Il Sole 24 Ore, 8 febbraio 2019
Montepaschi torna all’utile
Per Montepaschi ci sono due buone notizie e una meno buona. La prima notizia positiva è che la banca nel 2018 è tornata all’utile, mettendo in cascina profitti per 279 milioni, contro la perdita da 3,5 miliardi dell’anno precedente.
È la dimostrazione che la cura avviata dal management dà i suoi frutti, anche grazie al supporto di una rete commerciale che si conferma vitale. È un risultato importante, quello annunciato ieri dalla banca senese, anche perché simbolicamente arriva a valle del primo anno dall’intervento pubblico approvato nell’estate 2017 dall’Ue, intervento che è costato molto in termini di sacrifici per dipendenti, oltre che per gli azionisti. Non a caso ieri lo stesso ceo Marco Morelli ha voluto ringraziare tutti i dipendenti in una conference call fatta dopo la presentazione dei risultati.
L’altra notizia positiva evidenziata ieri è che oggi l’istituto mantiene ratio patrimoniali «al di sopra dei requisiti regolamentari», come ha spiegato la banca in una nota. Al 31 dicembre 2018 il Cet 1 Ratio è al 13,7% (14,8% a fine 2017), cioè 370 punti base rispetto allo Srep 2019 (240 punti base in più se si considera anche la guidance di Pillar2). Il cuscinetto di sicurezza, insomma, c’è. Il Total capital, altro indicatore di rilievo per il mercato e la Vigilanza, è al 15,2%, circa l’1,7% in più rispetto alla soglia minima del 13,5%. Per rafforzare questo ratio, la banca ha in programma l’emissione di un bond Tier2 da 700 milioni, il cui collocamento – che non è riuscito a fine 2018 per le difficili condizioni di mercato – sarà realizzato più avanti. «Aspettiamo che le condizioni di mercato migliorino per poter procedere», ha detto ieri il cfo Andrea Rovellini.
Proprio le scenario macro in cui versa Mps, come le altre banche italiane, è invece la causa della “cattiva” notizia dell’istituto. Perché la banca ha dovuto prendere atto dell’impossibilità di centrare gli obiettivi di crescita indicati nel piano di ristrutturazione al 2021. Obiettivi che già nel 2017 apparivano sfidanti, ma che oggi, alla luce delle magre prospettive di crescita italiane, dell’ampliamento dello spread Btp/Bund e dei tassi Bce in area negativa, appaiono irraggiungibili. L’utile al 2019, per dire, è fissato a 570 milioni e un risultato netto a fine piano, nel 2021, di 1,22 miliardi di euro. Impegni che a questo punto dovranno essere ridiscussi in un tavolo tra la Commissione Ue e il Mef, azionista al 68% del capitale. «Abbiamo riconsiderato un andamento più lento e una traiettoria di crescita più conservativa per il conto economico e lo stato patrimoniale», ha detto lo stesso Morelli.
Monte dei Paschi si sta invece muovendo sul fronte immobiliare. La banca «sta finalizzando» la vendita di un portafoglio di immobili che sarà conclusa entro la metà di marzo. L’impegno preso nell’ambito del piano di ristrutturazione 2017-2021 è di cedere entro il 2021 per un valore di 500 milioni di euro: un centinaio circa è stato già stato fatto, 400 milioni è il valore ulteriore che la banca stima di realizzare nei prossimi mesi. «Stiamo finalizzando termini e condizioni per la dismissione di immobili, il progetto verrà rivelato entro la prima metà di marzo», ha detto Morelli.