenditore romano con due differenti operazioni ha rilevato altre 550mila azioni del gruppo assicurativo, arrivando così al 5,002% del capitale. In scia ai suoi acquisti, sono continuati anche quelli della holding Delfin di Del Vecchio, che nelle scorse ore ha portato la partecipazione al 4,8%. Anche per il fondatore di Luxottica l’intenzione è di salire fino al 5 per cento. Ma nessuno, in questa fase, si sente di escludere che i due soci possano crescere ulteriormente. Fino a che punto, non è dato saperlo, molto dipenderà da quali saranno le condizioni del mercato.
La fase, d’altra parte, è cruciale. Nelle prossime settimane Mediobanca, primo azionista della compagnia, con il 13%, dovrà chiamare a raccolta gli altri grandi soci per definire la lista del nuovo cda del gruppo assicurativo che dovrà essere votato dall’assemblea di bilancio. Il ceo dell’istituto, Alberto Nagel, giovedì 7 febbraio ha sottolineato che Caltagirone e Del Vecchio si stanno muovendo in piena autonomia, insomma che non esiste alcun asse tra la banca e gli imprenditori. Allo stesso modo ha fatto intendere che piazzetta Cuccia auspica un rinnovo del cda nel segno della continuità, complice il riscontro positivo che il nuovo piano industriale, presentato dalle Generali a novembre, ha avuto sul mercato. Il tema centrale, in ogni caso, è quello della presidenza oggi affidata a Gabriele Galateri di Genola, rispetto alla quale il board ha recentemente demandato all’assemblea l’approvazione della modifica dello statuto che elimina il vincolo dei 70 anni di età per la carica da numero uno. Questo apre un ventaglio piuttosto ampio di opportunità attorno al quale è immaginabile si terrà il confronto fra i grandi azionisti.
Il clima, allo stato attuale, appare disteso. Da qualche mese circolano diversi nomi, tra i quali quello di Massimo Tononi, oggi al timone della Cdp, e di Giuseppe Recchi. Ma per ora, non vi sarebbe ancora una figura di sintesi rispetto a quelle che sono le aspettative dei soci. È evidente che il nuovo equilibrio azionario dovrà riflettersi anche nella composizione del consiglio. Sia il costruttore sia l’imprenditore bellunese hanno incrementato sensibilmente le proprie quote rispetto a quanto detenevano nell’ultima tornata assembleare che ha rinnovato il board. In particolare, gli acquisti si sono fatti più intesi a partire dallo scorso ottobre. Le recenti operazioni hanno così consolidato posizioni costruite da tempo ma, si immagina, destinate a crescere ancora. In questo modo è anche contemporaneamente aumentato in maniera sensibile il peso degli azionisti italiani nel capitale del Leone. Già oggi la cordata tricolore, considerato anche il 3% in mano alla famiglia Benetton e l’1,7% in capo ai De Agostini, più le quote custodite in Invag (circa l’1,2%) e quelle in Ferak, vale quasi il 29% della compagnia, quota superiore alla soglia degli investitori esteri presenti all’ultima assise che potevano contare su poco meno del 23%.