Corriere della Sera, 8 febbraio 2019
Usa, il business sicurezza nelle scuole
In Tennessee, nella contea di Wilson, a poche miglia da Nashville, la protezione degli scolari da possibili stragi della follia o del terrorismo è affidata a un uso penetrante delle tecnologie digitali: telecamere nelle classi e tutta l’attività degli alunni sul web sorvegliata dalla polizia 24 ore su 24. In America questo è solo un caso tra mille: la blindatura elettronica delle scuole si diffonde ovunque. La rivoluzione digitale, lo sappiamo da tempo, cambia inesorabilmente i nostri comportamenti, i gesti di tutti i giorni. Ma a volte è l’incapacità di governare strumenti dal sapore antico – le armi da fuoco, acciaio e polvere da sparo – a far straripare le tecnologie digitali producendo sistemi di sorveglianza spesso estremi e inquietanti. Dopo la strage di Parkland, in Florida (17 morti), gli studenti di tutti gli Usa scesero in piazza per chiedere drastiche riduzioni degli arsenali delle famiglie (300 milioni di armi da fuoco). Un anno dopo non è stato introdotto alcun limite. In compenso lo sceriffo della contea ha annunciato di essere corso ai ripari installando 12.500 telecamere. Il sovrintendente scolastico ha dato alla polizia libertà d’accesso a tutti i video, compresi quelli ripresi negli istituti. Ed è in arrivo un nuovo sistema «intelligente» di analisi delle immagini: algoritmi che selezionano possibili comportamenti anomali. Casi simili emergono ovunque. Con qualche variante, come quella della scuola elementare di Artesi, in New Mexico. Microfoni wireless in tutte le aule: registrano gli spari ed entro 20 secondi la polizia può bloccare tutte le porte. Col rischio di impedire la fuga anche agli studenti. E anche di usare le registrazioni per altri fini: prevenzione del bullismo a cose meno nobili. Efficace o no, questo business della sorveglianza elettronica crescerà al galoppo: la domanda è alimentata dal panico delle famiglie mentre l’offerta è sostenuta anche dall’ingresso nel nuovo mercato, fino a ieri fatto solo di start up , dei giganti Amazon, Ibm e Microsoft. Le associazioni per i diritti civili protestano: temono un new normal fatto di sistemi di sorveglianza ubiqui capaci di controllare pure lo stato d’animo e la concentrazione degli studenti. Cina docet: lì nelle classi arrivano sistemi di riconoscimento facciale, detti di sorveglianza emotiva: analizzano le espressioni dei ragazzi, fino a prevedere il loro profitto scolastico con algoritmi che misurano impegno e determinazione.